Deduci me

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  La serata procede per il meglio. Come lui ha voluto non abbiamo parlato per niente del suo lavoro. Il discorso procede su azioni passate, sul cibo ottimo e racconti del nostro primissimo e serio appuntamento, di cui lui, purtroppo non ha ancora memoria. Certo ciò non mi entusiasma, ma ultimamente sto imparando ad accettare certe situazioni come queste.
- Non è proprio tutto rimosso. - Mi dice ad un certo punto, sorprendendomi mentre mi occupo di quel boccone di arrosto. – Nel senso... mi sembra di aver già vissuto questo momento, in un modo o nell'altro. Una specie di déjà-vu. –
- È una cosa buona. – Dico mentre poggio la forchetta nel piatto. Lui sta sfiorando il cibo con la sua posata, l'angolo delle sue labbra si solleva mentre guarda il proprio piatto. Poco dopo decido di mettermi in gioco e di sorprenderlo, voglio ravvivare questa cena e renderla interessante più che mai, in un modo che a lui sarebbe piaciuto tanto. – Vedi la ragazza seduta al tavolo accanto al nostro? – La mia domanda è talmente tanto sussurrata che fa fatica a sentirmi, è costretto a sporgersi verso di me.
- La vedo. – Mormora in risposta.
- Sto per fare una deduzione. – Lui accenna un sorrisetto e porta le mani giunte davanti alle labbra.
- Illuminami, dottore. –
- Tu hai già capito ogni cosa di lei, vero? –
- Ovviamente! – Il suo tono sfacciato mi fa ridacchiare. Da qualche tempo a questa parte le sue deduzioni sono davvero migliorate, stavolta non ne sbaglia una.
- Bene, allora. – Mi giro appena con la testa e mi soffermo sulla brunetta che picchietta le dita sul tavolo, guardandosi intorno. – Sta aspettando qualcuno, questo è ovvio. Non un'amica, probabilmente il marito... no, non il marito, il fidanzato o il ragazzo che frequenta, dato che non porta nessuna fede. Lui è in ritardo, lei è ansiosa, quasi sul punto di piangere, a quanto pare. – Vedo Sherlock annuire, chiudendo appena gli occhi. – Sarà qui da circa un'ora, la bottiglia di vino è piena e non è ancora stata aperta, ma anche il bicchiere è pieno, quindi ne ha ordinata una seconda perché l'ansia la porta a bere. – Per un attimo non so cosa dire mentre studio la donna accanto a noi. Sherlock si accorge del mio silenzio ed apre gli occhi per vedere la mia espressione pensierosa.
- Sei stato bravo, John! – Esclama guardandomi e poggiando la schiena contro la sedia.
- Dici davvero? –
- Certo. – Prende il bicchiere di vino come se niente fosse e lo porta alle labbra, mandando giù un lungo sorso.


So dove vuoi andare a parare, birbante che non sei altro.


Emetto un lungo sospiro e lascio ricadere il tovagliolo sul tavolo.
- D'accordo, cosa ho dimenticato? – Il suo sorriso si allarga mentre poggia nuovamente il bicchiere sulla tovaglia bianca.


Lo sapevo! Sapevo che voleva arrivare a questo.


- Ciò che hai detto è giusto, la cosa della bottiglia mi ha sorpreso, sei stato in gamba, ma ci sono dei piccoli appunti sul quale vorrei correggerti. – Dice, facendomi roteare divertito gli occhi. – Hai ragione, è qui da un'ora. Beve e guarda in continuazione il cellulare, è ansiosa perché lui è in ritardo, non è il suo fidanzato, è la persona che lei frequenta da poco. Guarda com'è vestita. Il tubino nero, corto e stretto con la scollatura prorompente, la gonna che lascia intravedere le lunghe gambe, i tacchi alti a spillo, l'acconciatura ai capelli ben fatta proprio oggi dal parrucchiere, il trucco che mette in risalto la forma delle labbra e gli occhi azzurri, che per inciso ha rifatto tre volte, dato che piangendo se lo è rovinato, e per non parlare dell'odore nauseabondo del suo profumo. – D'istinto inizio ad annusare e mi rendo conto che quel profumo è troppo forte, nauseabondo proprio come dice lui, fa venire il mal di testa e mi sfugge un'espressione disgustata mentre ne parla. – Anche per come si presenta si può dire che è nervosa, non si veste mai in questo modo, lo ha fatto per piacergli, infatti i tacchi le danno fastidio e continua ad abbassare l'orlo della gonna ogni volta che cambia posizione, e a sollevare la scollatura che si è resa conto essere troppo esagerata. È la tipica ragazza che ama stare comoda in tuta e scarpe da ginnastica, ma non è il tipo che cerca di mettersi in mostra solo per farsi piacere, si mette in mostra in questo modo perché è molto attratta dalla persona che sta per vedere e perché sa che questa persona fa il cascamorto con qualunque bella donna gli passi davanti, quindi il suo vestiario fa pensare che vuole fare colpo al di sopra di chiunque altro. Piange, tu hai detto per il nervosismo, ma io credo invece che la persona che sta aspettando in questo momento è con un'altra donna, ciò lo si può capire anche dal fatto che ha mandato diversi messaggi e guarda in continuazione il telefono sbuffando e lasciandosi andare alle lacrime, questo perché lui forse se la sta spassando con qualcun altro e non ha il tempo di rispondere? – Lo guardo senza parole, dato che lui me le ha tolte del tutto dalla bocca. Il suo parlare ininterrottamente mi è mancato da morire, e mi accorgo che riesco a rimanere scioccato anche a distanza di anni da questo suo dono. Se i miei occhi adesso potessero parlare direbbero solo "fantastico, straordinario".
- Quindi avevo ragione, o almeno... ciò che ho detto io era giusto. – Lo vedo sollevare gli occhi e guardare un punto indefinito dietro di me, poi solleva nuovamente l'angolo delle labbra (il che mi porta a fissarle intensamente, ed ho paura che in questo momento la gente mi consideri un maniaco).
- Hai sbagliato solo una cosa. – Io sollevo un sopracciglio.
- Sarebbe? –
- Hai detto che sta aspettando il fidanzato, l'uomo che frequenta da poco. –
- Beh, sì... -
- Aspetta una donna. –
- Te lo stai inventando. – Sbotto io con aria divertita, ma lui mi fa cenno con la testa verso la ragazza ed io mi giro ad osservare la scena. Al tavolo si avvicina una donna che ha l'aria totalmente annoiata, quasi come se non voglia essere qui in questo momento. Si siede all'altro capo del tavolo e a quel punto la donna soggetto delle nostre deduzioni, inizia la sua sfuriata. Dopo qualche "vaffanculo" e qualche "stronza", quest'ultima afferra la borsetta e, togliendosi i tacchi a spillo, corre via dal locale.


Recovery || JohnlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora