Un forte legame

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"Amnesia retrograda totale. Il signor Holmes non è in grado di ricordare tutti gli eventi precedenti all'incidente. Di solito sono la normale causa di traumi cranici, ma nella maggior parte dei casi non ci si ricorda solo di alcuni avvenimenti. Nel caso corrente, la memoria è stata completamente compromessa. Il trauma è stato così forte da causargli un vero e proprio vuoto. Avete presente la formattazione di un computer? È andata così anche per il signor Holmes. Tutto è stato rimosso, a parte la memoria implicita, ovvero i comportamenti automatici..."


Il medico continua a parlare, ma io ho la testa altrove.
Dopo quell'episodio, hanno preferito fare degli esami per stabilire le sue condizioni. Noi abbiamo aspettato fuori. Lestrade ci ha raggiunti quasi immediatamente, dopo che gli ho telefonato con quel tono da funerale.
Davanti al medico ci siamo io, i genitori di Sherlock e Mycroft. Sembro prestare più attenzione al suo camice sgualcito che al resto delle sue parole.
Io so cos'ha Sherlock, semplicemente non ricorda più niente e la cosa mi ha ucciso. Vorrei tanto essere come Siger Holmes in questo momento. Vorrei avere la forza di consolare Violet e dirle che andrà tutto bene, che lui si ricorderà, ma sono come pietrificato. E mentre li guardo abbracciarsi per darsi sostegno, io abbasso lo sguardo sulla mia mano e inizio a carezzare dolcemente la fede al mio dito.
- Sarà confuso, spaventato, e potrebbe trovare difficile fare alcune cose all'apparenza molto semplici. È normale, e per quanto riguarda questo potete star certi che si riprenderà. - Fa un sospiro pesante, mentre si gira un attimo a controllare se nella stanza dove c'è Sherlock vada tutto bene. Ne esce un'infermiera molto carina dai capelli biondo cenere. Si limita a fare un cenno al medico e guardarmi con un triste sorriso. Mi conosce, l'ho vista un paio di volte durante il mio turno. Poi torna nella stanza. - Per la memoria... non sappiamo se sarà in grado di recuperarla. È raro che una persona dimentichi tutto della sua vita, ma ciò non toglie che può succedere. Potrebbe recuperarla come potrebbe anche non farlo e... -
- La recupererà. - Dico in tono freddo e distaccato mentre il dottore mi guarda come se fossi un cucciolo bastonato. - Lo so che lo farà. - Quella lacrima solitaria non è riuscita a rimanere al suo posto. Maledetti sentimenti, maledetta paura. - Mi dica solo cosa fare per aiutarlo. -
- Beh, una terapia di farmaci, delle sedute da uno psicologo, molta pazienza e ogni tanto cercare di portarlo indietro nel tempo a rivivere determinati momenti. - Sento la mano di Violet sulla mia spalla e mi asciugo immediatamente quell'altra maledetta lacrima arrivata sul mio zigomo. Annuisco e il medico sforza un sorriso, che non gli riesce affatto come sperava. - Cominceremo la terapia di farmaci subito, ma dopo il ricovero spetterà a voi continuarla. Vi scrivo una ricetta, intanto se volete vederlo siete liberi di entrare. - Lo ringraziamo con un cenno del capo e lui gira i tacchi.
Violet, Siger e Mycroft entrano per primi. Io aspetto fuori con Greg finché, dopo circa un'oretta, Mycroft non fa capolino e mi chiama a bassa voce.
- Come sta? -
- Bene, sembra in forze. - Faccio un sospiro di sollievo ed annuisco. - Purtroppo non si ricordava nemmeno di noi. Abbiamo risposto alle sue domande, nient'altro. Non abbiamo ancora parlato di te, ma gli ho detto che saresti entrato. - Lancio un'occhiata a Greg e con un leggero movimento della testa mi fa cenno di entrare e non perdere tempo. Guardo Mycroft con un sorriso incerto e lui si scosta dalla porta per farmi entrare.
Prima di fare un qualunque passo all'interno della stanza, vengo travolto dagli occhi di Sherlock che, lucidi e stanchi, si posano subito su di me. Non sa chi io sia, ma riconosce in me la prima persona che ha visto quando si è svegliato. I nostri sguardi si incatenano e non si lasciano andare un secondo, nemmeno quando a passo lento ho raggiunto il suo letto.
- Sherlock, tesoro, lui è John Watson. Ti ricordi di John? - Mormora Violet in tono amorevole, poggiando una mano sulla spalla di Sherlock, semi seduto sotto almeno tre cuscini comodi che fanno in modo di tenere dritto il suo busto, a causa delle fratture. Lui la guarda per un attimo, poi punta nuovamente le sue iridi chiare su di me. Deglutisce a vuoto un paio di volte prima di parlare. Ha la gola secca. Mycroft se ne accorge e si premura di riempire un bicchiere di acqua fresca. Glielo fa bere con discreta attenzione, evitando di farlo bagnare.
- Eri qui quando mi sono svegliato. - Dice a bassa voce mentre prendo posto su di una delle due sedie nella stanza. - Solo questo. - Gli altri bisbigliano qualcosa che io non capisco, ma sono troppo impegnato a cercare di capire dai suoi occhi se davvero non c'è traccia di un mio ricordo.
- Forse dovremmo lasciarvi soli. - è Siger a parlare, e prima che possa accorgermene la stanza si svuota, perfino le due infermiere sono uscite.

Recovery || JohnlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora