20 - Come fai ad amare così tanto?

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Era arrivato San Valentino e il mio Romeo quella mattina mi aveva aspettata all'entrata della scuola, nascondendo qualcosa alle sue spalle. No, non era una rosa rossa, ma un rametto di albero di ciliegio, di cui non mi volle svelare la provenienza. Era strano vedere quei fiori in quella stagione, in quel freddo mese di febbraio, era qualcosa di prematuro.

Attendevo con trepidazione la fine delle lezioni per poter scoprire la sorpresa che Leo aveva in mente. Mi ero scervellata, ma non ero riuscita ad arrivare a nessuna conclusione e lui non aveva voluto più darmi degli indizi. Non sapevo nemmeno come avrei dovuto vestirmi, dove aveva in mente di portarmi, quindi optai per degli indumenti carini, ma non troppo eleganti.

Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò, salutai la mia amica Sam, che mi fece promettere di chiamarla il prima possibile per raccontarle di ciò che sarebbe successo e poi mi fiondai all'uscita della scuola. Lo aspettai per un po' guardandomi intorno, osservando gli studenti che chiacchieravano, che correvano a prendere l'autobus o che sbuffavano ritornando dal bar della scuola per affrontare l'ultima ora. La mia ultima campanella era per loro quella della seconda ricreazione, prima dell'ultima ora di lezione. Leo sbucò dopo un po' da dietro le mie spalle, dandomi un bacio sulla guancia e facendomi solletico con i suoi riccioli.

"Andiamo?"

"Dove?"

"Vedrai." Mi fece l'occhiolino, mi prese per mano e mi portò verso il piazzale davanti al nostro liceo, dove si fermavano gli autobus. Io lo seguii e dopo aver aspettato qualche minuto salimmo su uno, che era già pieno di persone. Mentre cercavo di farmi largo tra la gente Leo obliterò il mio biglietto, che aveva pensato lui a comprarmi. Non c'era più nessun posto a sedere disponibile e qualche persona era già in piedi.

Io e Leo giocavamo a fare gli equilibristi per non cadere mentre il bus si muoveva tra il traffico. Io ero girata verso di lui e lui verso di me, non ero molto brava a quel gioco, ero parecchio imbranata, anche perchè non abituata a prendere l'autobus ogni giorno, come invece faceva lui.

Il riccioluto mi guardava e sorrideva, fiero e misterioso. Io cercavo di riuscire a capire dove stessimo andando, sbirciando dai piccoli spazi dei finestrini che non erano coperti dai volti e dagli zaini degli studenti.

Improvvisamente il bus frenò bruscamente a causa di un semaforo rosso che l'autista credeva di poter superare con l'arancione. Il suo volto non mi era nuovo, il suo sguardo attento sulla strada, la sua espressione seria e i suoi capelli... che in realtà non c'erano perchè lui era pelato. Io l'avevo già visto.

Nel momento in cui l'autista frenò, io persi l'equilibrio e andai a sbattere addosso a Leo, che mi prese e mi strinse la vita con il braccio. Ci guardammo negli occhi ed entrambi capimmo, entrambi ci sentimmo emozionati. Tutta la situazione richiamava il nostro inizio.

Era stato come a Verona, come la prima volta in cui avevamo trascorso un po' di tempo insieme. Sorridemmo e poi ridemmo, sotto lo sguardo delle altre persone e ragazzi che ci guardavano come se fossimo due scemi. Ma noi capivamo. Ci capivamo solo noi.

"Anche questa volta il mio atterraggio è stato morbido." Scherzai con lui.

"Già già, ti è andata bene, ma resti sempre la solita imbranata..anche quando non hai il gesso."

Io gli risposi facendogli una linguaccia.

"Il mio dolce piccolo fiore."

"Il mio dolce riccioluto."

Leo a quel punto diventò rosso e fece quel suo solito gesto: si passò una mano tra i capelli, imbarazzato.

Dopo un altro quarto d'ora di viaggio, salutammo l'autista e scendemmo dell'autobus, mentre lui ci rispondeva con un "ciao" in tono molto scocciato.

Petali di Ciliegio - Romeo + GiuliettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora