Ancora Lividi.

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Suonò l'ultima campanella e Matt si ritrovò a correre fra la folla in cerca di lui: Mark.

Li aveva visti nel corridoio, e non gli piaceva come si stava comportando con la sua Alex.

Lo trovò: era appoggiato al muretto dove di solito si sedeva Alex, ed era circondato da molte ragazze.

«Dawson!» Urlò fuori di sé.

Si stavano rovinando. Tutti. Stavano crollando, stavano cadendo nel vuoto.

«Lewis.» Disse atono. Dopo quello che era successo nel corridoio aveva perso il sorriso stronzo che indossava di solito.

Matt, senza dire più nulla, si fece spazio fra le ragazze e diede un pugno in pieno volto a Mark.

Mark aveva, sì, perso la voglia di vivere, ma nessuno poteva prenderlo a cazzotti senza motivo.

«Sei impazzito, per caso?» Chiese Mark, tenendosi con una mano la parte dolorante.

E, in poco tempo, i due si ritrovarono a picchiarsi (questa volta in modo equo) per Alexandra.

Volavano brutte parole, insulti, imprecazioni.

Alex uscì spensierata dalla scuola, finché la scena di qualche settimana prima si ripeté: due ragazzi che si picchiavano e nessuno che faceva niente.

Dio, avrebbe voluto andarsene, ma sapeva che non era la cosa giusta. Quindi si avvicinò a loro e urlò. «Basta!»

Al suono di una voce, al suono di quella voce, i due si fermarono.

Alex perse due battiti. Erano loro, di nuovo.

Mark era ridotto maluccio: aveva il labbro e il sopracciglio spaccato, e un livido sulla mandibola.

Matt.. il dolce Matt era ridotto malissimo.

Cazzo, era un ragazzo forte, faceva palestra, come poteva farsi ridurre in quello stato da un ragazzo più piccolo?

Matt non aveva mai fatto a botte, ecco perché.

Non sapeva dove mettere le mani ma faceva l'arrogante del cazzo e si era trasformato in un fottuto attacca brighe.

Il ragazzo più bravo della scuola che diventava pian piano un attacca brighe.

Potrebbe diventare l'inizio di una barzelletta.

«Chiama un'ambulanza.» Ordinò Alex a una bionda palesemente tinta che era lì.

«Per chi è?» Chiese Mark. Non gli rispose.

«Alex..» La richiamò il biondo. «Ho iniziato io questa rissa.» Disse alzandosi lentamente. Gli faceva male tutto.

«Il motivo della rissa?» Chiese lei, curiosa.

«Tu.» Rispose il ragazzo dagli occhi grigi.

«Vieni con me, Matt.» Sospirò Alex.

«Quindi medichi lui? Quindi hai scelto lui?!» A Mark tutto questo faceva un male cane.

«Non era destino, Mark. Sei andato a letto con quella bionda perché era destino che ci lasciassimo. Ma noi, Mark, noi non siamo destinati a stare insieme.» Disse Alex, convinta.

«Invece voi sì?» Alex lo guardò.

«No, infatti siamo solo amici.»

«Ma io ti amo, Alexandra.» Insisté Mark.

«Il problema è che io non amo te.» Ribatté la ragazza.

Mark era distrutto. Ma se l'era cercata. Poteva benissimo evitare di andare a letto con una ragazza qualsiasi, no?

Alex prese per mano Matt e si recarono a casa del padre. Sperava con tutto il cuore non ci fosse.

Una volta arrivati davanti alla porta di casa Alex parlò. «Devi sapere una cosa.» Disse.

«Dimmi tutto.»

«Mio padre beve e si droga. Mi picchia e l'altro giorno mi ha violentata.» Sbottò.

«C-Cosa?» Matt sbiancò. «Ma..»

«Solo questo. Niente domande.
Quindi, se vedi che si comporta in modo strano, se mi manda frecciatine o se mi ammolla qualche schiaffo solo perché esisto: è normale.»

«Non è normale, Alex.» Sibilò.

«Lo so.» Rispose soltanto, sbuffando e aprendo la porta.

La storia di un'adolescenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora