35 ⎸Sei l'ultimo pezzo del mio cuore

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Un mese dopo

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Un mese dopo...

Quando aprii gli occhi e mi voltai, notai che il letto accanto a me era vuoto. Assonnata, mi appoggiai sulle ginocchia e sbadigliai guardando la sveglia appoggiata sul comodino: erano le undici del mattino, e ciò significava che ero in tremendo ritardo per la festa. Quel giorno Soyun avrebbe compiuto diciannove anni e i ragazzi avevano pensato di organizzarle una festa a sorpresa a villa Min. Dopotutto se lo meritava, era stato un anno difficile anche per lei.

Mi stropicciai gli occhi e mi sedetti sul materasso coprendomi con il lenzuolo. Cercai di captare qualche segnale che mi suggerisse dove fosse Yoongi, e quando sentii il getto della doccia scorrere sospirai.

Ancora una volta, non se n'era andato. La cosa mi fece certamente piacere, ma non quanto sapere che era disposto a darci una possibilità. D'altronde non avrebbe più potuto mentire dopo essere crollato come un castello di sabbia davanti ai miei occhi. L'avevo visto piangere, ridere, sbraitare, perfino prendere a pugni il muro, eppure avevo continuato a stargli vicino e l'avrei fatto finché non avrebbe più avuto bisogno di me.

La porta del bagno si aprì e Yoongi ne uscì con solo un asciugamano attorno alla vita. Non sembrò fare caso a me, si diresse subito verso la cabina armadio e sparì dietro l'angolo per poi comparire pochi istanti dopo con addosso una tuta. Aveva ancora il petto scoperto, e ciò non aiutò per niente i miei pensieri pudici.

«Sei sveglia» esordì. Feci cenno di sì con la testa e distolsi lo sguardo dal suo petto prima che lo notasse. Come mi sarei dovuta aspettare però, Yoongi già l'aveva fatto. «Hai bisogno di qualcosa, Jeon?»

Nonostante il tempo trascorso insieme non aveva smesso di chiamarmi così. Era una sorta di segno distintivo, qualcosa che mi avvicinava più di quanto avrei mai potuto pensare a lui, e mi piaceva. Mi faceva sentire importante, unica.

«N-No...» balbettai mentre lo vedevo avvicinarsi al materasso. La sua gamba si appoggiò sopra ad esso, la sua mano invece trovò lo spazio tra il mio fianco e il lenzuolo, appoggiandosi su di esso per sostenere il suo peso. Con il naso mi sfiorò la giugulare, inspirando a pieni bronchi il profumo della mia pelle.

«Peccato...» esitò. Poi, posò la bocca sulla mia spalla mozzandomi il respiro di netto. Non gli era bastato quello che avevamo fatto quella notte? Voleva rimanere là dentro anziché organizzare la festa di compleanno a sua sorella? «Te l'ho detto, principessa. Tu pensi troppo»

"E tu troppo poco", avrei voluto rispondere, ma i suoi denti intrappolarono un lembo della mia pelle facendomi scappare un mormorio disconnesso. Non potevo rimanere lì un momento di più, altrimenti avremmo fatto tardi all'appuntamento con i ragazzi.

«Yoongi...» lo chiamai, ma il ragazzo lo prese più un invito a continuare piuttosto che a smettere, «D-Dobbiamo andare, Isabel...»

«Al Diavolo Isabel»

Sweet Criminal - [ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora