Beth

57 4 1
                                    

Beth's POV

Corro in bagno e mi guardo allo specchi, i lividi sulle braccia sono vividi e il dolore allo stomaco è enorme.
Mi inginocchio a terra per cercare del correttore nel piccolo mobiletto dei trucchi di mamma, lei ha sempre tutto! Afferro il suo beauty e grazie all'arte del make-up riesco a coprire il colore violaceo dei lividi, anche se la ferità è ben profonda e aperta dentro me.

Quando esco dal bagno pronta per andare a scuola, lo sguardo di mio padre è  fisso di me ma lo distoglie non appena mio fratello fa il suo ingresso nel corridoio, i passi rimbombano così forte come il mio cuore.

Mio padre si allontana da me e Nate mi guarda.
" posso entrare?" Si riferisce al bagno e io con un cenno della testa rispondo alla sua domanda, ma prima che possa lasciargli spazio per faro entrare, mi afferra la mano e mi attira a lui, mi fa piegare la testa lasciando in bella vista il mio collo.

"Cosa sono questi?" Chiede toccando i lividi che avevo dimenticato di coprire, mi allontano portando una mano al collo.

Lui mi scruta con sguardo di rimprovero.
"Beth hai un ragazzo?"chiede intrecciando le braccia davanti a se " sei piccola per quelle cose" mi rimprovera " anche per avere un ragazzo" precisa e preciso che ho 15 anni!

Sbuffo e lo lascio da solo nel suo dubbio. Mio fratello non sa cosa succede la sera in camera mia, non sa che dopo aver mangiato vomito anche l'anima, non sa che soffro, non sa che quelle cose non sono così lontane da me, non sa che gli mento, ma ormai fingere è diventato facile per me quasi fosse naturale.

Afferro la cartella e mi dirigo verso la macchina di mio padre, quando entro aspetto pochi minuti e la figura di quel genitore senza anima si posiziona al mio fianco.

Il silenzio cala tra di noi, ma la sua tosse nervosa mi mette in allerta.
"Sa qualcosa?" chiede guardando continuamente la porta di casa per controllare la probabile uscita di mio fratello.

Scuoto la testa, ma questo non gli basta tanto che un suo pugno entra in collisione con il volante.
"Ho detto che devi rispondermi!" mi ordina. La sua voce è dura e aspra, mi provoca la pelle d'oca perchè mi ricorda cio' che mi sussurra all'orecchio ogni sera prima di violare la mia privacy.

"No" la mia voce esce più flessibile di quanto pensassi, ma almeno questo riesce a calmarlo.
"Allora devi scoprire cosa ha" dice " è troppo in allerta" annuncia " se scopre qualcosa dovrò allontanarlo da casa" mi fissa e quello sguardo mi fa raggelare il sangue, è sempre lo stesso sguardo che infesta i miei incubi. Il primo sguardo che ho visto quando sono nata e l'ultimo sguardo quando vado a dormire.

"Eccolo" mi avvisa per farmi smettere di piangere e ricominciare a vivere la mia falsa vita.
Nate entra in auto. Nostro padre ci porta a scuola e quando arriviamo all'ingresso, dopo che l'auto ha lasciato il vialetto della scuola, Nate mi afferra il braccio.

"Cosa hai?" mi chiede. Il suo sguardo è preoccupato, ma mai quanto me che farei di tutto per tenerlo per sempre al mio fianco.

Strattono il mio braccio dalla sua presa così da liberarlo, corro in bagno ringraziando mio fratello per preoccuparsi di me, non prima di averlo rassicurato sul mio ottimo stato di salute.

Nate ha già avuto conflitti con papà e il dubbio che gli invade la mente, lo mette in continuo stato di allarme, quasi fosse una malattia cronica.

Andando verso il bagno sbatto contro varie persone, tutte mi sorridono e io ricambio fingendo continuamente di essere la solita ragazza adolescente che vive la sua vita al pieno.

Quando arrivo in bagno mi fiondo davanti allo specchio, speranzosa di poter sfogare la mia rabbia, ma il mio riflesso mi impedisce di fare ciò che voglio. Assomiglio così tanto a quel mostro di padre, gli occhi color oceano e i capelli mossi color del grano, mi ricordano che avrò per sempre un legame con quell'uomo, uno di quei legami che non si potrà mai sciogliere: un legame di sangue.

La campanella suona ricordandomi l'inizio delle lezioni, esco fuori dal bagno colpendo in pieno viso una ragazza.

"Scusami" dico dispiaciuta. Mi chino per raccogliere i suoi libri e quando glieli passo mi perdo nel suo sguardo. Una ragazza forte come una roccia ... ecco cosa percepisco dal suo sguardo, lei è quello che vorrei essere.

"Non volevo" mi scuso di nuovo.
"Non preoccuparti" mi dice.
"Che succede?" chiede una voce dietro di me, la ragazza fissa il ragazzo dietro di me incitandomi a guardare cio' che sta fissando.

Zack è il ragazzo.
"Niente" lo rassicuro. È sempre stato protettivo nei miei confronti ed è lui a farmi desiderare di vivere.

Mi giro verso di lei di nuovo.
"Ti giuro che non è stato voluto" mi riferisco all'incidente di poco fa.
Scuote la testa.
" non preoccuparti Beth" mi dice.
"Sai il mio nome chiedo?" strano, non ho mai legato con nessuno a scuola.

"Siamo nello stesso corso di storia" mi ricorda " sono Hilary" sorride.

"Hilary Blain" questa volta parla Zack. Il nome completo della ragazza pronunciato dalla sua bocca fa comparire un espressione dubbiosa sul volto della ragazza.

"Come sai il mio cognome?" questa volta è lei a porre una domanda.
Zack cerca di risponderle, o almeno di trovare una scusa, ma per fortuna qualcuno richiama Hilary.

"Hilary! Stiamo facendo tardi a storia"
"Arrivo Allison" dice lei, ma prima di andare via getta un ultima occhiata a Zack.

Lui sembra calmarsi mentre Hilary si allontana.
Mi giro verso di lui.
"Come fai a conoscerla?" incrocio le braccia sotto al petto.
La campanella ci richiama di nuovo, segno che abbiamo già fatto tardi.
Zack mi da un bacio sulla fronte e poi va via.

Mi dirigo verso la mia classe sedendomi quale posto dietro Hilary.
La fisso, non ho niente contro questa ragazza e non sono una di quelle ragazze gelose e super possessive, voglio soltanto che nessuno mi porti via la mia ancora si salvezza.

L'incubo che ho vissuto ~•~ 4 libro della sagaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora