29 ⎸L'ultimo pezzo del puzzle

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«Qui non c'è niente, Yoongi

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«Qui non c'è niente, Yoongi. Non c'è assolutamente niente» ribadì per l'ennesima volta Yoora con gli occhi fissi sul monitor del suo computer, «Né un nome, numero di telefono, indirizzo IP: non so chi diamine ti abbia fornito questi dati, ma nei nostri database non c'è niente, niente che riguardi il clan dei Choi o dei Lee. Ci siamo soltanto noi qui dentro»

A tali parole, Yoongi schiantò il pugno contro al muro.

«Cazzo!» esclamò in preda alla rabbia, e Soyun gli appoggiò la mano sul braccio perché ragionasse, ma Yoongi era fin troppo su di giri per farlo. «Cerca ancora» disse poi allontanandosi dalla sorella.

Yoora lo guardò mortificata: era chiaro che avesse già fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare il Camaleonte ma che questo, purtroppo, possedesse capacità informatiche ben superiori alle sue.

«Non mi hai sentito?»

«Amico, datti una calmata» lo riprese Jin alzandosi dalla sua postazione, «Vedrai che lo troveremo»

Ma lui lo voleva trovare adesso e la premura che aveva di farlo gli si leggeva in faccia senza nemmeno bisogno di guardarlo. Era evidentemente arrabbiato, ma se questo era il fulcro del suo nervosismo allora potevo comportarmi in tal modo pure io.

Del resto quel fottuto autore aveva scritto un trafiletto di venti pagine su di me, mentre il nome di Yoongi era comparso si e no un paio di volte l'intero anno. Ma allora perché era così intenzionato a trovarlo? C'era forse qualcosa che nascondeva?

«Jin ha ragione» intervenne Soyun appoggiandosi al muro con la spalla, «Devi darci tempo, Yoon. Stiamo facendo tutto il possibile per trovarlo»

«Non è abbastanza» tuonò impetuoso guardandola con astio, «Non è abbastanza» ripeté, poi girò i tacchi ed uscì dal seminterrato con i pugni stretti.

Guardai il resto dei presenti e sospirai. Sapevo che in certe situazioni fosse meglio lasciarlo solo, ma la situazione era già precaria di suo e lasciarlo in balia delle emozioni avrebbe soltanto causato più danni.

Così, senza che nessuno parlasse, mi alzai dalla sedia sulla quale avevo preso posto, e lo seguii di fuori.

«Unnie» sussurrò Soyun prendendomi il polso, «Fai attenzione, okay?»

Annuii e con gli occhi bassi osservai la pistola che Soyun mi aveva porto. Alzai nuovamente lo sguardo sulla ragazzina e lei mimò con le labbra un "È per la tua sicurezza" che mi fece rabbrividire.

Fino a quel giorno non avevo mai pensato al fatto che, più di tutto, Min Yoongi fosse uno spietato assassino; avevo agito come ciò che consideravo fosse, ovvero un ragazzo pieno di rabbia e dolore che si rinchiudeva in sé stesso piuttosto che mostrarsi debole al mondo, ma la consapevolezza di ciò che realmente era mi colpì in faccia nel momento in cui varcai la soglia di villa Min.

L'avevo visto dirigersi verso la botola con la coda dell'occhio ed avevo imboccato la medesima strada per raggiungerlo. Per esperienza sapevo che fosse meglio non aizzarlo troppo, ma allo stesso tempo ero abbastanza sicura che non mi avrebbe mai fatto del male.

Sweet Criminal - [ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora