Anne entrò a passo deciso in reparto, seguita da un Louis incredulo. Quello era uno tra i pomeriggi più strani della sua vita.
Niall la salutò, assumendo una espressione sorpresa quando scorse Louis, ma la donna gli parlò sottovoce per qualche minuto, e l'agente annuì.
-Su. Andiamo a salutare Harry- disse lei, congedando il manager e precedendo Louis nella camera di Harry.I corridoi sembravano quelli di un albergo, ma le camere, anche se confortevoli, si rivelavano quello che erano: una struttura sanitaria.
Harry era seduto alla finestra, dotata di vetro antisfondamento e chiusa a chiave. La sua mise, pigiama coperto da vestaglia senza laccio, sarebbe potuta essere buffa; lui invece non sfigurava nemmeno in quella tenuta ospedaliera.
-Mamma. Pensavo non arrivassi più- disse il pianista, sgranando gli occhi nel vedere Louis.
-Sono rimasta a parlare con questo tuo amico, che viene a trovarti tutti i giorni nonostante tu ti rifiuti di vederlo. Non ti ho insegnato ad essere maleducato, Harry- affermò la donna, facendo cenno a Louis di avvicinarsi.
-Ciao, Harry- disse, esitante ed emozionato.
-Ciao, Louis- sospirò Harry, scuotendo la testa.
-Bene. Vi lascio parlare; avete molte cose da dirvi. Tornerò più tardi- si congedo' la madre di Harry.Louis rimase impalato nel centro della stanza, ad occhi bassi. Harry tacque per un tempo lunghissimo; poi ruppe il silenzio facendolo sobbalzare:
-Prendi quel blocco da disegno, per favore-
Louis si voltò nella direzione indicata ed afferrò l'oggetto.
-Sfoglialo-
Louis aprì il blocco, esitante.
Confusione di linee verdi, che a tratti diventavano arabeschi e ghirigori di note. Gli sembrava di sbirciare un diario personale, e fece per restituirlo al proprietario, ma Harry lo incito' a guardare ancora:
-Osserva. Cosa vedi?-
Louis si sedette sul letto, dando un'occhiata più approfondita, e sgrano' gli occhi: su tutte le pagine, i ghirigori si intrecciavano tortuosi fino a formare il suo nome, in sottofondo.
-Harry... sono disegni bellissimi- commentò, stupito e profondamente emozionato.
-Mi sei entrato in testa, Louis. Vieni qui- fece Harry, e Louis si fiondo' a farsi abbracciare, finalmente.In corridoio, Anne discuteva con l'agente.
-Niall, io apprezzo tutto quello che fai per Harry. Hai sempre svolto un lavoro impeccabile ed hai sempre agito per il bene di mio figlio. Ma stavolta è diverso. Non lo puoi proteggere da tutto ad ogni costo- affermò lei.
-Signora, io ho molti dubbi che sia una cosa saggia turbarlo ancora di più. L'equilibrio di Harry è fragile. La stampa ci sta addosso; non abbiamo bisogno di scandali, o gossip. Lei si rende conto di cosa significherebbe per Harry?-
-Niall, vivo nello stesso mondo di mio figlio, so di cosa stai parlando. Ma io voglio dargli l'opportunità di essere felice. Hai visto i disegni di Harry?-
L'agente chino' la testa, annuendo.
-Ti prego, Niall. Non mettere davanti la sua carriera a tutto il resto. Harry merita di essere felice-
-Non le posso negare la mia preoccupazione, signora Cox. Cercherò di fare del mio meglio, ma non garantisco niente- rispose l'agente, congedandosi.Louis si lasciò abbracciare e passare le mani tra i capelli per quelli che gli parvero pochi minuti; in realtà trascorse velocemente tutto l'orario delle visite, arrivando l'ora di cena. All'arrivo dell'operatore col vassoio Louis fece per uscire, ma la mamma di Harry aveva chiesto il permesso per poterlo far rimanere più a lungo, per cui fu informato di avere ancora tempo.
-Non vedo l'ora di tornare a casa- sospirò Harry, guardando con desolazione il vassoio.
-Quando ti dimetteranno?-
-Non appena i valori del sangue rientreranno nei parametri; la nuova cura mi ha sballato tutto, per cui sto assumendo un altro principio attivo. Speriamo sia quello giusto. Mi manca il pianoforte-
Louis gli sorrise, intenerito.
-Appena a casa dovrai passare ventiquattro ore su ventiquattro al piano, ti avverto. Ho anch'io bisogno di sentirti suonare-
-Mi piace come hai detto: casa-
Louis arrossi', facendo ridere Harry.
