Prologue. Odio contro dovere

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Nella vita non si può mai dare nulla per scontato farlo potrebbe essere un errore.

-Patto di Sangue




1


Milano, 16.30
pomeriggio



Un venticello leggero mi scompigliò i capelli mentre scendevo dal taxi. Dopo aver pagato la corsa rimasi a contemplare il lungo palazzo che ospitava molti uffici, fra cui quello indicato dal mio biglietto.

L'indirizzo doveva essere questo. Lessi una terza volta per poi alzare lo sguardo.

Respirai profondamente per cercare di sciogliere il nodo che mi chiudeva la gola e lo stomaco per poi oltrepassare le porte automatiche dell'edificio.

Chiamai l'ascensore e mentre saliva verso il piano indicato pregavo mentalmente che fosse la decisione giusta e indolore.

Appena entrata nella sala d'aspetto fui accolta dal sorriso di circostanza della segretaria.

"Signorina è qui per l'annuncio?" chiese con voce stridula mentre mi squadrava.

"Sì. Il signor Alberti?"

"Si accomodi qui, che intanto lo avviso."

Detto questo, mi fece cenno a una poltrona con il dito e si allontanò nel corridoio.

Mi sedetti appoggiando la cartella sulle gambe e osservai una fila di quadri attaccati alla parete.

Ogni oggetto era disposto seguendo uno schema geometrico, e nulla era fuori posto esattamente come avevo immaginato durante il tragitto in macchina.

La segretaria tornò pochi minuti dopo e mi si avvicinò.

"Signorina..." Alzai lo sguardo inchiodandolo nel suo. "Il signor Alberti la sta aspettando nel suo ufficio. Venga che le faccio strada."

"Molte grazie", dissi per poi prendere la borsa e seguirla attraverso un corridoio ampio, dove alla fine si trovava l'ufficio del ricco imprenditore, il mandante dell'annuncio, a cui stavo per consegnare il mio utero.

Sistemai i capelli con le mani e stirai le pieghe del vestito per donarmi un aspetto meno trasandato.

Sentii i muscoli farsi più rigidi e il respiro cozzare fra i denti mentre la segretaria bussava alla porta.

Non sapevo bene come comportarmi quando mi sarei trovata di fronte a quell'uomo, che in passato mi aveva fatto molto male. Per fortuna la segretaria, che sentii chiamarsi Michela, mi precedette e aprì la porta.

"Signor Alberti, ecco l'ultima candidata della giornata..."

"Ti ringrazio, Michela. Adesso puoi tornare di la."

Era la sua voce, e maledizione, non era cambiata di una virgola. Non era un segnale positivo.

Michela lasciò la porta aperta e prima di sorpassarmi mi regalò un debole sorriso. Il mio cuore batteva forte, avevo quasi il timore che lui lo sentisse.

Mi bloccai sulla soglia confusa sul da farsi, anche se due erano le scelte.

Rimanere e firmare la mia condanna a morte, oppure tornare da dov'ero venuta e sprecare l'ultima possibilità.

 PATTO DI SANGUE (Completa) #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora