Quando apro gli occhi le mie narici vengono invase dall'odore pungente di fumo. Mi ritrovo una testa piena di riccioli poggiata sul petto. Sherlock è disteso orizzontalmente, i piedi escono fuori dal bordo del letto ma è ancora semicoperto dalle lenzuola e dal piumone, posso intravedere che è ancora nudo e mi sfugge un sorriso. Non si è ancora accorto che mi sono svegliato, perché mentre fuma la sua sigaretta guarda il soffitto e dalle sue labbra fuoriescono piccoli cerchi di fumo, tutti uno dopo l'altro.
- Non mi è mai piaciuto che fumassi. - Mormoro con voce ancora impastata dal sonno, facendolo sussultare appena, ma si gira con la testa e mi guarda solo per un momento prima di tornare con l'attenzione rivolta al soffitto, con un minuscolo sorriso sulle labbra.
- Lo immaginavo. - Si limita a dire, ma questa volta non lo rimprovero e lo lascio continuare, seppure io detesti l'odore delle sigarette.
- Come riesci a farlo? - Chiedo dopo l'ennesimo cerchio di fumo che abbandona le sue labbra e sale lentamente verso l'alto.
- Non lo so, non credevo nemmeno di saperlo fare. Lo facevo anche prima? - Chiede invece lui, facendo spegnere il mozzicone contro il posacenere che aveva poggiato momentaneamente sul letto. La sua mano adesso vuota si poggia sul suo fianco, ed io non riesco a fare a meno di guardare quelle lunghe falangi poggiate sulla sua pelle chiara e diafana. Ho l'istinto di allungare la mano per poggiarla sulla sua, per accarezzarlo e guardarlo mentre si riempie di brividi, ma non lo faccio e lascio quella piccola scena nei meandri della mia immaginazione. In fondo ho avuto modo di vederlo rabbrividire mentre facevamo l'amore... e non solo. Quei gemiti mi hanno mandato fuori di testa.
- Non quando ti vedevo io. Probabilmente quando fumavi di nascosto lo facevi. - Lui ridacchia, facendo uscire dalle labbra carnose le ultime nuvolette di fumo, poi si gira sul fianco, in modo da poter essere completamente faccia a faccia con me. Si mordicchia il labbro inferiore. È come se volesse dirmi qualcosa, ma alla poi tace e non fa altro che guardarmi, infine parla, ma è come se avesse cambiato argomento, non è proprio quello che aveva intenzione di dire, ma io lo ascolto comunque.
- Hai dormito tutto il pomeriggio. - Mi comunica lui, portando due dita a carezzare con dolcezza il mio petto, facendomi rabbrividire visibilmente, al che lui solleva leggermente l'angolo delle labbra, ma non è malizia quella che vedo nei suoi occhi.
- Tu no? -
- Cavolo, no! - Dice guardandomi come se fossi impazzito, io sollevo confuso un sopracciglio in risposta e lui si limita a scuotere la testa divertito, poi inizia a fissare un punto indefinito del cuscino, mordicchiandosi ancora il labbro inferiore. Prima dell'incidente non lo faceva così spesso. È adorabile. Istintivamente una delle mie mani si immerge fra i suoi ricci per accarezzarli. - Dopo quello che abbiamo fatto non so come tu sia riuscito a dormire. Io continuavo a pensarci... - Sul suo viso compare immediatamente un sorriso, ma stavolta non è divertito, né nervoso, piuttosto è rilassato, felice, intenerito. - Tutte quelle... sensazioni. Come fai a reggerle? Ora capisco perché ne stavo lontano. - Mormora senza spostare lo sguardo dalla stoffa della federa, un po' come se stesse rivivendo tutto quello che ha passato questo pomeriggio con me.
Io sorrido, non posso farne a meno quando vedo il modo in cui sembra estremamente rilassato.
