60. Epilogo

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-Sei anni dopo-

Il torpore sonnolento del pomeriggio torrido stava lasciando che qualche refolo di aria fresca, finalmente, muovesse l'aria.
Erano le sei di sera di un caldissimo settembre, uno dei più caldi degli ultimi vent'anni, ed il parco della villa stava lentamente rianimandosi. Persino gli insetti, persino i passerotti e gli scoiattoli rossi parevano rintanarsi per cercare tregua dall'afa, durante il giorno.

Louis era seduto contro il tronco del suo amato cedro del Libano, dalla parte in ombra, ed ascoltava con assoluta delizia i rumori del sottobosco.
Teneva gli occhi chiusi, sentendo finalmente un senso di pace pervaderlo. Quel posto gli era mancato un sacco.
Accarezzo' i fili d'erba ed il terriccio, misto a foglie secche e ramoscelli, apprezzando l'umidità fresca permeare i calzoncini corti sotto al suo sedere e sulle gambe.

Sentì avvicinarsi i passi di Liam, attutiti dal terreno elastico, soltanto perché c'era assoluta quiete, e si voltò a guardarlo.
Liam si sedette semplicemente accanto a lui con un sospiro:
-Dio, che faticaccia. Non sei a dormire?-
-Non ho sonno, sono troppo stanco per averlo. E poi volevo venire qui-
-Il jet-lag mi uccide. Credo che andrò da Suzanne e le chiederò della valeriana. Harry dorme?-
Louis annuì, guardandolo, con la tempia appoggiata al tronco.
-Tu come stai, Louis?-
Il giovane si voltò di nuovo e chiuse gli occhi, annuendo.
-Seriamente. Come stai?-
-Seriamente, Liam... sono sollevato. Tornare a casa non può fargli che bene. Ed io sono contento di essere qui. Anne è d'accordo con me: comunque vada, Harry rimarrà qui. Non faremo altri tentativi simili. Non ne vale la pena-
Liam annuì, lo sguardo basso. Non era stato facile per nessuno, tantomeno per lui, ma per Louis doveva essere stato devastante. Il giovane, però, aveva stupito tutti con la sua caparbia e serena accettazione, con la sua ostinata perseveranza nello stare vicino ad Harry nonostante tutto.

Un anno prima, Harry aveva avuto un brutta, bruttissima ricaduta. Era stata la più grossa crisi che avessero mai affrontato; i dottori, sua madre, i suoi amici avevano temuto che non si riprendesse più. Il ricovero in clinica non aveva dato i risultati sperati, e tramite la fondazione di Anne, che si occupava di ricerca sulle malattie mentali, avevano contattato alcuni psichiatri americani per ottenere che Harry fosse inserito nel loro gruppo di sperimentazione per un nuovo farmaco.
Louis ed Harry si erano trasferiti a Los Angeles ed Harry aveva affrontato un lunghissimo ricovero; lentamente aveva ripreso una parvenza di lucidità mentale. Altrettanto lentamente, e con periodiche crisi, aveva ripreso contatto con la realtà, nonostante le allucinosi fossero a tratti prevaricanti. Ma era "tornato tra noi", come diceva Louis, cambiato. L'esperienza lo aveva segnato; ora che era consapevole di quello che era successo, era caduto in depressione.
Si era fatto dimettere due settimane prima, esprimendo il desiderio di rientrare a Londra. E Louis lo aveva assecondato.

-Zayn dov'è?- Chiese Louis.
-Dovrebbe arrivare a momenti-
-Liam, ne approfitto del fatto che siamo soli per dirti una cosa: grazie. Tu e Zayn mi avete dato una forza incredibile. Siete stati i miei migliori amici in assoluto, assieme a Niall. Senza di voi, senza le vostre visite, senza la vostra presenza, non ce l'avrei mai fatta-
-Io sono sicuro di sì, invece. Sei molto più forte di quel che dai a vedere- commentò Liam, guardandolo.
-La forza della disperazione- scherzo' amaramente Louis. Liam scosse la testa:
-Ti meriti di essere felice, Louis. Te l'ho sempre detto, sin da quando ti conosco. Vi meritate di essere felici-
-Io lo sono, Liam. E tornerà ad esserlo anche lui. A questo proposito... c'è una cosa che ti volevo chiedere-

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La biblioteca era immersa nella penombra; Louis scorse il profilo di Harry contro la finestra. La sagoma alta, le spalle ampie, i capelli ancora più lunghi del solito che si inanellavano. Il cuore iniziò a battere più forte; lo amava, e sempre lo avrebbe amato.
-Che bello essere qui. Non mi sembra vero- disse, avvicinandosi. Harry si voltò e gli sorrise, ed anche se quella smorfia non coinvolse gli occhi, Louis lo considero' un buon segno. Lo abbraccio', e le lunghe braccia di Harry lo strinsero.
-Ti devo parlare, Harry. Vieni-
Lo prese per mano e lo tirò, un po' recalcitrante, nella sala del pianoforte.
Lo strumento era avvolto da un panno chiaro, che lo preservava dalla polvere. Louis si diresse al divano, e fece sedere il pianista. Notò che Harry evitasse di guardare lo strumento; i farmaci lo ottenebravano, ed il consueto tremore delle mani a tratti diventava invalidante. Non aveva più suonato una nota.
-Perché mi hai portato qui? Sai quanto soffro nel non poter sollevare quel coperchio- si lamento'.
-Lo so, ma sbagli. Tu lo puoi sollevare-
Harry per tutta risposta gli alzò le mani davanti al viso, guardandolo con intenzione. Louis gliele afferrò e gliele abbassò in grembo. Erano gelide, come sempre.
-Ascoltami. Sono certo che tornerai a suonare. Sei solo spaventato. Il tremore non ti ha mai fermato-
Harry lo guardava, inespressivo. Non gli credeva.
-Amore, ascoltami. Ti ricordi quello che ti ho sempre detto? Che, qualsiasi cosa accada, io sarò qui ad aspettarti. E penso di avertelo dimostrato-
Harry ebbe una smorfia di dolore e distolse lo sguardo, commosso.
-Ancora non so cosa io abbia fatto per meritarmi di averti-
-Ti ho sempre aspettato. Ti ho accompagnato, ti sono stato a fianco, ci sono sempre stato. Giusto?-
Harry annuì, gli occhi luccicanti nella penombra, finalmente vivi di emozione.
-Allora devi lasciarmi chiederti una cosa. Una soltanto. Non puoi dirmi di no-
-Tutto ciò che vuoi, Louis-
-Ti prego, Harry: suona per me-
Il pianista si porto' le mani al viso, affranto. Louis aveva un groppo in gola, sentendosi sull'orlo di un precipizio: da un lato la salvezza, dall'altro la follia.
Harry tenne le mani sul viso per un tempo infinito; poi le riabbasso'.
-Solo per te-
Louis lo guardò alzarsi, sentendo mille emozioni diverse gonfiargli il petto: gioia, dolore, sollievo, commozione.
Si alzò a sua volta per aiutare Harry a sollevare il pesante involucro dal Boesendorfer a coda; vi era lo stesso un velo di polvere ad opacizzare la lucida superficie. Louis fece per accendere le luci, ma Harry lo fermo'.
-No. Fammi suonare al buio. Fammi credere, per un momento, che la realtà sia diversa-
A Louis salirono le lacrime agli occhi, ma annuì.
Guardo' Harry sedersi e regolare lo sgabello, con la familiarità nei gesti di chi ha molta pratica.
Harry gli fece cenno di mettersi in piedi di fianco allo strumento, cercando il contatto visivo con lui. Sospirò, in tensione. Esitò, poi abbassò le mani sui tasti.
Louis tremo', mentre Harry produceva i primi, lenti accordi, da un anno a questa parte. Il pianista chiuse gli occhi, rilassando le spalle, mentre la tensione dell'ultimo anno scivolava via sotto le note di Speechless, e se l'accordatura non era perfetta e c'erano delle imprecisioni, Louis nemmeno le notò, perché scoppiò a piangere silenziosamente.
Anche Harry aveva le guance rigate di lacrime, e lo sguardo vivo di chi ha fatto un viaggio lontano ed è finalmente tornato a casa.
La melodia sfumo'. Louis abbraccio' Harry da dietro, appoggiandogli la testa sul collo.
-Louis, tu mi salvi sempre. Io non so cosa ho fatto per meritarmi di averti; sei un angelo. Sei il mio angelo. Io sono senza parole-
-Io non sono un angelo, ma un uomo perdutamente innamorato. Capisci cosa voglio dire, quando ti dico che ci sarò sempre?-
-Penso di averlo capito. Tu sei capace di trascinarmi attraverso ogni difficoltà, verso le stelle- gli sussurro' Harry, toccandosi l'avambraccio dove, qualche anno prima, si era fatto tatuare proprio quel motto latino, "Per aspera ad astra" accanto ad un occhio, quello di Louis.
-Harry... io ti voglio sposare-
Harry si girò a guardarlo.
-Ti voglio sposare- ripeté il giovane, tirando fuori da una tasca una fedina sottile che teneva da giorni addosso, nel tentativo di trovare il coraggio di dargliela.
Harry rimase in silenzio, mentre Louis gli infilava l'anello all'anulare.
-Vuoi?-
-Certo che ti sposo. Anche adesso- rispose Harry, alzandosi e girandosi per abbracciarlo.
-Allora facciamolo a breve. Qui, alla cappella del parco. Ho già chiesto a Liam di farmi da testimone- rivelò Louis, facendo sorridere Harry. E stavolta, il sorriso gli illumino' anche gli occhi, e Louis capì che il peggio era passato. Harry si abbassò a baciarlo, provocandogli un terremoto nel cuore.

