Capitolo 18: Nikolaij

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Stavo lavorando alla riserva dei Dawn, come sempre, quando arrivò uno strano ragazzo, seguito a distanza da una donna che, ad essere sincero, mi sembrava di aver già visto.

Gli chiesi cosa voleva, ma non rispose  e per qualche motivo mi inquietai.

A guardarlo bene assomigliava moltissimo a Scarlett.

Scarlett.

Meglio non pensare a lei, tutte le volte che lo facevo mi sentivo meschino. Ero stato egoista e le avevo fatto del male.

Avanzai di un passo e lo chiamai nuovamente, dato che non accennava a dire nemmeno una parola.

- Ragazzino! - esclamai e quello fu il segnale che diede inizio alla mia fine.

Mi fu addosso in una frazione di secondo, lo sentii mentre affondava i  denti nel mio collo e più si nutriva del mio sangue, più io perdevo coscienza e scomparivo per diventare qualcos'altro.

Non ero più un essere umano, ma un mostro.

Per istanti che mi parvero un'eternità non fui in grado di muovermi, parlare o pensare, respirare e provare emozioni.

Non avevo paura o terrore, mi sembrava solo di cadere in un limbo dal quale non sarei più riuscito a risalire e mentre colavo a picco nell'oscurità vidi quelli che sembravano i ricordi e le sensazioni del ragazzino che, come nulla, era apparso davanti a me e ora era avvinghiato al mio collo, che non sentivo più, come tutto il resto del mio corpo.

Vidi la sua vita fino a quel momento e,  incredibilmente, di tutti quelli che lui aveva soggiogato; ebbi la netta sensazione, se non la certezza matematica, di essere connesso ad altre centinaia di esseri simili a quel qualcosa in cui mi stavo trasformando.

Non ebbi altro tempo a disposizione per capire, perché all'improvviso non sentii più nulla.

Buio.

Freddo.

Quando aprii gli occhi ricordai tutto e capii.

- Ben venuto fra noi Nikolaij - disse una donna della quale avevo il nome stampato nel cervello: Cassandra.

Non risposi.

Mi guardai in giro e mi accorsi che ogni fibra del mio corpo mi faceva male, che la luce era troppo forte e i suoni eccessivamente intensi.

- È normale - spiegò Cassandra - ora sei un vampiro, tutto ti apparirà nuovo e più nitido -

Inclinai la testa e provai a riflettere su quella parola.

- I vampiri non esistono, sono solo favole per spaventare i bambini - dissi, senza credere però nelle mie stesse parole.

- Tu dici? - domandò la ragazza avvicinandosi - ne sei certo? -

Mi irrigidii.

Allora?

Fui certo di sentire la sua voce nella mia testa, scosso il capo e mi presi il viso fra le mani.

- No - sussurrai - non è possibile -

- Lo è -

Questa non era la voce di Cassandra.

- Guardami -

Iniziai a tremare, il cuore cominciò a battere senza controllo.

- Guardami! -

Alzai la testa, con gli occhi spalancati, e puntai lo sguardo sul ragazzino che mi aveva aggredito. Conoscevo il suo nome, si chiamava Elijah.

Sorrise, ma le sue labbra sembravano più arricciate in un ghigno crudele e inquietante.

- Bene - disse - tu sei la chiave che mi guiderà dall'Altro Me. -

Seppi d'istinto a chi si riferiva.

Scarlett.

- È una lei? - domandò Elijah, che sembrò realmente sorpreso e felice.

Feci piano di sì con la testa.

- Tu mi porterai da lei -

Deglutii e per la prima volta trovai il coraggio di rispondergli.

- Sarà un lungo viaggio - dissi e provai a spiegargli l'itinerario che avremmo dovuto affrontare, ma lui si avvicinò di scatto a me, appoggiò la sua fronte alla mia e sentii le informazioni presenti nella mia memoria passare nella sua mente, come se fossimo collegati mediante un ponte invisibile, ma incredibilmente solido e fluido al tempo stesso.

- Grazie Nikolaij - disse e scomparve.

Rimasi immobile, ancora troppo scombussolato dagli eventi per capire realmente cosa era accaduto, cosa avrei fatto della mia vita d'ora in avanti.

I mesi seguenti furono giorni di studio e preparazione. Dissi a Elijah tutto quello che sapevo su Scarlett e sui suoi genitori, su suo padre in particolare; gli raccontai ciò che lei aveva svelato a me e quel poco che sapevo sulla cittadina nella quale abitava: Rosemary Town.

Man mano che i giorni passavano diventava sempre più incontenibile, smanioso, folle.

I suoi occhi rosso-dorati non erano mai stato tanto carichi di pazzia quanto nei giorni precedenti la partenza, che sarebbe avvenuta a ridosso del suo diciottesimo compleanno.

Mi faceva paura, ma il terrore era un sentimento comune fra i suoi adepti: non c'era vampiro, fra quelli che avevo conosciuto, che non lo temesse.

Alla fine il giorno di lasciare la Siberia arrivò.

- Tu non verrai Cassandra - disse alla vampira che sembrava, da sempre, essere quella a cui lui più teneva. Elijah aveva un rapporto differente con lei, di amicizia e rispetto, cosa che agli altri non aveva, e non avrebbe, mai concesso.

Lei abbassò la testa, delusa, ma sapeva di non poter ribattere.

- E va bene - disse - mi occuperò di quelli che staranno qui. Al tuo ritorno saranno ancora più forti, ancora più pronti a servirti -

Elijah annuì - lo so - disse e la salutò.

- Andiamo - ordinò al gruppo che era stato selezionato per partire con lui - Non c'è tempo da perdere -.

Ci mettemmo in viaggio e arrivammo a Rosemary Town una mattina non molto bella, con un cielo grigio e carico di nubi promettenti pioggia.

Mancava un solo giorno al diciottesimo anno di Elijah, eravamo finalmente vicini a quello che lui chiamava "l'altro Me", ma non sembrava affatto felice.

Era sempre più paranoico e quasi schizofrenico, tanto che smise di chiamare colei per la quale aveva affrontato un così lungo viaggio, e tante sofferenze, con il consueto nome e a riferirsici soltanto con l'epiteto di Ibrido.

Non capii mai perché, anche se tutti potevamo percepire la sua frustrazione.

- Non riesco a sentirlo! È come se fosse protetto, non riesco ad entrare nella sua mente! - urlò la sera prima di ordinarmi di andare da lei.

- Trovalo. Trova l'ibrido e portalo da me -

Annuii e corsi via, la cercai nei posti nei quali immaginavo la avrei trovata e, alla fine, la scovai in un bosco in compagnia di un ragazzo biondo e alto.

Feci brillare gli occhi rossi e la guardai.

Sentii chiaramente il suo stato di allerta.

Percepii chiaramente il suo senso di pericolo.

Perdonami. Presto capirai tutto quanto.

Spazio autrice:

Salve a tutti!:)
Ancora una volta chiedo scusa per il ritardo e spero che questo capitolo dal punto di vista di Nikolaij non vi abbia sconvolto troppo!;)
Come vedete ci siamo finalmente collegati ad "Hybrid" e ciò significa che questo racconto sta quasi per concludersi:(
Grazie infinite per la vostra pazienza, sostegno e affetto ♡
Senza lettori bravi come voi non sarei qui:* ♡
















Hybrid II: Elijah [Completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora