8. Alea iacta est

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La voce di Harry lo immobilizzo' sulla soglia della porta:
-Fermati-
Louis si girò a guardarlo con titubanza, restio a ricevere l'ennesimo colpo al cuore. Sollevò a fatica lo sguardo, soffrendo, nonostante tutto, nell'osservare ancora quello splendido viso. I capelli gli si inanellavano attorno alle orecchie, creando una corona di riccioli morbidi attorno ai lineamenti perfetti . Quel giorno era vestito con semplicità, jeans e felpa, e sembrava più giovane. Lo guardò negli occhi e si sorprese nel leggervi un sentimento che non si aspettava: era felice? Aggrotto' la fronte, non capendo.
-Per favore, fermati. Torna a sederti-
Sorpreso, Louis esitò per un attimo; quel "per favore", quella gentilezza, unito allo sguardo di Harry, gli fecero fare dietro- front e tornare verso il divano, ballonzolando un po' su una scarpa sola. Il pianista non parve notarlo; rimase in silenzio per qualche momento, e poi riprese a suonare.
Dopo un paio di minuti Louis si rese conto che Harry stava componendo un brano nuovo. Ripeteva una sequenza di note, la variava leggermente, poi trascriveva su uno spartito intonso. L'eccezionalità' del momento diede un'accelerata al cuore di Louis: Harry stava componendo in sua presenza!
Ne rimase ammaliato. Non oso' muoversi, temendo di disturbarlo, lo sguardo fisso sulle ampie spalle del pianista.
Dopo un tempo non quantificabile, Harry abbassò le braccia e nella stanza vibro' soltanto l'eco delle ultime note, che si spense gradualmente. Il pianista si girò a guardarlo, e Louis notò, con un senso di irrealtà, le fossette nelle sue guance, mentre Harry gli dedicava il primo vero sorriso che gli vedeva:
-Grazie-
Imbambolato, Louis annuì. Harry era talmente bello da non poter essere vero.
-Vai da Suzanne e fatti dare delle scarpe; oggi direi che dovresti tornare a casa a riposarti- continuò Harry, alzandosi. Louis sollevò la testa per seguirlo con lo sguardo.
-Louis? Mi hai sentito?-
-Sì, sì...- si riscosse il ragazzo alzandosi di scatto, tornando ad arrossire.

La signora Moreau lo sommerse di domande e di premure, preoccupata oltre ogni dire, e Louis riuscì a fatica a svincolarsi dalle sue attenzioni. Dopo averla rassicurata per l'ennesima volta sul fatto di sentirsi bene, riuscì ad uscire, con un paio di scarponcini del signor Moreau ai piedi, per andare a prendere Andy a scuola.
Rimase trasognato per tutto il tempo. L'aver condiviso quei minuti con il pianista aveva lenito come un balsamo l'amarezza del pestaggio; quella sera, a letto, rifiutò di pensare a Black ed all'umiliazione subita e si concentrò su quello che era successo dopo.

Di due cose Louis era certo, nei giorni successivi a quell'episodio: che Black gliela avrebbe fatta pagare prima o poi, e che si era preso una cotta tremenda per Harry.
Lo sognava di notte. Erano sogni cupi e tormentati, infestati da iridi verdi e fossette sulle guance che si tasformavano in ghigni. Lo pensava di giorno, soprattutto per darsi dello stupido, perché uno come Harry era decisamente fuori dalla sua portata. Erano su due pianeti diversi, lontani anni luce; a separarli un mondo intero di educazione in collegi svizzeri, di amicizie altolocate e tenore di vita decisamente diverso; Harry era un sogno, un bel sogno ad occhi aperti da ammirare da lontano e da lucidare come un gioiello prezioso, troppo prezioso per essere indossato.

Il pianista era partito il giorno seguente per una piccola tournée invernale, e non era ancora tornato a casa. Louis, nel segreto della sua camera, la sera, aveva seguito tutti i suoi spostamenti tramite le notizie dal web, aveva letto il poco che si trovava su di lui, scoprendo che il giovane compositore odiava il gossip e teneva molto alla sua privacy. Stalkero' persino sua sorella Gemma su Instagram, perché sì, perché in fondo aveva soltanto diciotto anni e cosa aveva da perdere?
Le immagini migliori, però, gliele aveva fornite la contessa Anne, la madre di Harry, che era molto impegnata in attività di beneficenza e cercava di coinvolgere i figli nelle sue iniziative. Louis aveva creato una cartella segreta nel portatile ed aveva salvato tutte le foto e gli articoli, e custodiva questo segreto vergognandosene. Si sentiva un po' uno sfigato, a dire il vero: si stava facendo mille costruzioni mentali su una persona che, con lui, non aveva niente da spartire, anziché calarsi nella realtà e darsi da fare per trovare qualcuno alla sua portata. Fantasticava su di lui, ed inutile dirlo, era Harry l'oggetto delle sue fantasie. Insomma, si era preso una terribile sbandata.

