Capitolo 11: Prigionia

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I giorni iniziarono a susseguirsi e le voci a moltiplicarsi, gli incubi non mi lasciavano tregua e i fantasmi dei vampiri che avevo condannato a morte non cessavano di perseguitarmi.

Cassandra.

I suoi occhi, il suo sguardo non mi abbandonava nemmeno per un secondo.

Mi stavo dannando, o forse lo ero già? Ero un maledetto. Un folle.

Provai più volte a fuggire ma, esattamente come nei sogni che avevo fatto, non ci riuscivo perché ogni volta che mi accostavo alle sbarre di ferro esse mi scottavano e bruciavano la pelle. Mi scalfivano i palmi e il calore li dilaniava e mangiava.

Desiderai morire un giorno, ma avrebbero vinto loro e io avrei perso. Avrei perso tutto, anche la vita e la mia buia esistenza, e non avrebbe, nonostante tutto, avuto alcun senso.

Mi feci forza e la voce che tanto mi aveva spaventato e poi incoraggiato e rassicurato tornò. La Libellula Nera, come aveva detto di chiamarsi, tornò da me.

Elijah

La sua voce era inespressiva, eppure mi calmò, facendomi pensare, per un nano secondo, di poter avere un po' di pace. Nonostante questo, però, non le risposi. Lasciai che mi chiamasse una seconda volta e poi una terza: volevo accertarmi che mi volesse davvero. Non so perché, ma avevo bisogno di sapere che era reale, che sarebbe rimasta.

Elijah

Questa era la quarta volta. Feci un respiro e risposi.

Cosa vuoi?

Perché ci hai messo così tanto?

Ti importa?

La voce sparì per qualche istante, e pensai di essermi giocato l'unica possibilità per avere un po' di sana compagnia, se così si poteva chiamare.

Presi coraggio e provai a dire qualcosa. Mi sfogai e dissi la verità.

Volevo essere certo di non essere pazzo.

Tutte queste voci mi danno il tormento!

Mi rispose il silenzio, ma poi, un istante prima della mia resa alla follia, la Libellula Nera mi concesse nuovamente il suono della sua voce.

Lo so Elijah. Lo so. Ma tutto questo è necessario.

Perché?

Le vie per crescere sono molteplici. La tua via è impervia, ma non sarai mai solo.

Quindi non mi lascerai?

Io sono sempre con te.

Ho paura.

Lo so. Questo è il momento più difficile e duro. È il momento di essere Più forte.

Ma io lo sono sempre stato!

E lo sarai ancora...

Poi la voce svanì, lasciandomi nuovamente solo nella mia cella. Un buco freddo e spoglio, peggiore persino della caverna nella quale avevo sempre vissuto. Era umida e a tratti mi toglieva il fiato; era tetra e mi stava facendo impazzire. Mi toglieva le energie, mi rendeva, giorno dopo giorno, sempre più debole. Senza forze.

Dovevo trovare un modo per resistere, per non far assopire il mio potere, il mio essere.

Dovevo essere caparbio, credere che ce l'avrei fatta, che sarei uscito da questo terribile incubo.

Hybrid II: Elijah [Completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora