Capitolo 16: Nuove esperienze

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Dovevo capire come realizzare i miei nuovi piani e, anzi, ideare da zero ogni cosa, ogni più piccolo dettaglio.

C'erano ancora dei membri della tribù dei Dawn là fuori? Come avrei dovuto affrontarli?

Come avrei trovato l'altro Me?

Come avrei convinto altri vampiri a seguirmi, dopo la disfatta di un anno e mezzo prima?

Avevo troppe domande che facevano a pugni nella mia testa e, purtroppo, nemmeno uno straccio di risposta.

Guardai Cassandra e sperai che mi avrebbe davvero aiutato. Sospirai.

- Bene - dissi, senza smettere di guardarla - ora aiutami ad alzarmi, voglio andare a fare un giro di perlustrazione, voglio capire da dove iniziare. -

Lei annuì e fece come le avevo detto.

Camminai lento verso la porta e, senza esitazioni, spinsi la porta per uscire.

Fuori l'aria era fredda e mi aiutò a concentrarmi; mi guardai in giro e constatai che la casa nella quale mi trovavo si affacciava su una stradina di sterrato ghiacciato e che, fortunatamente, non avevamo molti vicini, solo un paio di altre casette.

Non è una zona particolarmente abitata. Meglio così...

Feci qualche passo, stando attento a non scivolare, e vagai per un quarto d'ora buono, finché non mi imbattei in quello che sembrava un bar.

Lukas diceva che sono i posti migliori nei quali rovistare se ti servono informazioni.

Entrai e l'ambiente mi ricordò immediatamente una caverna: umida e buia.

C'erano due persone soltanto, ed entrambe erano chinate sul bancone, se ne stavano addossati pesantemente al calice delle loro birre e non sembravano in grado di parlare, figuriamoci di fornirmi qualche informazione.

Pensai di fare marcia indietro, ma poi pensai che, almeno il barista, doveva pur essermi di qualche utilità.

Del resto, non si può mai sapere.

Mi avvicinai, e fu subito chiaro che non ero il benvenuto.

- Cosa ci fai qui ragazzino? - domandò il barista squadrandomi - Ti sei perso? -

- Non mi piace essere preso in giro - risposi, odiavo essere sottovalutato.

- Vuoi fare il duro? Questo è il posto sbagliato - disse e indurì i tratti del volto, forse sperava di farmi paura.

- Non hai letto il cartello? - aggiunse subito dopo, indicando un cartellino alla sua sinistra. - Non vendiamo alcolici ai minori di diciotto anni - scandì per bene le parole - e di certo non ti servirò una tazza di thè -

- Ho detto - dissi avvicinandomi lentamente  - che non mi piace essere preso in giro -

- Senti ragaz...-

Sono stufo di giocare.

Feci uno scatto verso di lui, che si immobilizzò immediatamente, e così fecero anche gli altri, sporadici, clienti del bar.

- Ma che diavolo sei?!-

Appoggiai i gomiti sul bancone, avvicinai il viso a quello dello stupido, irritante uomo che avevo davanti.

- Il tuo inferno - sussurrai al suo orecchio e sentii il sangue scorrergli nelle vene, veloce, sempre più veloce. Frenetico.

Su e giù.

Il suo battito era impazzito, la sua aorta era così dannatamente vicina.

- Sei una pedina inutile - dissi a voce sempre più bassa, senza staccarmi dalla sua faccia. - E io ho così... fame -

Hybrid II: Elijah [Completo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora