34. Hic sunt leones

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Tornare a scuola, il martedì, fu a dir poco traumatico. Tutto filo' liscio fino a quando varco' la porta di casa: lì iniziarono i guai.
Innanzitutto, portando fuori il Land Rover dall'autorimessa, Liam foro' una gomma su un attrezzo da giardino abbandonato, chissà come, ai margini del vialetto. Louis non la finiva più di scusarsi, anche se non ricordava affatto di averlo usato. Dovette correre di buona lena per arrivare a scuola, trafelato e sudato, e vedersi chiudere in faccia il portone.
La prima ora saltò così; alla seconda, quando finalmente poté entrare, si rese conto che la bottiglietta d'acqua che teneva nello zaino si fosse aperta durante la corsa. Libri, quaderni, astuccio: tutto bagnato.
Amelie, uscita dall'aula di scienze, lo aiutò ad asciugare alla bell'e meglio la carta umida, senza riuscire a nascondere qualche risatina divertita.
-Grazie, eh- commentò Louis, tamponando il fondo dello zaino.
-Scusa. Secondo me ti conviene portare tutto in bagno ed asciugare con l'asciugamani ad aria- lo consigliò saggiamente lei, aggiungendo che avrebbe avvertito il professore di matematica del ritardo.
Così Louis trasporto' tutta la sua roba nel bagno maschile del piano terra, l'unico dotato di asciugamani ad aria calda. Più che altro, desiderava salvare i libri. Era intento in questa occupazione, quando entrò Malik.
Louis si irrigidi' suo malgrado; ricordava molto bene il dolore dell'ultimo pestaggio.
Ma il ragazzo si limitò ad entrare in un cubicolo, e poi a lavarsi le mani una volta uscito. Louis si interruppe per permettergli di asciugarsi; Zayn lo ignoro', e tutto sommato a Louis andò bene così.
Dieci minuti più tardi entrò nell'aula di matematica; tutta la classe si voltò, mentre il professore esclamava:
-Ma guardate un po' chi ci degna della sua presenza: il signor Tomlinson! Quale onore-
Louis arrossi', prendendo posto nell'unico banco disponibile, davanti.
-Mi scusi, professore-
Amelie alzò le mani, in segno di esasperazione: aveva avvertito del guaio di Louis, ma il prof era davvero uno stronzo.
-Vuole un caffè, o del the? No? Tutto a posto? Possiamo continuare?-
Louis annuì. Non voleva avviare una discussione; non ne valeva la pena. Il professore, soddisfatto, riprese a spiegare.
Louis sbircio' il libro di Zayn, perché era proprio di fianco a lui, ed aprì alla stessa pagina.
Strabuzzo' gli occhi quando Malik gli passò un bigliettino. Credendo di doverlo passare, fece per darlo alla ragazza dietro di lui, ma Malik gli strattono' lievemente il polso della manica, facendogli cenno di leggerlo.
Louis sospirò: sarebbero stati insulti? Un nuovo modo di dargli fastidio?
Invece, il contenuto lo stupì non poco, tanto che sbarro' gli occhi.
"Mi serve il nome della palestra dove lavora il tuo autista".

Louis non rispose, riservandosi di chiedere chiarimenti a fine ora. Quando suonò la campanella era l'intervallo; Louis si attardo', e lo stesso fece Zayn, fino a quando non rimasero soli.
-Perché vuoi questa informazione?- Lo affrontò. Il ragazzo gli incuteva timore, ma contava di riuscire a scappare, se le cose si fossero messe male.
-Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda- affermò il ragazzo.
-Capirai bene che ho le mie ragioni per chiedertelo. Chi mi dice che una sera non lo aspetti fuori con quei simpaticoni dei tuoi amici?- Ribatte' Louis, guardando il compagno di banco radunare le sue cose.
-Voglio allenarmi. Mi pare di aver capito che insegna boxe- spiegò Malik, alzandosi.
-Gli farò presente la cosa- affermò Louis, e l'altro annuì.

In realtà Louis accantono' la faccenda fino a sera, perché ricevette una telefonata da Stoccolma che lo preoccupo'.

-Ciao Louis; posso parlarti un minuto?-
-Ciao, papà. Dimmi pure- disse il ragazzo, che era un biblioteca a casa di Harry, a studiare.
-La scuola di Andy mi ha contattato per dirmi che il rendimento di tuo fratello è drasticamente in calo. Era mai successo, prima d'ora?-
-L'ho sempre seguito nei compiti; forse si deve solo responsabilizzare- commentò Louis, posandosi all'indietro sullo schienale.
-All'inizio era partito entusiasta... sono preoccupato-
-Ma è successo qualcosa? Gliel'hai chiesto?-
-Dice di no; potresti provare a parlarci tu?-
-Certo, stasera lo chiamo. Poi ti saprò dire-

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