- Dalla tua faccia deduco ti sia piaciuto. -
- Non era ovvio? - Inizio a ridacchiare, seguito da lui che solleva il busto e si avvicina quanto basta per poggiare le labbra sulle mie. Dapprima mi ci vuole un po' per rendermene conto, ma alla fine non riesco a fare altro che ricambiare quello sfiorarsi di labbra, la mia mano che va pian piano ad accarezzare il suo viso, il sorriso che inevitabilmente mi procura quella sensazione. Ci baciamo a lungo e a fondo, le nostre lingue si rincorrono e ci fanno perdere il respiro man mano che continuiamo. Non credo riuscirò mai a farne a meno, e mentre lui si stacca da me d'istinto seguo le sue labbra che si allontanano e lui ride quando afferro quello inferiore fra i denti e lo tiro leggermente. - Non mi ha risvegliato dei ricordi, però è stato... incredibile. - Mormora ancora, il suo fiato mi provoca brividi incontrollati quando mi sfiora la pelle. - Quando lo rifacciamo? -
- Mh? - Mormoro ancora preso da quel bacio, le labbra ancora mi formicolano.
- Intendo il sesso, quando lo rifacciamo? - La mia risata che segue la sua domanda lo lascia confuso, ma mi affretto a lasciargli un bacio sulla guancia per tranquillizzarlo e fargli capire che in quella richiesta non c'è nulla di male, a parte il fatto che Sherlock è sempre stato un tipo molto diretto e coinciso, perfino dopo quello che gli è accaduto.
- Quando vuoi. - Dico io, facendolo sorridere ampiamente, poi sento le coperte spostarsi e mi rendo conto che è Sherlock a farle muovere proprio perché si sta spostando su di me e mi sta sovrastando con il suo corpo statuario e snello. Le mie mani si spostano automaticamente sui suoi fianchi, accarezzandoli con i pollici e sentendo la pelle sottostante ancora calda per via del piumone. Ma anche lui sta rabbrividendo, e mi lusinga il fatto che provi le stesse cose che provo io quando lo sfioro.
- Ma la prossima volta... - Sussurra contro la mia bocca schiusa. - Sto io sopra. - E lo dice con un sopracciglio sollevato, come se non ammettesse che io contraddicessi il suo volere, ma anche il mio sopracciglio si solleva quasi stupito da quella richiesta.
- Tu? - Chiedo divertito.
- Cos'è che ti sconvolge? - Il suo tono è infastidito, oserei aggiungere che lo sta facendo apposta.
- Tu che stai sopra? Vorrei proprio vedere... -
- Infatti. Voglio imparare. - Non riesco a non trattenere una risata, anche se la sua bocca mi impedisce di continuare perché poco dopo non esita a baciarmi ancora e ancora finché non manca il respiro ad entrambi e siamo costretti a separarci. Quello che ci distrae dalle nostre effusioni e il suono del telefono di Sherlock che inizia a vibrare dalla tasca dei pantaloni che si trovano sul pavimento. Lui mugola controvoglia e si accuccia contro il mio corpo, come a farmi capire che non ha alcuna intenzione di rispondere.
- Sherlock? -
- Non voglio. -
- Potrebbe essere il medico. - Lo sento sbuffare contro la mia pelle prima di sollevare il viso e guardarmi scocciato. Lo incito con un'occhiata severa e finalmente si decide a sollevarsi dal mio corpo e raggiungere i pantaloni sul pavimento. Mentre è alla ricerca del suo telefono ne approfitto per stiracchiarmi e sollevarmi appena a sedere, passandomi una mano fra i capelli spettinati, cercando di dar loro una forma che non sia del tutto incasinata come lo è adesso.
- Cosa vuoi, Lestrade? - Dice lui non appena risponde. Non era il medico come ho pensato. Non riesco a sentire cosa gli comunica, ma dall'espressione di Sherlock che cambia all'improvviso posso capire senza problemi che è accaduto qualcosa, qualcosa che lui non si aspettava affatto. - Quando? - A quel punto, incuriosito dalla faccenda, mi metto del tutto seduto e lo guardo in attesa. - Va bene, sto arrivando. - Dice mentre si catapulta fuori dal letto e afferra i vestiti dal pavimento per indossarli, nel frattempo chiude la chiamata e lascia scivolare il telefono dal letto, cercando di abbottonare velocemente i pantaloni. Dalla fretta non riesce nemmeno a trovare la zip.
