Harry calmo' il tumulto del suo cuore concentrandosi sugli spartiti; poco dopo si voltò, trovando Louis di nuovo assopito sul divano. Chiamò Suzanne per farle una richiesta, e Louis si svegliò, dopo un tempo non quantificabile, con profumo di torta.
Harry occupò subito il suo spazio visivo, chinandosi su di lui mentre Louis si rialzava a sedere.
-Suzanne ha preparato una cosa che mi faceva sempre da bambino, quando ero ammalato- disse Harry, rivolgendogli un breve sorriso.
-Come ti senti? Hai fame?-
-Un po' pesto; sinceramente non ho fame...-
-Lo immaginavo, per cui questo piatto è perfetto- affermò Harry, presentandogli un tegame di terracotta.
Louis lo aprì, rivelando mele cotte con cannella e chiodi di garofano. Un piatto da convalescenti, quasi banale nella sua semplicità, ma le mele erano caramellate dal calore della stube ed emanavano un profumino delizioso.
Harry porse un cucchiaino a Louis, che accettò più per educazione che per vera fame. Quando il primo cucchiaino si sciolse sulla sua lingua, riempiendogli la bocca di dolcezza, scoprì di avere appetito, e mangiò due mele prima di sentirsi soddisfatto.
-Come ti senti ora?- Chiese di nuovo Harry, e Louis pensò ancora una volta a quanto bello fosse. Bello da star male. Non era possibile essere così perfetti.
In confronto a lui Harry era un gigante; si imbambolo' a guardargli le mani, le vene in rilievo, le dita forti ed affusolate allo stesso tempo.
-Louis?- Lo chiamò gentilmente Harry.
Louis distolse lo sguardo, sentendosi uno sciocco.
-Ti ho chiesto come ti senti...- ripeté Harry, parlandogli come ad un bambino piccolo.
-Bene. Mi sento meglio. Grazie- rispose infine il ragazzo, arrossendo.
Un discreto bussare li interruppe: era l'autista. Louis era pronto per sentirsi cacciare via, ma invece Harry lo sorprese:
-Liam, vieni a conoscere una persona. Lui è Louis-
Louis si alzò in piedi, sentendosi un nano. Gli arrivava alla gola; il giovane uomo gli strinse la mano, guardandolo apertamente in viso.
-Ciao. Io sono Liam. Ti hanno dato una bella ripassata- fece, accennando al labbro.
Louis si portò una mano al viso, nascondendosi la bocca, in imbarazzo.
-È grazie a Liam che ho capito che ti fosse successo qualcosa. Ti ha visto scappare- spiegò Harry.
-Dov'è successo? A scuola?- Chiese Liam.
Louis annuì.
-In quanti erano?-
-...In tre-
-Tre contro uno. Che bastardi- commentò Harry.
-Dovresti imparare a difenderti- consigliò pacatamente Liam, tornando a guardare il suo capo:
-Harry, è ora di andare-
Harry annuì, abbassando le spalle.
-Dove devi andare?-
Il pianista si irrigidi'; Liam guardò Harry, in attesa.
-Ti spiegherò. Niente di cui tu debba preoccuparti. Aspettami qui, d'accordo? E preferirei che tu considerassi davvero l'idea di venire a stare qui- disse Harry, accarezzandogli la guancia con il dorso di un indice.I due si allontanarono, e Louis rimase solo.
Accarezzo' il dorso lucido del pianoforte a coda con una mano; si rese conto di avere ancora addosso la felpa che odorava di detergente per i bagni, e preso dal disgusto decise di togliersela. Solo che senza era freddo; l'idea di tornare a casa per recuperare degli abiti gli sembrava una fatica inutile, quando poteva tornare nella camera in cui aveva dormito e prendere qualcuno degli indumenti che erano nell'armadio degli ospiti. Harry gli aveva detto, tempo addietro, che li avrebbe lasciati lì, a sua disposizione.
Sentendosi un po' un intruso, ma avendo la necessità di cambiarsi, entrò nella camera.
La porta comunicante con la camera di Harry era aperta; il como' era stranamente sgombro, per cui le uniche cose appoggiate sopra risaltavano: una bottiglia di cristallo piena d'acqua ed un bicchiere, sopra ad un vassoio d'argento, con a fianco un blister di pillole.
Sapeva che non doveva farlo, non doveva invadere la privacy del pianista. Ma la curiosità prese il sopravvento: era forse un antidolorifico? Sporgendosi sbircio' il nome del farmaco: Dobren, sulpiride.Sentendosi in colpa chiuse la porta e lasciò perdere il suo intento; gli pareva di aver tradito la fiducia di Harry. Uscì dalla villa quasi di corsa; tornò al suo appartamento e fece la doccia più lunga e bollente che riuscì a sopportare.
Tornò alla villa un'ora dopo; il Land Rover non era ancora rientrato. Fece capolino a salutare Suzanne ed Alexander, andando poi ad occuparsi dei cavalli, visto che si sentiva meglio.
La macchina fece il suo ingresso un'ora dopo; Harry lo scorse e lo raggiunse, mentre Liam parcheggiava.
-Stai meglio?-
-Sì, grazie. Harry... ti devo chiedere una cosa, ma non rispondere, se non vuoi- disse lentamente Louis. Harry lo guardò, in attesa.
-Sei...ti sei ammalato?-
Harry parve sorpreso della domanda:
-No, perché me lo chiedi?-
-Perché volevo prendermi una maglia per cambiarmi nella stanza degli ospiti, la porta della tua camera era aperta, ed ho intravisto un blister di pillole sul tuo comò. Mi sono preoccupato, tutto qua...scusami- disse tutto d'un fiato il ragazzo.
Harry rimase zitto per un tempo lunghissimo, tanto che Louis credette che si fosse arrabbiato.
-C'è un motivo per cui non voglio offrirti niente di più di quello che ti offro... ecco perché ti ho detto che non posso ricambiare i tuoi sentimenti. Ma ho visto come mi guardi- disse Harry avvicinandosi a Louis, che si sentì accelerare il cuore a mille.
-Ho capito che sei attratto da me...come una falena dalla luce- continuò Harry, accarezzandogli il labbro delicatamente, per non fargli male sul taglio. Louis era come ipnotizzato, e non era in grado di muoversi.
-Vorresti che ti baciassi... vedo il desiderio nei tuoi occhi- disse ancora Harry, lo sguardo incupito. Parve a Louis un dio greco, un dio glorioso ed irato.
-Ti avevo detto che non ti avrei potuto offrire nulla più di questo...ma non riesco a distogliere il mio sguardo da te. Dio!-
Con una manata, Harry colpì un trave portante del box, spaventando uno dei cavalli ed anche Louis.
-Non avere paura di me. Non ti farei mai del male- mormoro' Harry, e Louis rimase a guardarlo, scioccato .
-Sei andato vicino al nocciolo della questione. So che potrei fidarmi di te. Ma so anche che, se ti dicessi quello che ho, scapperesti a gambe levate- affermò Harry seriamente, e Louis gli credette, perché lo stava spaventando.
Indietreggio', lasciando cadere la spazzola.
-Faresti bene a starmi alla larga, Louis. Credimi sulla parola-
Louis scappò via, rifugiandosi in cucina da una Suzanne sbalordita:
-Cosa succede?!-
-Harry...- disse solo Louis, e vide lo sgomento tramutarsi in preoccupazione nel viso della donna:
-Sta male?-
-Non lo so. Mi ha spaventato.. fa discorsi strani. Sembra impazzito-
Suzanne strinse le labbra, guardandolo severamente.
-Non ripeterlo mai più. Se vorrà, ti parlerà-
La reazione della donna colse alla sprovvista Louis, che si scuso':
-Non intendevo dire... nel senso... mi dispiace. Non lo capisco-
-Non giudicare dalle apparenze, Louis. È una persona dall'animo buono, ma tormentato. Ti basti sapere questo-
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Ad astra
FanfictionUna villa settecentesca, circondata da un parco botanico immenso, viene ristrutturata ed occupata da un personaggio misterioso: un pianista dalle origini nobiliari, Harry Styles. Louis è un ragazzo cresciuto troppo in fretta: sta vivendo da solo con...