L'animo con cui si recava a lavoro, quindi, era facilmente intuibile: arrivava sempre in anticipo, direttamente da scuola, e non sarebbe mai andato via. Coglieva ogni occasione per carpire informazioni sul proprietario della villa, gironzolava nei pressi dell'ala nord, senza però mai entrare di nascosto, perché non era quel genere di persona.
Se non fosse stato per la signora Moreau, non avrebbe mai nemmeno pranzato.

Era ormai la fine di gennaio, e con sua somma gioia era stato graziato dal trovarsi di nuovo di fronte i suoi persecutori da una provvidenziale sospensione da scuola che era stata loro imposta, a seguito di atti vandalici in palestra.
Era nel vialetto della villa, ed era completamente immerso nei suoi pensieri, mentre il nevischio ghiacciato sotto ai suoi piedi scricchiolava nel silenzio, quando delle grida attirarono la sua attenzione. Affretto' il passo, seguendo il suono, ed arrivò alla scuderia. C'era un furgone parcheggiato che copriva la vista. Lo aggiro', trovandosi di fronte un piccolo caos: fumo, odore acre di bruciato. Il signor Moreau stava portando fuori i cavalli, che erano agitati.
-Posso aiutarla?-
-Sì: vai in casa e cerca l'agenda blu sulla mensola vicino alla dispensa. Suzanne è a far compere. Cerca il numero del veterinario, spiegagli che abbiamo un cavallo con una piccola ustione e che entrambi hanno respirato fumo. Poi chiama la ditta dell'impianto elettrico, hanno mandato qui stamattina due tecnici, ma evidentemente c'è stato un corto circuito. Di' loro che devono mandare qualcuno ora- lo istrui' il custode, mentre tentava di blandire i due animali.
Louis corse in casa, cercando immediatamente l'agenda ed eseguendo quello che Moreau gli aveva chiesto.
Il pomeriggio passò nel trambusto, perché il signor Morris era ammalato, ma la squadra di giardinieri arrivò comunque per la manutenzione bimensile. Louis gesti' nel migliore dei modi il tutto, ricordandosi persino di avvertire che pulissero le panchine di pietra coperte dal muschio, come gli aveva fatto notare Harry a Natale.
Il veterinario arrivò per il cavallo ferito, mentre la ditta dell'impianto elettrico aveva spedito una squadra di periti per un sopralluogo.
Louis si rese conto di essere in ritardo per prendere Andy a scuola soltanto quando gli suonò il cellulare: era la bidella, che chiedeva dove fosse finito.
-Mi scusi...arrivo subito. Mi dispiace, ho avuto un'emergenza- si giustifico', precipitandosi a recuperare il fratello e sentendosi una pessima persona.

Andy era l'unico bambino rimasto, seduto ad un banco di un' aula deserta, e Louis avrebbe voluto piangere.
-Mi dispiace, fratello piccolo... ero a lavoro, c'è stato un incendio e ho perso la cognizione del tempo- spiegò. Il fratellino perse subito l'espressione triste:
-Un incendio alla villa? Chi le ha dato fuoco?-
-Nessuno, è stato un corto circuito. Ora andiamo. Grazie mille, e scusi per il disturbo- salutò la bidella, la quale non lo rimprovero': era la prima volta che succedeva.

-Pensavo che fossi morto- disse il bambino, facendogli strabuzzare gli occhi.
-Ma cosa vai a pensare?! Dai, andiamo alla villa e vediamo se hanno risolto. Un cavallo si è scottato un pochino con una coperta incendiata ed il veterinario lo stava curando-

La signora Moreau appena li vide, fece una cosa inaspettata: corse ad abbracciare Louis, che rimase interdetto.
-Grazie! Grazie mille di aver aiutato mio marito. Sei stato prezioso! Io ero fuori città, sono tornata appena ho potuto. Ho saputo che sei arrivato in ritardo a prendere Andy; mi spiace. Venite in cucina, ragazzi. Qui ci serve un bel the caldo-

Il signor Moreau li raggiunse poco dopo. Si era creato un clima confidenziale, per cui Andy si mise tranquillo a giocare con un po' di impasto di pane e le formine dei biscotti, mentre la signora Moreau infornava le pagnotte, e Louis ed il custode ripulivano i box danneggiati.

Era ormai sera, e parve quindi naturale che Andy e Louis si fermassero a cena.
Quel che non si aspettava Louis era di sentir parcheggiare un'auto sul piazzale, per poi veder apparire Harry.
Il vederlo di persona gli fece l'effetto di un salto nel vuoto: una torsione dello stomaco, un capogiro improvviso e le guance che divennero dello stesso colore della brace nella stufa.
-Buonasera a tutti. Cos'è successo?- Chiese il giovane uomo, togliendosi la giacca e restando in jeans e felpa.
Moreau gli spiegò tutto, e Louis intanto sentiva soltanto un ronzio alle orecchie. Poteva sentire il profumo che usava sin da dove era seduto. Era perfettamente consapevole di ogni minimo fruscio della felpa sul ripiano del tavolo. Lui era lì.

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