Louis salì in auto dieci minuti dopo. Liam notò che aveva gli occhi brillanti di eccitazione, anche se tentava di nasconderlo:
-Harry è a casa?-
-È a casa- confermò l'autista, mettendo in moto.
-Finalmente- si lasciò sfuggire il ragazzo. Liam sorrise.Non appena uscì dall'auto, dopo aver ringraziato Liam, Louis si diresse direttamente nell'ala nord, e sentendo il suono del pianoforte un nodo di commozione gli bloccò la gola. Era così bello poter avere di nuovo Harry... non avrebbe commesso altri sbagli: sarebbe stato bene attento a non mostrargli paura o titubanza, e tutto sarebbe andato bene.
Entrò nella biblioteca e lascio' lo zaino sul tavolo dove di solito faceva i compiti, dirigendosi direttamente nella saletta del piano. Si avvicinò neanche troppo silenziosamente al pianista e lo abbraccio' da dietro, appoggiandogli la testa sulla nuca. Harry smise di suonare:
-Ciao anche a te, Louis-
-Bentornato a casa-
Harry gli accarezzo' la gamba con una mano, dietro al ginocchio, appoggiandosi all'indietro contro il torace di Louis. Il ragazzo si chino' di lato e gli bacio' il collo, facendogli alzare le spalle per difendersi. Harry lo tirò per un braccio per farlo sedere in braccio a lui, accarezzandogli il viso con il dorso dell'indice.
-Devi ancora pranzare- commentò Harry.
-Prima volevo salutarti-
-Ok, ora però vieni a mangiare; non è il caso di far arrabbiare Suzanne-
Harry lo fece alzare e lo prese per mano, portandolo in un salone della villa che Louis aveva solo intravisto.
-Non conosco nulla, di questa villa- commentò il ragazzo.
-Rimedieremo. Vieni- disse Harry, portandolo verso la vetrata. Erano al piano terra, e la zona dava sul lato opposto alle camere. Con stupore, Louis si rese conto che vi fosse una cucina con l'isola centrale.
-Mai usata, se è questo che stavi per chiedere- affermò Harry, conducendolo fino all'isola.
-Siediti-
-Perché hai una cucina? Hai creato un appartamento completo dentro alla villa?-
Harry aprì un cassetto, prelevandone due tovagliette di bambù.
-Sì; diciamo che era stato progettato per poter ospitare mia madre e mia sorella in autonomia. Di là c'è un salotto, ma io preferisco pranzare qui- spiegò Harry, apparecchiando la tavola.
-Sembri sapere dove sono le cose- commentò Louis, seduto sullo sgabello.
-Diciamo che l'ho usata un paio di volte- rivelò Harry, lanciandogli un'occhiata strana.
-Ma hai appena detto... oh-
-Già... oh. Sono fatto di carne anch'io. Non penso la cosa ti scandalizzi-
Louis si guardò le mani, arrossendo.
-Ehi. Perché fai così?-
-Mi dispiace, io... non ho la tua esperienza. Sono solo un ragazzino- commentò Louis, facendogli il verso.
-Mi stai facendo una scena di gelosia- realizzò Harry con un sorrisetto.
-Ragazzino permaloso... sappi che nessuno mi ha mai preso quanto te... non devi mai dubitare di questo. Se tu non avessi soltanto diciotto anni e quell'aria da bambino, sappi che saremmo già ben oltre- lo spiazzo' Harry, facendogli trattenere il fiato mentre gli si avvicinava repentino e lo abbracciava da dietro a sua volta, baciandolo sul collo in maniera sensuale.
Ottenuto la reazione che voleva, Harry sorrise.
-Sei ancora un bambino...ed amo questa cosa- disse, lasciandolo andare per recuperare il pranzo che Suzanne aveva preparato. Louis degluti', ricomponendosi, mentre cercava di trovare una posizione comoda sopra allo sgabello, i jeans improvvisamente stretti.
Harry fece ritorno poco dopo con due pirofile coperte e dei barattoli di salse; impedì a Louis di aiutarlo e preparò i due piatti. Erano semplicemente petto di pollo alla griglia, verdure, e mele cotte al forno. Louis era emozionato; era la prima volta che mangiava con Harry. Osservò di sottecchi il pianista pranzare, felice di condividere quel momento di quotidianità.
Louis ricoprì di ketchup e maionese il suo pollo, facendo sorridere Harry:
-Non sei molto salutista, vero?-
-Uhm... non particolarmente. Tu sì?-
-Per forza. Devo calibrare l'alimentazione, per i farmaci-
-Ah, giusto. Ho letto su Internet che possono provocare problemi metabolici-
-Sei andato su Internet a documentarti?-
Louis guardò allarmato il pianista, ma sorrideva, per cui si rilasso':
-Sì... ma non mi pare che tu abbia quel genere di problemi. Sei...sei in forma- si impappino' Louis, ripensando a poco prima.
-Mi lusinghi. Grazie. Su, ora mangia-
Finirono di pranzare molto serenamente, con qualche chiacchiera e qualche momento di silenzio per nulla imbarazzato. Era bello starsene lì, tranquilli, a godere della presenza l'uno dell'altro, dopo il malessere degli ultimi giorni.Finirono di mangiare le mele, scioglievoli e caramellate a puntino, ed Harry decise di fargli fare il giro completo della villa.
Gli fece vedere tutte le innumerevoli stanze, molte piene di quadri e di collezioni di ceramiche; Louis scoprì che vi fosse anche una piccola palestra, oltre a saloni immensi vuoti, che richiamavano alla mente le ricchezze del passato per gli stucchi e le decorazioni delle pareti e dei soffitti.
-Qui dentro è un museo- trasecolo' Louis, colpito.
Una stanza era piena di strumenti musicali, alcuni molto rari, provenienti da tutte le parti del mondo.
-Non dirmi che quello è uno Stradivari- commentò, osservando una teca dove giaceva un violino.
-No; non lo terremmo mai qui incustodito, scherzi. Quello era di mia nonna- disse con affetto Harry, sfiorando la teca con le dita.
-Quindi la passione per la musica è una cosa di famiglia- commentò Louis con tono dolce, accarezzando con gli occhi lo strumento.
-Tu sai suonare qualcosa?-
-So strimpellare la chitarra...e da piccolo ho preso qualche lezione di pianoforte, ma praticamente so suonare due canzoni in croce, perché non ho mai avuto la pazienza di applicarmi seriamente- rivelò Louis.
-Il pianoforte non è qui, quindi lo proverai dopo; intanto prendiamo la chitarra- lo sorprese Harry.
-No, no, sei matto! Mi vergogno- tentò di fermarlo Louis, ma il pianista aveva già imbracciato una chitarra classica e la stava accordando con molta familiarità, cosa che mise ancora più in imbarazzo Louis.
-Tu sai suonarla!- Lo accusò.
-So suonare tutti gli strumenti che vedi, a livello elementare. Ho fatto il consevatorio- rispose Harry, porgendogliela.
-Non voglio suonare davanti a te, sei troppo bravo e mi sento in imbarazzo-
-Dai, non farti pregare. Provaci. Ti aiuto io. Per favore- lo pregò gentilmente Harry, al che Louis, sbuffando, non poté che cedere.
-Se ridi ti uccido- lo avvertì, imbracciando la chitarra dopo essersi seduto su uno sgabello. Testo' a sua volta l'accordatura, e poi suonò qualche accordo esitante.
-Sei più bravo di quel che vuoi far credere!- Esclamò Harry.
-Macché...- replicò Louis, cercando un giro di accordi nella sua memoria arrugginita. Trovatolo, canticchio' a bocca chiusa una melodia.
-Ehi, fammi sentire un po' quella voce...-
-Non esiste-
-Dai, siamo solo io e te, cosa te ne frega, Louis!- Insistette Harry.
Louis alzò gli occhi al cielo, iniziando a canticchiare le parole. Harry gli fece cenno di alzare il tono di voce, facendolo sorridere.
Cercò di non pensare al fatto che stava cantando davanti ad un musicista famoso... la voce ebbe un momento di incertezza, poi prese un po' di coraggio e portò avanti la canzone evitando di guardarlo. Decisamente meglio. Quando gli ultimi accordi risultarono nell'aria, Harry lo sorprese:
-Louis, hai una voce bellissima-
-Non è vero... a me non piace- arrossi' il ragazzo, restituendo la chitarra.
-Fidati. È così- gli garantì Harry, riponendo lo strumento e voltandosi per abbracciarlo. Il bacio che seguì fu dolce ed irruento allo stesso tempo; Louis sentiva il cuore rimbombare nelle orecchie e sotto alle mani di Harry, per una volta calde, infilate nella sua maglietta.Trad. titolo: "Volare con le proprie ali"
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Ad astra
FanfictionUna villa settecentesca, circondata da un parco botanico immenso, viene ristrutturata ed occupata da un personaggio misterioso: un pianista dalle origini nobiliari, Harry Styles. Louis è un ragazzo cresciuto troppo in fretta: sta vivendo da solo con...