La storia di un'adolescente.

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«Alexandra Stevens.» Chiamò con voce squillante la professoressa McGonnal, una signora anziana con un sesto senso per i problemi adolescenziali.

«Presente.» Rispose quest'ultima dall'ultimo banco della fila centrale, senza degnare di uno sguardo la professoressa di filosofia.

«Si alzi, signorina.» La riprese.

«Non ne vedo il motivo.» Rispose arrogantemente.

«Un due sul registro le basta come motivazione?» Chiese retorica la professoressa, lanciando un'occhiata minacciosa alla ragazza.

Lei s'alzò, facendo strusciare rumorosamente la sua sedia. «Presente, signora McGonnal.» Disse per poi fare un inchino teatrale.

Nella classe si alzò un leggero brusìo, dovuto al comportamento della nuova arrivata.

«Davvero molto simpatica, signorina.» Le disse la professoressa, per poi iniziare la lezione.

A fine lezione suonò la campanella, i ragazzi non tardarono a fare confusione e a recarsi velocemente in corridoio per le altre lezioni, mentre Alex prese lentamente i libri e, strusciando rumorosamente i suoi anfibi, si recò verso la porta della classe di filosofia.

«Ah, signorina.» La richiamò la professoressa, aggiustandosi gli occhiali a mezza luna.

Alex si girò scocciata, «Mi dica.» Disse indifferente.

«Lei ha un problema.» Affermò la donna.

«No.» Disse secca la ragazza.

«Non era una domanda, signorina. Comunque, si senta libera di sfogarsi con me quando e dove vuole.» La rassicurò la donna. Alex scosse più volte la testa: lei non aveva bisogno di nessuno, soprattutto di una donna più grande che le dicesse come vivere la sua vita.

«Grazie, ma no grazie.» Rispose quest'ultima, uscendo dall'aula.

Arrivò al suo armadietto e inserì la combinazione, che era ancora "0000", essendo arrivata solo da un mese non aveva avuto il tempo di cambiarla.

L'ambiente non le piaceva. Non le piaceva per niente. Gli inglesi le stavano sulle palle, detto onestamente.

Avevano la puzza sotto il naso ed erano arroganti. Troppo arroganti per lei.

Afferrò il libro di matematica con disgusto per poi dirigersi nell'aula che tanto odiava.

Dopo la noiosa lezione di matematica suonò la campanella della prima ricreazione.

Alex non s'affrettò troppo, non aveva ancora stretto legame alcuno. Era troppo scontrosa, troppo diversa dagli altri.

Arrivò in giardino con un pacchetto di sigarette in una mano e l'accendino nell'altra. Si sedette su un muretto e fumò con calma, non aveva voglia di mangiare, e poi avrebbe potuto farla alla prossima. Se solo voleva.

Alex non si piaceva proprio, ma non voleva cambiare, né per lei né per gli altri, era così, era come la vedevi. Un libro aperto, insomma.

Il rossetto rosso fuoco rimase sulla cicca di sigaretta che la ragazza lanciò per terra, per poi schiacciarla col piede destro.

Ripensò alle parole della professoressa McGonnal. Lei non aveva problemi, non più almeno. Si era lasciata tutto alle spalle, si era lasciata tutto in America.

Abitava a New York, la grande mela, ma lì non le piaceva, ci stava praticamente da quando era nata, ma non le piaceva. Non le piaceva nulla.

Era scontrosa, acida, stronza, arrogante. Ascoltava musica rock, metal, generi che facevano molto rumore.

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