- Che è successo? -
- Ellen è stata arrestata. - Risponde mentre si infila la camicia e comincia ad abbottonarla. Io corrugo la fronte confuso e scosto il piumone dalle gambe per potermi alzare, così da vestirmi molto lentamente rispetto a lui. - I filmati di sorveglianza, li hanno revisionati con più attenzione della prima volta. Stupidi come sono si erano appunto lasciati sfuggire un dettaglio. - Quelle sue parole mi fanno sorridere divertito mentre mi infilo la cintura ai jeans e lo guardo cercare inutilmente di far entrare i bottoni nelle asole. Le emozioni forti lo confondono e di certo non voglio che abbia un attacco isterico dei suoi dovuto a quel maledetto trauma cranico che ancora ha conseguenze sul suo stato di salute. Mi affretto a raggiungerlo e a poggiare le mani sulle sue. Lui si ferma e mi guarda negli occhi mentre sposto le sue mani tremanti e le sostituisco con le mie per aiutarlo a sistemarsi la camicia. Emette un sospiro come a riprendersi e sento il suo cuore pulsare all'impazzata da sotto le dita.
- Va tutto bene, continua. - Gli dico per tranquillizzarlo mentre passo a sistemargli con cura il colletto della camicia. Lui annuisce grato del mio aiuto, poi deglutisce e riprende a parlare solo quando sente di essersi calmato un po'.
- Si sono accorti che dalle sette di sera fino alle otto il video andava in loop, ma hanno controllato i filmati delle videocamere stradali e hanno tracciato un furgoncino bianco che partiva dalla banca fino ad arrivare a casa di Ellen. - A quelle parole sollevo le sopracciglia mentre afferro la sua giacca e lo aiuto ad infilarsela.
- Così è stato facile per loro accusarla ed arrestarla. - Concludo mentre torno a finire di vestirmi. Lui annuisce e prende il portafoglio ed il telefono, infilando tutto in tasca.
- Esattamente. - Dolcemente allontana le mani dalla sua giacca così da poter continuare da solo, nonostante la sua mano destra tremi ancora. - Sono ancora a casa sua, stanno esaminando il bottino nel nascondiglio. Ellen è in custodia in una delle volanti, ammanettata. Lestrade ha pensato che convocarmi sul posto mi avrebbe aiutato. - Non dico nulla e mi limito a portare le mani ai fianchi e a guardarlo sovrappensiero. - Che c'è? - Mi chiede confuso mentre si allaccia l'orologio al polso.
Ho pensato spesso a come sarebbe andata la situazione dopo un eventuale arresto in questo dannato caso. Sherlock crede non sia stata Ellen ma il suo presunto fidanzato che non si sa ancora bene dove sia. Gli credo, gli ho sempre creduto, una prova del fatto che lui abbia ragione è il comportamento che ha avuto pochi attimi prima di venire investito da quel camion: la gioia inaspettata, l'entusiasmo di aver capito qualcosa di nuovo, la corsa giù per le scale e sicuramente quella scintilla negli occhi che solo in quei momenti si impossessava di lui. Ma ora mi chiedo se ci siano abbastanza prove per scagionare Ellen, o semplicemente se è una ladruncola così furba da far credere a Sherlock che una seconda persona sia coinvolta. Poteva aver scoperto questo quel giorno, Sherlock, no? Ovvero che Ellen stava facendo il doppio gioco per depistarci.
STAI LEGGENDO
Recovery || Johnlock
Fanfiction- John, tu chi sei per me? - Si asciuga le lacrime con il palmo della mano. Mi sembra di guardare un bambino indifeso e impaurito. E quel bambino indifeso ha bisogno di qualcuno che lo aiuti e che lo sostenga, ed anche se non mi riconosce voglio ess...