Benvenuti in squadra.

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Quando John stava per dirle che non lo sapeva, bussarono alla porta. Bussarono in modo strano. Era il codice segreto fra John e Louis.

«È Louis.» Disse John ad Alex e a Matt.

John aprì la porta e Louis si fiondò dentro casa, con un borsone in spalla. «Cazzo, quanto ti ci vuole per aprire una fottutissima porta?»

Louis si accorse dei due ragazzi e gli sorrise. «E voi chi cazzo siete?»

«Oh, Matt, ma uno gentile qua no?» Si lamentò Alex. «Comunque.. io sono Alex e lui è Matt, di sopra c'è un bambino di nome David e siamo i tuoi coinquilini. Tu, invece, chi sei? Un testa di cazzo?»

Era incredibile quanto Alex fosse abile con le parole e con gli insulti. Se qualcuno mai dovesse scrivere le sue doti, la prima sarebbe certamente "rispondere a tono, facendo rimanere l'altro di merda".

Louis la guardò imbambolato. «Amico, è la prima che ti zittisce.» Lo prese in giro John.

«Senti, coso, perché non metti il borsone di soldi per terra e non cancelli le nostre identità?» Chiese Alex, guardandolo negli occhi.

«Hai coraggio, ragazza.» Disse John.

«Da vendere.» Ribatté in tono sicuro lei.

«Però è meglio se ti dai una calmata, ragazzina. A meno che tu non voglia ritrovarti a sanguinare per terra.» Le disse minaccioso Louis, mostrandole una pistola.

«Non ho paura dei coglioni, nemmeno se hanno in mano una pistola.» Louis fece per prenderla ma John lo fermò.

«Louis, pensaci. Ci serve una tipa tosta in squadra. Loro sono perfetti.» Disse John. «Beh, lei lo è, il fratello è un bambino e Matt non ha l'aria molto sveglia, ma potrebbero esserci utili in altri casi.»

Louis sospirò. «Benvenuti in squadra.» E porse la mano ad Alex, in attesa che la stringesse, ma lei non lo fece. «Non mordo.»

«Non è per questo.» Disse lei.

«E allora per cosa?» Quella ragazza avrebbe portato più problemi che soluzioni, ma se John si fidava c'era un motivo.

«Chissà che cazzo c'hai fatto con quella.» Disse sorridendo, e scatenò una risata generale.

Poi, alla fine, la strinse. «Grazie per il benvenuto. Poche chiacchiere e più identità eliminate.»

Louis tirò fuori dal borsone un computer strano, sicuramente modificato.

Digitò un paio di tasti, aprì un paio di finestre e poi disse: «Fatto.»

«Allora siamo soci.» Disse Alex.

«Alex, porco mondo, non hai pensato neanche per un fottuto secondo alle conseguenze? A David? A me? Porco cazzo, potrebbero ucciderti, scoprirti, prendere in ostaggio tuo fratello. Ti fidi del primo che capita, Alex, non va bene!» Urlò Matt con tutto il fiato in corpo.

Alex lo guardò attentamente, mentre gli altri due ragazzi si fingevano impegnati in altro. «Ti ricordo che mi sono fidata pure di te, che ti ho fottutamente seguito fin qua! Ti ricordo che tu per me non sei nulla, solo un fottuto sconosciuto, come loro due!» Indicò i ragazzi.

«Solo un fottuto sconosciuto, Alex?» Chiese retoricamente. «Cazzo, pensavo d'essere almeno tuo amico, ma no, essere amico di Alexandra Stevens è troppo per uno come me, no?»

«Matt, sai quello che intendevo.» Sibilò lei.

«E invece non lo so!» Urlò Matt.

«Smettetela di urlare!» Un grido acuto, un grido di bambino li riscosse dalla loro discussione. Quel bambino era David.

«Va' di sopra, David.» Lo istruì la sorella.

«Per poi lasciarti qua? Magari finisce come quella sera.» Disse il bambino, la voce alzata di un ottava. «Non ti lascio fottutamente sola, Alex.»

Aveva solo tre anni, ne doveva fare quattro, e già si comportava da uomo. Già aveva finito d'avere paura dei mostri, del buio, già aveva smesso di voler farsi portare in braccio. Già era cresciuto.

«Non volevo questo per lui.» Sussurrò la ragazza, rivolta a Matt. «Volevo avesse un'infanzia più felice della mia.»

«A quanto pare, però, sarà peggiore.» Disse Matt. «Un'infanzia fatta da sangue e pistole.»

La storia di un'adolescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora