54. Acta est fabula

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-Harry, il prossimo sei tu- disse Niall avvicinandosi al pianista, che era stranamente ancora seduto in disparte, nel camerino.
-Cosa c'è?- Chiese, aggrottando la fronte. Harry strinse le labbra e gli porse le mani: tremavano.
-Cazzo. Hai le gocce con te? Dove sono?-
-Le ho prese poco fa. Stai tranquillo, tra poco faranno effetto- rispose Harry.
-Dovrei essere io a rasserenarti, non il contrario- sospirò il manager, sedendosi accanto a lui.
-Vuoi che chiamiamo Louis?-
-Per farlo stare in pena? Anche no. Tienimi le mani-
Niall, un po' impacciato, afferrò le mani di Harry, che erano gelide.
-Signor Styles, tocca a lei tra tre minuti- esordì un addetto entrando senza bussare, spaventandoli. Niall ritrasse bruscamente le mani, alzandosi.
-Non si usa più bussare?-
-Scusi. Dovete affrettarvi- replicò il ragazzo, guardando le mani di Harry. Il pianista le strinse a pugno e si alzò a sua volta:
-Arrivo, grazie-

-Con "Speechless", Harry Styles- annunciò il conduttore, ed Harry entrò tra gli applausi dell'intero teatro.
Si sedette al piano, e fece un sospiro. Era arrivata l'ora della verità. Posò le dita sui tasti, facendo una breve scala. Poi chiuse gli occhi, cercando di portare alla mente le note di Louis. Si concentrò con tutto sé stesso, e d'improvviso le note esplosero davanti a lui in un tripudio di brillantezza. Non le aveva mai viste così vivide; il tremore si placo' mentre un piacevole languore lo pervase. La melodia flui' nitida dalle sue dita, e si estranio' completamente, pensando soltanto alle sue note, desiderando con tutto sé stesso soltanto di continuare quell'oblio.

Alla villa, Louis stava guardando l'esibizione di Harry con uno strano presentimento. Il pianista aveva una espressione cupa, lo deduceva dalla sottile linea che si formava tra le sopracciglia quando rimanevano a lungo aggrottate.
-Qualcosa non va- affermò Liam, dando voce alle sue più recondite paure. E ad un tratto, la situazione precipitò.

Harry sentì nettamente la realtà sdoppiarsi, tirarsi come un elastico per poi rimbalzare indietro in una dimensione vibrante, dove le note erano, finalmente, al loro posto. Lì non erano strane o sbagliate; lì erano giuste. Quella consapevolezza lo riempi' di sollievo, e si arrese, semplicemente, a quello contro cui aveva sempre lottato.
Sorrise alla carezza piacevole che sentì sulla guancia; le note che aveva evocato erano sinuose, carezzevoli, perché erano quelle di Louis. Smise di suonare e si alzò per fare un inchino. L'asse della terra si ribalto', e all'improvviso aveva davanti agli occhi il soffitto, le luci abbaglianti dei riflettori, mentre un brusio montava come una marea, divenendo un suono. Era il suono dei suoi denti che battevano, mentre il cuore schizzava all'impazzata nel petto. Il suo ultimo pensiero coerente fu per Louis, prima di cadere nell'oblio.

Niall lo vide chiaramente annuire e parlare da solo, e poi sorridere, mentre piegava la testa come per assecondare una carezza immaginaria, e si sentì gelare. Si guardò intorno; nessuno pareva averlo notato. Poi sentì un sussulto generale, e scattò di nuovo con gli occhi verso Harry giusto in tempo per vederlo cadere a terra. Ci fu un brusio generale, il pubblico ondeggio' paurosamente, alcuni gridarono. Sembrava un attentato. Lui quasi non se ne accorse, raggiungendo l'amico mentre veniva scosso da una forte crisi tonico-clonica. Tempo un minuto e giunsero dei soccorritori, mentre il palco veniva invaso di persone in un tumulto caotico, mentre il conduttore tentava di placare la folla. La diretta venne sospesa, mandando la pubblicità.
-Ha assunto sostanze stupefacenti?- Chiese il medico a Niall, mentre teneva il polso di Harry per conteggiare i battiti.
-Prende delle medicine per la sua malattia. Ha preso delle gocce poco prima di salire sul palco, le assume per il tremore delle mani. Ora vado a recuperarle così le so dire il nome- disse Niall, scappando in camerino.

