Di quel giorno ricordo soltanto la fioca luce dei lampioni che costeggiavano la strada. Era buio, ed io stavo tornando a casa dall'ultima lezione di danza di quel semestre.
La signorina Tai ci aveva permesso di uscire prima ragion per cui, vista l'impossibilità dei miei genitori, venni riaccompagnata a scuola dal figlio di un amico di mio padre.
Russell Chang aveva diciannove anni e frequentava le superiori nel distretto di Gangbuk. Io ne avevo dodici e mi fidavo di lui.
«Fai la brava, piccolina» mi aveva sussurrato mentre mi stringeva la mano e, addentrandosi in una stradicciola lontana dal via vai di punta, mi aveva spinta con delicatezza contro la facciata di quell'edificio.
Troppa delicatezza per ciò che aveva intenzione di fare dopo.
Yoongi mi toccò la spalla. Era chiaro che si aspettasse una reazione diversa da quella che stavo mostrando e non l'immenso silenzio che piombò nel seminterrato nel momento in cui gettò il cappuccio di iuta a terra.
«È il tuo regalo, principessa» ripeté il corvino appoggiandosi con la spalla contro lo stipite della porta ancora aperta, «Fanne ciò che vuoi»
Ovviamente era sottointeso che ucciderlo non rientrasse in tale possibilità. Ad ogni modo, sarebbe stato meglio per lui se avesse saputo che quando sarei rimasta sola in compagnia di quel bastardo non avrei esitato nel svuotargli il caricatore addosso.
Prima di alzare gli occhi su di lui, mi presi il tempo necessario per non vacillare. Non potevo mostrarmi ancora debole davanti al suo languore, non quando avevo finalmente le risorse per fronteggiarlo.
«Jeon Byeol,» esordì spigliato inclinando la testa di lato, «da quanto tempo»
«Non è mai troppo per i bastardi come te, Russell»
Russell ammiccò un sorrisetto sghembo guardandomi ancora una volta dall'alto verso il basso.
Non me lo ricordavo affatto così: quando l'avevo conosciuto aveva all'incirca quindici anni mentre io, ancora troppo piccola ed ingenua, soltanto nove. I nostri genitori erano amici e più di quanto mi piacesse ammettere, io e Jungkook eravamo costretti a trascorrere un pomeriggio alla settimana in sua compagnia.
Non c'era niente in lui che attirasse l'attenzione di occhi sbagliati. Sempre preciso ed impeccabile, Russell Chang riusciva ad apparire squisito anche indossando una maglia e dei jeans slavati.
La sua reputazione era esemplare, ragion per cui nessuno venne mai a sapere cosa c'era stato tra me e lui; cosa mi aveva fatto in quel fottuto vicolo.
«Hai smesso di ballare» riprese non togliendosi quell'espressione arguta dal viso, «Perché?»
«Perché credo che prima o poi si debba smettere di vivere nel mondo dei sogni, Rus» risposi duramente facendo un passo verso di lui, «E tu? Ti nascondi ancora dietro a quel vecchio libro di Artaud mentre guardi i bambini nei parchi? Com'è che si chiamava? "Jet of Blood"?»
STAI LEGGENDO
Sweet Criminal - [ᴍɪɴ ʏᴏᴏɴɢɪ]
Fanfic«Ricordati quello che ti ho detto, Jeon» sussurrò, e quando alzai gli occhi su di lui mi resi conto di quanto si fosse avvicinato, «Non sei tu ad avere il potere» «E chi ce l'avrebbe?» sputai inacidita ignorando il suo respiro che s'infrangeva contr...