Poco dopo, veniva con spasmi convulsi, la testa gettata all'indietro, mentre piacere e dolore si fondevano, in un momento solo loro. Bianco dietro alle palpebre. Estasi.

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Era un fresco mattino di ottobre, ed il parco della villa era un incendio di colori. Le foglie rosse, gialle ed arancioni sembravano pennellate vivide contro il cielo grigio; non c'era il temporale, ma sembrava in procinto di piovere.
Attorno alla cappella erano state disposte alcune panche; l'altare era addobbato di rose scarlatte, le preferite da Harry e Louis, e gli invitati stavano chiacchierando in una atmosfera di eccitata aspettativa.
Harry era splendido nel suo abito elegante, grigio scuro, affiancato da Niall ed Andy. Dall'altro lato, Liam e Zayn, i testimoni di Louis.

Le panche erano gremite perché, nonostante la cerimonia lampo, i due sposi avevano voluto invitare anche amici e colleghi: c'erano Ed e Jamie, c'erano i tecnici che lavoravano allo studio di registrazione, c'erano alcuni manager dell'agenzia di Harry. Dall'altro lato, oltre al padre, vi erano i colleghi di Louis, che avevano lavorato nello studio fotografico assieme a lui. Si era preso un anno sabbatico per stare vicino ad Harry, ma ora contava di riprendere una attività per la quale, grazie alla Nikon che gli aveva regalato suo padre per il diploma, aveva scoperto un amore viscerale.

La cerimonia era stata volutamente organizzata in maniera semplice, ma Louis non trovò nulla di semplice nel mettere un piede davanti all'altro per raggiungere l'altare. Poi alzò gli occhi in quelli del suo promesso sposo, colui che a breve sarebbe diventato suo marito, e all'improvviso il brusio smise di essere percepito dalle sue orecchie. Harry gli sorrise, scompiglio' i fili verdi che, come sempre, avvolgevano la testa di Louis, e lo prese per mano.

Poco dopo, i due si scambiarono gli anelli.
A lato dell' altare, Zayn sbatte' le palpebre per evitare che le lacrime uscissero dai suoi occhi, mentre Liam gli dava un lieve spintone per farlo sorridere.
-Stai fermo- gli bisbiglio', facendo finta di adombrarsi. Liam scosse la testa, sorridendo, ed intreccio' la mano alla sua, mentre Harry e Louis si scambiavano un bacio tra gli applausi.

                         Fine

24/03/2017 spazio autrice: dedicherò una storia a questi Liam e Zayn. Non so quando inizierò a pubblicarla, ho pronte soltanto alcune parti sparse. Penso sarà un po' una spin-off.

Vi ringrazio infinitamente per tutti i commenti, tutti i i voti e le letture che questa storia ha guadagnato. Grazie di cuore di averla apprezzata. Siete incredibilmente dolci. Grazie❤❤❤
A presto, Lucia


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