Louis era livido, non osava neppure battere le palpebre per paura di perdersi qualche fotogramma. Le sue mani erano contratte sul cuscino del divano, a cui si era aggrappato per evitare di schiantarsi a terra. Liam invece si era alzato in piedi, mani tra i capelli, mentre tutti e tre erano incollati allo schermo senza osar parlare.
Le immagini vennero bruscamente interrotte ed iniziò la sequenza pubblicitaria. Il cellulare di Liam squillo', e lui si precipitò a rispondere, mentre Zayn guardava Louis senza sapere come aiutare l'amico. Registro' distrattamente che Liam fosse al telefono con la madre di Harry; Louis era immobile.
-Cos'è appena successo? Cos'ha Harry?- Gli chiese, angosciato a sua volta nel vedere la disperazione negli occhi di Louis. Il ragazzo non riuscì neppure a rispondere, nascondendosi il volto tra le mani.
-Ehi, tranquillo. Vedrai che non è niente...- lo consolo' Zayn, raggiungendolo e abbracciandolo.

-Louis, partiamo subito per Londra. Anne mi ha chiesto di precederla, arriverà non appena possibile- esordì Liam, dandogli una pacca sulla spalla.
-Cos'è successo ad Harry?- Chiese Zayn.
-Sappiamo solo quello che hai visto anche tu. Strada facendo ci aggiorneremo; intanto raggiungiamo Londra. Ti portiamo a casa?-
-No, resto con voi- decise subito il giovane.
-Chiama Niall- mormorò Louis, gli occhi pieni di lacrime.

Il manager guardava la scena con le mani tra i capelli, in un gesto di rassegnata disperazione. Harry era stato sedato e portato dietro alle quinte in barella, dove le clonie erano gradualmente scomparse. Ora gli stavano misurando di nuovo i parametri vitali prima di caricarlo sull'ambulanza. Il telefono di Niall squillo'; era Liam. Rabbrividi' nel pensare a Louis, a casa.
-Pronto, Liam-
-Come sta Harry?-
-Lo hanno sedato. Lo portano al policlinico. Non è cosciente- affermò, lapidario.
-Vi raggiungiamo là- concluse Liam, riagganciando. Niall ripose il telefono in tasca, pensando che quello era la fine di tutto. Era una catastrofe di proporzioni colossali. Il telefono squillo'di nuovo; rispose ad Anne con le stesse informazioni che aveva fornito a Liam, e poi lo spense, piegandosi sulle ginocchia mentre guardava l'amico steso sulla barella.

Liam guidò sforando tutti i limiti di velocità; la Range Rover Epoque non lo deluse, scivolando veloce sull'asfalto della superstrada. Raggiunsero Londra in meno tre quarti d'ora; arrivarono al policlinico dopo un'altra mezz'ora. Louis per tutto il tempo tremo' tra le braccia di Zayn, che si era seduto dietro con lui per incoraggiarlo. Louis non senti' nemmeno Liam spiegare a Zayn la situazione, non sentì nemmeno una parola della loro conversazione, concentrato com'era a rivedere nella sua mente quelle terribili immagini.

Raggiunsero l'ospedale ed ignorarono i numerosi giornalisti che erano giunti come avvoltoi per assicurarsi qualche scoop; corsero dentro, raggiungendo un Niall stravolto.
-Come sta Harry?- Gli chiese Louis, spezzando il mutismo.
-È sedato. Non è in pericolo di vita, ma è incosciente. Ha avuto una crisi epilettica. Aveva preso delle gocce di ansiolitici perché gli tremavano le mani. Non so altro, non mi hanno ancora permesso di vederlo-
-Quindi è fuori pericolo?- Si accerto' Zayn. Il manager lo guardò:
-Lui si riprenderà, la sua carriera non so- affermò tetro, e nessuno lo contraddisse.

Traduzione titolo: "Lo spettacolo è finito" (Augusto)
Secondo ed ultimo aggiornamento di oggi, per placare le ansie suscitate col mio commento nel precedente...anche se non so se vi ho rassicurate, con questo capitolo🙄

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