-Dai, non prendermi in giro- protesto'.
-Sei adorabile-
-Facendo queste osservazioni infierisci sulla mia dignita' di maschio- reagì Louis, scherzando solo a metà.
-Oh, oh, oh. Ecco il signorino permaloso. Non puoi farci niente se, anche quando ti arrabbi, risulti carino- ridacchio' Harry.
Louis si incanto' a guardarlo: pareva così normale. Così presente.
-A cosa stai pensando?- Gli chiese Harry.
-Penso... a quanto bello sarebbe se fosse sempre così, tra noi- rispose sinceramente Louis, guardandolo negli occhi.
-Non ti prometto niente, Louis, perché sai che non posso farlo. Però possiamo tentare, se non ti spaventa troppo la cosa- affermò seriamente Harry.
-Io ci tengo, a te-
-L'avevo capito. Su, ora torna a casa lo stesso. Sono sicuro che tu debba ancora metterti sui libri, oggi. Non devi sottovalutare la scuola, Louis-
-Ora vado. Spero di vederti presto a casa. Intanto... posso tornare, domani?-
Harry gli sorrise, e Louis lo prese come un sì.Uscito dalla clinica, si incammino' verso la fermata dell'autobus, ma una macchina accosto' al marciapiede. Era l'auto di Harry.
-Salta su. Ho ordini di darti un passaggio- lo informò Liam. Louis salì, agganciando la cintura.
-Hai parlato con la mamma di Harry?-
-No, con Niall. Io spero che sia la cosa giusta, Louis. Ma non ho a cuore soltanto la sua salute mentale: penso anche a te. Mi raccomando-Louis annuì, appoggiando la testa al finestrino.
-Non preoccuparti. Se Black, Greene e Malik non mi uccidono prima, vedrai che andrà tutto bene- scherzo'.
-Di quello ci dobbiamo occupare. Non puoi accompagnare Harry coi segni di una rissa sul tuo bel faccino- lo prese in giro Liam, e Louis sorrise, perché capì che Liam aveva fiducia in lui.Due giorni dopo, Harry fu dimesso e Liam lo accompagno' a casa. Era il primo pomeriggio; lascio' a casa il pianista, alle cure dei Moreau, e tornò in auto per andare a prendere Louis a scuola.
Era in anticipo; parcheggio' defilato, in modo da non intralciare il traffico, ma soprattutto in modo da non essere visto.
Sperava in Black, ma la sorte gli fece intravedere soltanto Malik.
Pensò che potesse essere un inizio, e scese dalla macchina, avvicinandosi al ragazzo, che era di spalle e si stava accendendo una sigaretta.
-Tu sei Malik. Giusto?- Lo apostrofo'.
L'altro si voltò, sorpreso, con gli occhi socchiusi nel gesto di aspirare per accendere.
-L'autista di Tomlinson. Qual buon vento?- Gli rispose il ragazzo, strafottente.
-Ma non avete niente di meglio da fare che prendervela con quelli più piccoli di voi?-
-Tomlinson ha la mia età, bello-
Liam annuì, e poi con una mossa fulminea lo prese per il bavero della giacca di jeans:
-Io mi chiamo Liam Payne, non "bello". Ricordati il mio nome. Perché, se infastidite ancora Louis, sarà il nome che leggerai sulla denuncia per aggressione. Ed anche allora, avrai solo da ringraziare che non mi girino le palle e mi occupi personalmente di voi- lo gelo'.
Malik, sorpreso, alzò le mani, e l'altro lo lascio' andare.
-Riferisci il mio messaggio anche ai tuoi amici- affermò seriamente Liam, voltandosi.
Il tono di scherno di Malik lo fece fermare:
-Perché te la prendi tanto per quel frocetto? Sei anche tu dell'altra sponda?-
Liam si voltò:
-No, anche se non ci sarebbe nulla di male- e se ne tornò in auto.
Malik riprese la sigaretta da terra, dove era caduta dopo il gesto di Liam, provando, per la prima volta dopo molto tempo, un vago malessere interiore.Traduzione titolo: "L'apparenza delle cose è ingannevole" (Seneca)
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Ad astra
Hayran KurguUna villa settecentesca, circondata da un parco botanico immenso, viene ristrutturata ed occupata da un personaggio misterioso: un pianista dalle origini nobiliari, Harry Styles. Louis è un ragazzo cresciuto troppo in fretta: sta vivendo da solo con...