«Ricordati quello che ti ho detto, Jeon» sussurrò, e quando alzai gli occhi su di lui mi resi conto di quanto si fosse avvicinato, «Non sei tu ad avere il potere»
«E chi ce l'avrebbe?» sputai inacidita ignorando il suo respiro che s'infrangeva contr...
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Ormai l'unica cosa che accomunava me e Yoongi erano quelle parole. Che fosse per cose rilevanti o di dubbia importanza, finivamo sempre per metterci l'uno contro l'altro marcando ancor di più il confine che ci separava.
Dopo avermi portata al "Galaxie" infatti, Yoongi mi ordinò con poca grazia di scendere dall'auto trascinandomi per un braccio verso l'ingresso dell'edificio mentre tentavo di levarmi le sue mani di dosso.
«Conosco la strada» «Puoi camminare stando zitta?»
Con ovvietà fui costretta a tacere, poiché se solo avessi tentato di replicare in qualsiasi maniera avrei scatenato una discussione ancor più accesa di quella che avevamo avuto nella sua auto il giorno prima, cosa che, essendo in una zona neutrale, ci avrebbe riversato addosso conseguenze tutt'altro che gradite.
Alla luce del sole, il "Galaxie" non sembrava diverso da un qualsiasi altro locale della città. La sala da ballo era stata ripulita minuziosamente dallo staff e i tavoli posti agli estremi di essa erano occupati da una coppia di ragazzotti che, sotto controllo, gestivano la contabilità del locale. Dietro al bancone riconobbi la stessa ragazza che mi aveva servito al raduno, ma a differenza di quella sera sembrava trovarsi lì soltanto in veste di dipendente.
Yoongi mi trascinò verso di lei ed imboccò le scale laterali che portavano al salone dedicato agli affari dei clan, lo stesso dove Jungkook e i ragazzi si erano occupati di alcune questioni con il resto dei leader, ma una volta giunti in cima ad esse il ragazzo non si diresse verso l'ultima porta in fondo. Continuò a camminare per un altro tratto di corridoio fino a sopraggiungere a quello che, dal fuori, sembrava l'ingresso di un appartamento.
Qualcuno viveva sopra al locale? mi chiesi, ma non feci in tempo a rivolgere tale domanda a Yoongi che quest'ultimo aveva già abbassato la maniglia entrando con disinvoltura all'interno.
La prima cosa che mi balzò all'occhio una volta varcata la soglia furono i vestiti sparsi a terra sul pavimento e le luci che, seppur fossero soffuse, permettevano di scorgere con precisione quanto stava accadendo all'interno del loft.
«Devo dire che mi aspettavo un'accoglienza diversa, Tusan»
Tusan. Era lui il proprietario del Galaxie? Il nipote di Shin Woo?
«Cazzo–» imprecò quest'ultimo scansando di malavoglia la fanciulla che fino a poco tempo prima se la stava spassando sopra di lui, «Sei il solito bastardo, Min» continuò e, mentre la ragazza si chinava a terra per raccogliere i suoi vestiti, recuperò la sua vestaglia abbandonata sul bordo del materasso.
«Me lo dicono in tanti»
Colsi la provocazione di Yoongi, ma decisi di non replicare lasciando che guardasse prima Tusan e poi la moretta. Era chiaro che avessimo interrotto qualcosa, tuttavia nessuno dei due sembrò infastidito dalla cosa; nemmeno Tusan, il quale dopo essersi rivestito, aveva schiaffeggiato il sedere della sua compagna con la mano aperta strappandole un sorriso che di innocente non aveva niente.