31 ⎸Tiffany Cross

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YOONGI

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YOONGI

Quando mi affacciai alla porta, notai mia madre appoggiarsi con entrambe le mani alla scrivania di mio padre chinandosi su di lui. Mi dava le spalle, dunque non riuscii a vedere quale fosse la sua espressione, ma a giudicare dall'occhiata di poco riguardo che le rivolse lui dedussi che doveva essere capitato qualcosa di brutto.

«Le tue sono farneticazioni, Lien. Nostro figlio non è coinvolto in nessun affare con l'amministrazione, non voglio neanche sapere come ti sia venuta in mente una tale sciocchezza»

«Se sono farneticazioni allora mi saprai sicuramente spiegare perché diamine l'ho visto scendere da quella dannatissima auto» continuò, «Ho visto l'aquila d'oro sul loro parabrezza. E tu sai cosa significa trovarsi una Spilogaster davanti»

Mio padre alzò gli occhi su di lei ed io mi nascosi dietro allo stipite della porta trattenendo il respiro. Avevo nove, dieci anni, e non ci tenevo affatto a ricevere una punizione per aver origliato una conversazione così privata; così mi appiattii contro alla parete e tesi le orecchie così da non perdermi neanche una parola di ciò che i miei genitori si stavano dicendo.

«Sono sicuro che tu ti sia sbagliata, tesoro. Doyun ha tredici anni, non farebbe male a una mosca»

«Sono queste le stronzate che racconti a te stesso per dormire la notte?»

Papà alzò gli occhi dai documenti che stava leggendo e la osservò serio sistemandosi gli occhiali sul naso, «Modera i toni, Lien»

«Altrimenti?» lo provocò scontenta mia madre, «Non lascerò che la tua sete di potere coinvolga i nostri figli in questa faida, Amos. Non lo permetterò»

«Sai bene anche tu che è troppo tardi per tornare indietro adesso» le ricordò lui alzandosi in piedi, «E ti ripeto che nostro figlio non è coinvolto con l'amministrazione. Quell'auto è qui per gli Shin, sai meglio di me che quel clan è sommerso di debiti fino al collo»

Mia madre fece un passo verso la porta ma non smise di tenergli gli occhi di dosso, delusa.

«Se hai intenzione di rimanere con le mani in mano fai pure, ma sappi che qualsiasi cosa succeda sarà colpa tua» disse aspramente, poi si voltò e venne nella mia direzione costringendomi a correre nella mia stanza e a non uscirne più.

«Puoi fidarti di me, per una volta?» le domandai mentre, a denti stretti, sfilavo la pistola dalla cintura dei pantaloni. Byeol mi guardò titubante con la coda dell'occhio, ed io la vidi deglutire a vuoto quando, agilmente, l'uomo dinanzi a noi si protese per afferrarle il braccio.

«Non toccarmi» tuonò gelida lei e con passo incerto si nascose dietro di me come le avevo chiesto di fare.

L'uomo ghignò, facendo un passo indietro: «La mia non era un'offerta gentile, bambolina. O vieni con le buone, o ti faremo venire noi con le cattive»

Sweet Criminal - [ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora