You're mine.

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Lo curò, ovviamente. «Devi smetterla di fare a cazzotti con lui, sono stata chiara? Non sei preparato.» Gli disse per la millesima volta la bruna.

«Mi stai dando dell'impreparato?»

«Sì.» Ribatté lei.

«Guarda che io sono forte.» Disse Matt, per poi rizzare la schiena e gonfiare il petto.

Alex scoppiò a ridere. «Puoi essere forte quanto vuoi, ma devi sapere dove mettere le mani.» Gli spiegò dolcemente.

«E le devo mettere qui, le mani?» Le chiese Matt, poggiando le sue mani sulla vita della ragazza.

"Le sue mani sulla mia vita. La mia vita nelle sue mani."

Alex strabuzzò gli occhi, mentre Matt la fissava. La fissava come solo lui, con i suoi occhi grigi, sapeva fare.

«N-No..» Balbettò un po' la ragazza.

«Uh, che carina, balbetti.» Disse Matt, e poi le lasciò un dolce bacio sulla punta del naso.

«Io non balbetto.» Si lamentò Alex.

«Oh, sì, l'hai fatto.» La rimbeccò Matt.

Rimasero un attimo in silenzio, a scrutarsi attentamente. Le mani di Matt erano ancora sulla vita di Alex. Si guardavano negli occhi, trapassandosi l'anima.

«Perché hai scelto di curare me? Perché ero messo male?» Quella domanda lo stava tormentando da tempo.

«Sì e no.» Rispose Alex.

«Avanti, Alexandra.» La sollecitò.

«Ho scelto te da curare perché non se ne parla che ti lasciavo andare in ospedale, con tutte quelle infermiere scorbutiche e in menopausa. E anche perché..» Si fermò.

Perché aveva scelto lui?

«Perché..?»

«Perché sei una compagnia più piacevole di Mark.» Alzò le spalle.

«Mi sembra il minimo!» La rimbeccò il ragazzo. «Mark ha mai marinato la scuola perché tu, signorinella, volevi andare al parco giochi?» Fece su e giù con le sopracciglia, in modo buffo.

Alex rise di nuovo. «Smettila di ridere.» Disse serio lui.

«Perché?» Alex aggrottò le sopracciglia.

«Perché poi, se inizi con me, rivolgerai il tuo sorriso a tutti.» Le spiegò, ma lei non capì. «E poi tutti si innamoreranno di te, e io non voglio. Tu sei mia.»

Quelle parole la colpirono nel profondo. Le aveva sempre dato fastidio, quando qualcuno le diceva che era sua. Perché, diamine, non apparteneva a nessuno.

Ma sentirselo dire da Matt cambiò le cose. Non obbiettò. Le piaceva essere sua.

Alex, così, di slancio, abbracciò Matt, facendolo cadere sul letto.

Matt provava dolore e piacere in quel momento: dolore perché era pieno di lividi e, nonostante Alex fosse minuta, pesava. Piacere perché gli piaceva il fatto che lei l'avesse abbracciato.

«Un giorno ti porterò via da tutta questa merda.» Le sussurrò Matt all'orecchio. Lo disse pianissimo, quasi con la paura di romperla.

«E David?» David, il fratellino, era una sua croce.

«Lo porteremo con noi.» E le porse un mignolo.

Alex si staccò leggermente, e gli porse il suo. Li strinsero insieme: era un patto, una promessa.

«Dove ci porterai?» Gli chiese Alex. Aveva la curiosità di una bambina.

«Al mare.» Rispose.

«Al mare?»

«Al mare.» Affermò Matt. «Non ti piace il mare?»

«Amo il mare.» Disse Alex.

«Più di me?» Chiese Matt.

«Più di te.» Matt le fece una linguaccia.

«Ricordati che io sono il tuo salvatore: ti porto al mare!» Le fece notare.

Alex rise di nuovo. La terza volta nel giro di una giornata. «Riderai solo per me, promettimelo.»

Alex lo guardò stranita. «Promettimelo.» Ripeté il ragazzo.

«Okay.» Disse Alex.

«Non voglio sentire 'okay', voglio che dici che me lo prometti.»

«Te lo prometto.» Disse la bruna.

Alex non capiva il perché di quella promessa: non aveva senso.

Ma per Matt, per Matt quella promessa era fondamentale. Voleva che Alex ridesse solo con lui. Voleva che sorridesse solo a lui. Gli piaceva il suo sorriso, gli piaceva il suono della sua risata. Ed era un egoista, quindi li voleva tenere per sé.

La storia di un'adolescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora