That's My Girl

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La mattina seguente fu per entrambe dura alzarsi dal letto, lasciare quel luogo dove sia Lauren che Camila avevano vissuto "insieme" per la prima volta.
Entrambe però si alzarono, si alzarono con il sorriso in volto e la consapevolezza del fatto che l'una avrebbe risentito l'altra.

La giornata di scuola di Camila non fu delle migliori.
Durante l'ora di filosofia Dinah non faceva altro che parlarle, facendole riprendere più volte dalla professoressa che andava avanti con la spiegazione.
"Allora come va con la sconosciuta?" Chiese Dinah picchiettando con la penna sul banco.
"Lauren, Dinah si chiama Lauren." Rispose Camila sorridendo mentre pronunciava quel nome.
"Oh...ohoh quel sorriso Mila...non è che ti stai innamorando?" Chiese la polinesiana appoggiando la penna sul foglio e concentrandosi nel disegnare qualcosa.
"Io? No! Cosa?! A me piacciono i ragazzi DJ."
"Anche a lei se è bisessuale, non vedo dove sia il problema nel darle una possibilità!" Rispose continuando la sua opera.
"Dinah io non...non voglio mettermi in questa situazione, se mi lasciassi andare sprofonderei in un vortice di emozioni che mi ucciderebbe."
"Cristo Mila, hai appena compiuto 18 anni...si parla di amore, non di un colpo di stato, fatti una canna e calmati."
"Dinah hai idea di cosa significhi crescere convinta di essere in un modo e poi a causa di una sconosciuta mettere in dubbio tutto quello che credevi tu fossi?"
"Mila, la vita è breve, non puoi soffermarti su queste cose, se ti fa star bene quella ragazza ne devi approfittare! E poi minchia hai visto che cazzo di femmina?! Ceh mi fa desiderare di essere lesbica wooh." Dinah ironicamente prese il foglio e inizio a sventolare suscitando la risata di Camila,
"Che hai disegnato?" La più piccola prese il foglio dalle mani di Dinah,
"Ma è un pene." Esclamò Camila confusa,
"A te non interessa giusto?" Disse Dinah ridendo.
"Ma a me si, Hansen dopo in presidenza." Ordinò severamente la professoressa prendendo il foglio,
"Prof mi preoccuperei se fosse il contrario." Disse la polinesiana con un sorriso beffardo.

A Camila però quella chiacchierata non la convinse. Tornata a casa sbloccò lo schermo del suo cellulare per controllare messaggi e notifiche, Lauren le aveva dato il buongiorno.
Camila però in quel momento non le voleva parlare, sapeva che se le avesse scritto, Lauren le avrebbe fatto dimenticare tutte le sue insicurezze e i suoi dubbi o peggio, gliene avrebbe creati altri.

Camila non aveva mai capito chi fosse davvero, cosa desiderasse, e l'arrivo di Lauren nella sua vita non faceva altro che confonderla di più.
La sua famiglia voleva il meglio per lei, ma il meglio non comprendeva un amore omosessuale, per sua madre esisteva solo l'eterosessualità, tutto il resto era semplice confusione mentale.

I suoi pensieri vennero interrotti dal suono del campanello.
Scese le scale velocemente e andò ad aprire.
Guardò davanti a se e non vide nessuno, fu quando abbassò lo sguardo che vide una bambina dai capelli corvino e gli occhi verdi che si paralizzò. Quegli occhi. Quegli occhi verdi. Quelli che vedeva nei suoi sogni e sentiva nei suoi sorrisi. Quegli occhi che la facevano andare in paradiso e allo stesso tempo la facevano rimanere con i piedi per terra.
Il cuore di Camila iniziò a battere come non mai. Quegli occhi le ricordavano solo lontanamente quelli di Lauren e Camila si spaventò al pensiero che se quei piccoli occhi le facevano questo effetto, quelli di Lauren, la sua Lauren, l'avrebbero stravolta.

"Posso aiutarti piccola?" Chiese dolcemente la più grande, la piccola annuì e timidamente le rispose.
"Il mio palloncino è volato e si è bloccato nell'albero del tuo giardino...mi chiedevo se avrei potuto riaverlo."
"Si, vieni con me." Camila prese la mano della bambina e la accompagnò nel giardino sul retro dove insieme presero il palloncino rosa.
"Ecco piccola." Le disse Camila sorridendo.
"Grazie." Rispose la bambina ricambiando il sorriso.
"Come ti chiami?" Si accovacciò davanti la bambina e le accarezzò delicatamente i capelli.
"Loren...mi chiamo Loren." A quella risposta gli occhi di Camila si spalancarono. Il desiderio di sentire l'altra ragazza si fece ancora più forte e fu lì che capì che non l'avrebbe combattuto ma che bensì si sarebbe lasciata trasportare.

Dopo che la bambina se ne andò Camila ritornò in camera sua, si sedette sul divanetto sotto la finestra e prese il suo telefono.
Quella volta non avrebbe messaggiato con Lauren, Camila voleva sentire la sua voce.

Uno squillo, due squilli, tre squilli...ai venti squilli Camila stava per attaccare quando una voce la fermò.

"Pronto?"
"Ciao Lolo."
'Ciao Camz."

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