Si oriento' grazie a dei cespugli, ed avanzando faticosamente giunse nei pressi dell'autorimessa. Erano le due del pomeriggio, praticamente l'orario in cui sarebbe dovuto entrare in servizio. Quella zona della villa era quella che aveva frequentato di meno, e si avvicinò alla costruzione dalle alte vetrate, quando sentì qualche flebile nota di pianoforte. Respirando rumorosamente, si avvicinò. Mano a mano che avanzava verso la villa, il suono diventava più intenso. Erano semplici scale di note, ma lo stress provato poco prima gli fece sfuggire un singhiozzo. Aveva un gusto metallico in bocca e sentiva fischiare le orecchie. Mai, mai si era trovato in una situazione simile prima d'ora. Si appoggiò con la schiena alla parete intonacata e si lasciò scivolare giù a terra, cullato dal suono del pianoforte. Il piede senza scarpa era dolorosamente gelido, ma soprattutto provava dolore ad ogni respiro.
Passò così un tempo indefinito; l'adrenalina, unita al freddo intenso, gli aveva intorpidito i sensi. Quando un ombra si paro' tra lui e la luce, Louis aggrotto' la fronte ed aprì gli occhi, che non si era reso conto di tener chiusi, non riuscendo a distinguere altro oltre al contorno di una figura alta, muscolosa, che lo tirò su di peso. Louis si resse a fatica in piedi, assiderato.
-Cosa ti è successo?- Chiese una voce profonda. Calda, confortevole. La voce di Harry.
Louis non riuscì a parlare, tremando violentemente per il freddo.
-Vieni- lo sprono' l'uomo, sospingendolo per le spalle e sorreggendolo allo stesso tempo.
I pochi passi per entrare gli parvero uno sforzo immenso, ma gli ridiedero lucidità. L'uomo lo stava conducendo attraverso una zona della villa che non aveva mai visto; percorsero due corridoi ed entrarono in un salone che, in altre circostanze, avrebbe fatto spalancare la bocca a Louis: era una biblioteca immensa. Migliaia di tomi giacevano in file ordinate su scaffali che arrivavano fino al soffitto affrescato, e corridoi sospesi giravano attorno alle pareti, ogni tanto interrotti da scale altissime. Harry lo sospinse verso il caminetto acceso, un imponente focolare dove ardeva un fuoco vivace, che si trovava in una saletta a lato della biblioteca. Dentro troneggiava un pianoforte a coda bianco. Il pianista lo fece sedere su un divanetto bianco e gli si inginocchio' davanti, mentre con una mano sfiorava lo zigomo dolorante ed il labbro ferito. Lo sguardo dell'uomo gli rimescolava le viscere, e Louis si agito' nervosamente.
-Chi ti ha fatto questo?- Chiese Harry con tono greve, inchiodandolo con lo sguardo.
-Uno studente più grande di me, con tre amici che gli facevano il palo- borbotto' Louis, arrossendo.
Il pianista annuì, passando a guardarlo dai piedi, di cui uno scalzo, alla testa. Louis si sentì sotto esame ed arrossi' ancora più violentemente. Quella vicinanza lo rendeva estremamente irrequieto.
-Vado a prendere del disinfettante e del ghiaccio. Non toccare niente- affermò l'uomo, ed il ragazzo annuì.
Nei minuti che impiegò a tornare, Louis rimase a tremare e scaldarsi progressivamente, sentendo un senso di quieta spossatezza pervadergli le membra.
Harry rientrò, e Louis tornò vigile. L'uomo aprì una confezione di garza e spruzzo' il disinfettante, avvicinandosi di nuovo per appoggiarlo delicatamente sul viso di Louis, che abbassò lo sguardo. Tutto quell'imbarazzo perché Harry era non soltanto il suo datore di lavoro, nonché famoso musicista e dal titolo nobiliare: era immensamente bello, e Louis si sentì enormemente stupido ed insignificante. Degluti', sentendo sapore di sangue, e fece una smorfia. Harry gli porse un bicchiere d'acqua che Louis accettò con gratitudine, lavando via il brutto sapore.
L'uomo, in silenzio, lo aiutò a sfilarsi via il giubbotto e la felpa, strappata sul bordo, e ad alzare la maglietta. Una vistosa ecchimosi si stava propagando sotto lo sterno. Louis sentì le dita calde del pianista tastare con cautela i margini dell'ematoma; volse lo sguardo al caminetto, tentando di calmare il galoppare forsennato del suo cuore.
Harry gli riabbasso' la maglia e lo spinse gentilmente indietro per farlo sedere di nuovo; afferrò una coperta bianca che gli posò sulle spalle.
-Vuoi avvertire i tuoi?-
La domanda gli fece bruciare gli occhi, mentre un senso di disgusto per sé stesso lo pervadeva.
-Non serve. Grazie-
-Sicuro? Tuo padre ti chiederà cosa ti è successo- insistette il pianista.
-Vivo da solo con mio fratello- spiegò laconicamente Louis, lo sguardo basso.
-Con tuo fratello? Quel bambino, Andy, vuoi dire?-
-Sì-
-Siete orfani?-
-Di madre. Nostro padre lavora all'estero, ci lascia soli per mesi-Il pianista non disse niente. Louis non lo guardo': non voleva sentire il suo sguardo compassionevole. Ma Harry lo sorprese: tornò al pianoforte, voltandogli le spalle. Il ragazzo notò soltanto adesso che il soffitto era coperto da teli bianchi drappeggiati, per migliorare l' acustica della stanza. Il suono del pianoforte lo spavento', facendolo sobbalzare, ma rimase ad ascoltarlo, mentre le lacrime gli scendevano sulle guance. Passò così una decina di minuti; gradualmente si calmo', e si guardò attorno. Un tavolino basso, affiancato al camino, sorreggeva un vaso di ceramica bianca dentro cui era infilato un incenso acceso. Uno spesso tappeto chiaro ricopriva la pavimentazione; la stanza era interamente arredata di bianco, per cui su tutto spiccava l'imponente pianoforte, bianco e lucidato a specchio. L' acustica era perfetta, e le note che stava suonando Harry gli parvero così calde ed intime che gli sembrò di spiare. Silenziosamente si alzo', uscendo, per lasciare il pianista solo col suo pianoforte.
La traduzione del titolo di questo capitolo è " ognuno è attratto da ciò che gli piace"
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Ad astra
FanfictionUna villa settecentesca, circondata da un parco botanico immenso, viene ristrutturata ed occupata da un personaggio misterioso: un pianista dalle origini nobiliari, Harry Styles. Louis è un ragazzo cresciuto troppo in fretta: sta vivendo da solo con...