Cap 21"Eterna roma"

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Mi ricordo quel anno.
In cui io ti dissi che secondo me la città dell'amore non era Parigi, ma secondo me era Roma.
Allora tu presi i primi biglietti e mi dissi che la prossima settimana saremo partiti per Roma.

Era arrivato quel giorno.
Scendemmo all'aeroporto di Ciampino.
Masticavi poco l'italiano.
Io invece lo amavo.
Mi avevi portato in braccio fino al Colosseo.
Era sul serio il più bello spettacolo.
Il Colosseo, e noi di sfondo che ci baciamo.
Mi avevi comprato una rosa.
C'è l'ho ancora.

Sapevi che le uniche rose che amavo erano quelle rosse e quelle nere

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Sapevi che le uniche rose che amavo erano quelle rosse e quelle nere.
Ricordo quando hai fatto venire un ragazzo alto, dagli occhi Azzurri e i capelli neri.
Aveva addosso un cappellino verde con il disegno del suo negozio, poi aveva una camicia rossa a quadri neri.
Dei jeans non molto stretti.
Delle scarpe che non riuscì a identificare il nome è la marca.
Poi tutto coperto da un grembiule verde che riprendeva lo stemma e lo stile del capellino con la visiera.
Era un po' macchiato di bomboletta spray nera.
Shawn era uscito.
Io ero rimasta sola nella camera.
Questo ragazzo mi disse "Una consegna per Haylee"
Ringraziai in italiano.
Mi porse un mazzo con 17 rose nere, al centro una rossa.
Erano bellissime.

Immaginiamo che io venga da te e ti dica ciao. Tu rispondi?
- Ciao.
- Esatto. E immaginiamo che me ne esco con una frase stupida che neanche un primate userebbe.
- Tipo?
- Tipo che ne so, tipo "Fa freschetto eh?"
- Ma siamo a luglio.
- Per questo neanche un primate la userebbe.
- Non fa una piega.
- Supponiamo che ti offra da bere, ma una cosa leggera sennò pensi male.
- Penso male?
- Tipo che voglio farti ubriacare.
- Potrei pensarlo.
- Una coca-cola dunque.
- Con ghiaccio.
- Se volessimo esagerare, si.
- E fetta di limone, toh!
- Un carnevale di Rio proprio.
- E poi? Che supponiamo?
- Supponiamo che parliamo tutta la sera e scopri che sono simpatico.
- Si.
- E che forse saresti disposta a uscire insieme.
- Si.
- Supponiamo che ti porto in un piccolo locale in un vicoletto di Trastevere, con le sedie un po' scricchiolanti e le porzioni di carbonara abbondanti.
- E il vino in brocche scheggiate.
- Con le piante rampicanti che salgono fino agli appartamenti sopra di noi.
- Si.
- Supponiamo che poi facciamo una passeggiata e ci ritroviamo al ponte, davanti tipo a Castel Sant'Angelo con qualche tizio che suona "Wish you were here" seduto per terra, l'aria un po' umida appiccicosa perchè mi pare di aver capito che non può fare freschetto giusto?
- Giusto.
- E stiamo lì, insomma s'è mangiato bene, s'è riso, sei bellissima, la grattachecca di Sora Lella ci ha ghiacciato il cervello e ci sono pure i grilli che fanno un live tipo come al Circo Massimo
- Si?
- Eh, metti caso che ti bacio.
- Mh?
- Quante probabilità ci sono che io poi abbia il profumo dei tuoi capelli riccissimi addosso?
- Non saprei. Qualcuna?
- E supponiamo che nei giorni seguenti io ti chiamo, tu mi chiami, ci chiamiamo insomma, e scopri che oh, in fondo capisci che mi piace farti ridere perché quel sorriso è tipo la droga più pericolosa mai scoperta dagli scienziati premi Nobel.
- Si?
- Quante probabilità ci sono che da lì in poi tu cominci a innamorarti di me?
- Più di qualcuna direi.
- Bene, perché altrimenti eravamo davvero nella merda sai?
- Perché?
- Perché io ho cominciato a innamorarmi già dal "ciao".

Dialogavamo così io e lui.
Eravamo fantastici
E facevamo invidia
Invidia vera al mondo intero.

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