Buio.
Sempre e solo oscurità. Come distinguevo il giorno dalla notte? Lo scorrere del tempo?
Non lo facevo, tutto diventò inesorabilmente uguale a se stesso e il perimetro della prigione era l'unica cosa certa che imparai a conoscere.
Avevo memorizzato I passi che ci volevano per percorrere quel rettangolo umido, le insenature nelle pareti fredde e gelate, come la morte. Sapevo di non dover toccare le sbarre, quei roventi e infernali cilindri, che mi bruciavano i palmi ogni volta che provavo a sfiorarli.
Smisi di parlare, con me non c'era mai nessuno, e così pensavo. Meditavo su ciò che avrei fatto, non avevo bisogno di sprecare l'aria dei miei polmoni, allenavo la mente per non farla impazzire. Ogni tanto la voce, la Libellula Nera, mi raggiungeva e conversavo con lei, che mi tranquillizzava sempre. Fu lei ad aiutarmi a contare il tempo, lei lo faceva per me.
E io crescevo.
Mese dopo mese mi tenevo in piedi e piano piano diventavo più forte: esploravo i meandri più oscuri di me stesso, espandendo il mio potere e le mie capacità. Avevo ripreso a girovagare con la mente sulla Mia mappa, a cercare nuovi fili da attirare a me. Scoprii lentamente ciò che potevo spingermi a fare con la sola forza psichica, e mi sentii forte.
Dinuovo.
Mi ricordo di aver sorriso quella volta: forse stavo impazzendo, lì tutto solo, ma non importava se questo mi stava rendendo più forte. Più temibile.
Ebbi in un nano secondo la certezza che mi sarei liberato. Sapevo come. Sapevo quando.
Bravo Elijah
La voce mi confermò che ero sulla giusta via.
È tempo di agire.
Da quello che disse lei era passato esattamente un anno e mezzo, ciò significava che avevo sedici anni e mezzo.
Era ora di tornare.
Era giunto il tempo di agire.
Un giorno aprii gli occhi, mi alzai in piedi, feci il giro della cella e ne toccai le pareti; feci scorrere le dita sulla dura e fredda pietra, consapevole che era giunto il momento. Il mio momento. Mi sedetti nel mezzo della piccola stanza nella quale ero rinchiuso, chiusi gli occhi ed espansi la mente. Sentii un brivido percorrermi da capo a piedi e risalire la spina dorsale, una scossa lieve mi sconquassò come un piccolo terremoto interno. Aprii la mia mappa e li cercai.
Camminai per strade che solo io conoscevo, percorsi già battuti altre volte, ma mai sfruttati.
Eccoli, i miei aguzzini.
Ora li vedevo. Li avevo in pugno.
Entrai nelle loro teste, li feci impazzire. Abbattei ogni muro di difesa, li indebolii e poi uscii dalla mia prigione.
Costrinsi il guardiano ad aprire la mia cella. Lo fece con sguardo allucinato, di chi non capisce cosa sta succedendo, e membra tremanti di folle paura. Terrore.
Amai quell'espressione intrisa di nero sentimento.
Non hai scampo. Ne tu, ne loro.
Non parlai, mi limitai a far rimbombare questa amara consapevolezza nella sua testa. Questo pensiero doveva rimbalzargli sulle pareti cerebrali come una pallina impazzita. Farlo cedere e immobilizzare. Paralizzare. Impazzire.
L'ansia e lo smarrimento lo avrebbero divorato dall'interno.
Non avrei avuto nessuna pietà, né con lui, né con nessun altro.
La porta si aprì con un lieve cigolio, stridette mentre girava sul perno. Sorrisi e feci un passo avanti.
- Come mi chiamo?- domandai guardando il guardiano dritto negli occhi, che erano ancora spalancati.
Non rispose, rimase in silenzio. Muto.
- Come mi chiamo?- ripetei - so che lo sai - dissi poi con calcolata calma: non doveva capire, dalla mia espressione, quando avrei agito, cosa avrei fatto e come. Nulla doveva trapelare dal mio viso, che doveva essere una maschera impenetrabile e oscura.
Mi avvicinai di un passo, sentii il suo cuore accelerare impazzito.
Bumbum bumbum bumbum
Batteva ad un ritmo sempre più frenetico.
Bumbum bumbum bumbum
Feci un altro passo verso la mia vittima, ormai era più che chiaro il suo destino.
- Sono certo che ora ricorderai il mio nome- dissi e avanzai ancora, mettendo a dura prova il cuore del povero licantropo che avevo davanti: il primo di una lunga lista di nuove, fiammanti e sfortunate vittime.
Bumbum bumbum bumbum
Era sempre più veloce. Era ora di smettere di giocare e iniziare a fare sul serio.
- Sono stufo, sai? - domandai inclinando la testa, guardandolo dritto negli occhi giallognoli; dopo sbuffai e scattai a un millimetro dal suo volto.
Un battito di ciglia, e le mie mani si strinsero intorno al suo collo.
Sentii l'aorta del poveretto pulsare pesantemente sotto i miei palmi, la pelle del suo collo tendersi e poi perdere calore, diventare gelida. Fredda. Lo guardai diventare sempre più bianco. Pallido.
Freddo e pallido.
Senza vita.
Gli spezzai il collo con un solo, semplice ed elegante gesto. Sentii uno schiocco pesante e poi il silenzio, il nulla.
Lo lasciai cadere con un tonfo sordo, lo scavalcai e poi sorpassai, andai oltre ed uscii.
Chiusi gli occhi ed inspirai profondamente l'aria gelida, stetti fermo per un secondo, poi alzai le palpebre: la luce mi accecava, ma sapevo dove andare. Sapevo dove i Dawn si nascondevano.
Feci un passo avanti, camminai lentamente e poi sempre più veloce.
Iniziai a correre.
Il vento incominciò a sferzarmi il viso, le membra e tutto il corpo. Da capo a piedi mi sentii invadere da un'euforia incontenibile, sorrisi.
Nessuno di voi sopravviverà.
Feci in modo che mi sentissero, che sapessero: esattamente come era successo al guardiano pochi minuti prima.
So dove siete.
E lo sapevo davvero.
Non scapparono, rimasero esattamente dov'erano.
Li trovai e loro lottarono. Ognuno di loro. Fino alla fine.
Fino alla morte.
Spazio autrice :
Ciao a tutti! Chiedo perdono per l'immenso ritardo, ma ormai sapete che il mio tempo è poco :( mi dispiace farvi aspettare tanto, ma sappiate che questa storia, così come la precedente, non verrà abbandonata! Sarà portata a termine e, quando finirà, darò inizio (quanto prima) alla terza ed ultima parte di "Hybrid" (di cui non vi svelo il sottotitolo XD) che concluderà tutta la storia di Scarlett ed Elijah!:)
Ps: la prima parte, "Hybrid", ha raggiunto 4K visualizzazioni ♡ Grazie mille ♡
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Hybrid II: Elijah [Completo]
ParanormalCOLLEGATO AD "HYBRID" se non lo avete letto ci capirete ben poco... spiacente :( "L'altro lato della medaglia è ora svelato" Dal l'introduzione : "Sono cresciuto nell'oblio di una perduta esistenza e sono stato forgiato dall'odio che si è generato...