Il mio Nord

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Continuo a raccontare le sue avventure ogni sera, prima di addormentarci. Di solito mi ritrovo con la sua testa poggiata interamente sulla spalla, il mio mento che delicatamente si immerge nei suoi ricci mentre tengo il computer ben aperto sulle gambe. Il suo braccio mi circonda fino a raggiungere il mio fianco che accarezza delicatamente con il pollice. A volte si addormenta prima che io finisca, perché avverto il suo respiro più pesante e la sua mano che smette di prendersi cura del mio fianco... e allora sorrido, sorrido nell'osservare una creatura così bella compiere un gesto tanto semplice.
Sono arrivato al punto cruciale della sua storia, questa sera devo raccontargli del salto dal tetto. Ho iniziato a leggere con calma e lui sembrava aver notato da subito il tono teso che stavo usando, perché continuava a lanciarmi occhiate furtive. Certo, gli avevo anticipato che ci sarebbe stata una parte della storia molto poco piacevole, ma forse non si aspettava questo. Infatti la sua reazione subito dopo è sconvolta. Quasi non crede di essere stato lui a compiere ogni singola azione di quel racconto, ma poi, quando ho chiuso il pc con quella faccia da "funerale", Sherlock ha dovuto ricredersi.
- Due anni... - Ha mormorato poggiando il mento sul mio petto, guardandomi con quell'aria fanciullesca e triste mentre mi diletto a passare la mano fra i suoi ricci scomposti.
- Due lunghi anni. - Confermo, soffermandomi con lo sguardo sulla particolare rotondità del ciuffo che continuo a cadere ribelle sulla sua fronte.
- Conoscendoti devi avermi picchiato. - Mi sfugge una risata ed annuisco appena mentre la mia mano si sposta a carezzare la sua guancia.
- Ti ho spaccato il labbro e ti ho quasi rotto il naso. - Lui accenna un sorriso, un leggerissimo sorriso che però svanisce all'istante. Io sollevo confuso un sopracciglio e mi premuro di sollevare meglio la coperta su entrambi. Siamo a dicembre, fra poco sarà Natale, quindi il freddo è pungente e posso provare sollievo solo se sono ben coperto o solo se ricevo il calore corporeo dell'uomo che adesso sta evitando il mio sguardo. - Non cercare di sentirti in colpa. - Dico catturando nuovamente la sua attenzione. - Ok, sì... sei stato un vero stronzo, perché gente attorno a me era a conoscenza della verità, perché ho vissuto nel lutto per due anni e perché sei sbucato fuori proprio quando stavo iniziando a riprendermi, ma... - Emetto un lungo sospiro e continuo a parlare. - Lo hai fatto per salvare delle vite... tra cui la mia, quindi non è stata poi così tanto una sciocchezza. - Lui annuisce ma la sua espressione non muta mentre il suo indice comincia a disegnare ghirigori immaginari sulla mia maglia.
- Lo rifarei... - Lo dice in un tono così basso che non riesco a capire quasi nulla delle sue parole, tanto che sono costretto a chiedergli di ripetere.
- Come? -
- Ho detto che lo rifarei. Se dovessi tornare indietro e se sapessi che sarebbe l'unico modo per salvarti, allora... lo rifarei. - Non riesco a trattenere un sorriso ed inizio a sfiorare il suo zigomo con le dita, gesto che gli provoca un adorabile rossore sulle guance.
- Proviamo a dormire? - Chiedo, ricevendo in risposta un movimento di assenso della sua testa. Mi allungo quindi per spegnere la luce, e subito dopo mi ritrovo ricoperto per metà dal suo corpo caldo, stringendosi a me come un bambino stringe il suo orsacchiotto durante la notte.
- John? - Dice dopo qualche minuto di silenzio in cui credevo si fosse addormentato. Quando riapro gli occhi la stanza è completamente al buio, ma il respiro di Sherlock sfiora la mia pelle, solleticandomi, in attesa di una mia risposta.
- Sì? -
- Fra poco è Natale. -
- Già, fra otto giorni, precisamente. - Sussurro muovendo piano le dita che ho incastrato fra i suoi capelli morbidi.
- Faremo qualcosa? -
- Mh... credo la solita cena fra amici. Non organizzavamo nulla di che, tu eri solito accontentarmi perché non ti è mai piaciuto il Natale, anche se negli ultimi anni sembravi essere felice in questo periodo. -
- Oh... - Mormora a bassa voce. - Non so se adesso mi piaccia il Natale. -
- Non lo sai? -
- No, cioè... non ricordo i Natali passati, di conseguenza non saprei. - Mi giro verso la sua testa riccioluta, ed anche se non riesco a vederlo per colpa dell'oscurità, io so di aver incrociato il suo sguardo, me lo sento... percepisco i suoi occhi come l'ago della bussola percepisce il Nord.
- Allora facciamo così. Organizziamo una bella cena, come al solito. Passiamo una bella serata tutti insieme e dopo mi potrai dire se il Natale ti piace o no, che ne pensi? -
- Penso che va bene. - La sua voce arriva soffice alle mie orecchie, con una nota di dolcezza che poco prima non c'era. Questo perché sta sorridendo, riesco a percepire anche quello.

Recovery || JohnlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora