Dangerous Love

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Corse più che poteva, fino a non sentire più le gambe.

E finalmente trovò la classe di Alex.

Bussò ed entrò. «Vorrei parlare con Alexandra Stevens.» Disse cercando di riprendere il fiato.

La professoressa di filosofia lo guardava contrariata: quel genere di ragazzi ti rovinava. Poi spostò lo sguardo sulla diretta interessata.

«Lo conosce?» Gracchiò la McGonnal.

«Purtroppo sì.» Quel "purtroppo" fece venire a Mark la voglia di buttarsi giù da un grattacielo. Ma la represse.

Era lì per lei, doveva salvarla.

«Alex, per favore.» Lo pregò Mark.

Mark non aveva mai detto "per favore" in tutta la sua esistenza. Infatti Alex ne rimase sbalordita. «Tornerò fra poco.» Farfugliò alla professoressa, mentre seguiva una delle ultime persone che voleva vedere in quel momento.

Camminarono per attimi interminabili per il corridoio. Erano affiancati, nessuno spiccicava parola.

«Guardami.» Fu un ordine imposto da Mark e, in risposta, Alex abbassò ancora di più lo sguardo. «Cazzo, Alex.»

Alexandra tentennò ancora un po' per poi alzare lo sguardo.

Era come Mark immaginava.

Bellissima, come sempre, ma ricoperta di lividi gialli. «Quel pezzo di merda..» Sussurrò Mark, mentre gli spostava un ciuffo di capelli dal volto.

Era un abitudine per il moro. Alex non si mosse, ma aveva paura.

Mark ritrasse la mano dal ciuffo per poi poggiarla sul viso ferito. Lo accarezzò un po' e poi sorrise.

Da quant'è che non sorrideva?

«M-Mark..» Alex balbettò. Mark retrasse la mano.

«Mi dispiace, Alex.»

«Per cosa?» Fece la finta tonta.

«Per non averti dimostrato tutto il mio amore. Ero qui e quella ragazza mi dava attenzioni.. pensavo..» Non continuò. Si fermò, semplicemente perché: non pensava.

Quando quella bionda gli diede attenzioni, lui, non pensava.

Alex aspettava continuasse. «Pensavo sarebbe stato divertente..» Le lacrime iniziarono a farsi sentire, a bagnargli gli occhi. Ma non gli occhi di Alex, quelli di Mark. «Tu non mi davi mai attenzioni.. non avevamo mai fatto l'amore.. non mi avevi mai detto 'ti amo'...»

Forse perché non l'amava. «Ho iniziato a fare il duro. Più duro di prima. Q-Quel giorno quando ti ho visto con l'angelo della scuola... sono impazzito. Tu... tu eri mia! Tu, cazzo, sei mia. Sono morto di gelosia, dannazione.» Continuò.

«Mark, basta.»

«No! Non mi fermo, Alex.» Gli prese il viso fra le mani, imponendole di guardarlo. «Non lo capisci, Alex? Io ti ho amato, io ti amo, come non ho mai amato nessuno. Mi hai cambiato..»

«In peggio.»

«No, mi hai cambiato in meglio. Mi hai tirato fuori dal buio che stavo vivendo. Hai iniziato a illuminare le mie giornate. Le hai illuminate di rosso fuoco, come il rossetto che porti sempre.» Mark tirò su col naso e sorrise. «Hai iniziato a farmi di nuovo scoprire il senso della vita. Mi hai fatto ritornare a vivere. Mi hai dato una ragione per vivere...»

«Ti prego..» Alex lo supplicò. Quelle parole la stavano facendo sentire malissimo.

«Tu.» Finì il suo discorso. Voleva darle un bacio, ma si limitò soltanto a sfiorarle leggermente le labbra. «Tu mi hai salvato, Alexandra.» Mollò la presa sul suo viso e Alexandra iniziò di nuovo a fissare il terreno. «E io voglio salvare te.»

«Nessuno può salvarmi.» Disse evasiva la bruna, per poi tornare di nuovo in classe.

Lasciò, per la seconda volta in una giornata, un ragazzo nel mezzo del corridoio.

Ma non lasciò un ragazzo qualsiasi: lasciò un ragazzo che l'amava.

Mark rimase a fissare il posto acanto a lui, dove prima c'era la sua vita rosso fuoco. E in quel momento, invece, c'era il vuoto.

Come fosse impazzito, alzò un braccio verso il posto che era occupato Alexandra.

Come per vedere se se n'era andata davvero.

Oppure perché era impazzito davvero.

La storia di un'adolescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora