Capitolo VII°- Al centro di Crono - parte seconda

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Lui, per tutta risposta, iniziò a parlare in spagnolo:

"Claro que si!

My hermosa chica...".

E rise, leggero, sostenuto dall'innocenza del bimbo che era divenuto.

Poi, mettendosi una mano sulla bocca, accennando un inchino con il capo, mi disse:

"Oh, disculpe, anciana señora...".

Che cosa ?

Anziana signora a me?

Ma se avevo appena diciotto anni?

Comprendevo che ad un bambino di sette anni una diciottenne doveva sembrare grande.

Questo si.

Ma da qui a definirla vecchia, mi sembrava un po' esagerato.

Non sapevo spiegarmi quello che appariva ai miei occhi, ma dovevo, per forza, stare al gioco.

"Va bene, ok, va bene.

Tu sei un bambino ed io sono un'anziana signora, ma, per favore, smettila di parlare in spagnolo.

Già non sto capendo nulla di quello che sta accadendo, vorrei, perlomeno, capire quello che dici.

Ti chiedo almeno questo...".

Che cosa gli era successo ?

Mi portai, stizzita, una mano alla fronte, chiudendo gli occhi.

Li riaprii piano, lentamente.

Guardai, con riluttanza,  la mia mano.

Poi le guardai entrambe.

Il trascorrere del tempo, in quel luogo, le aveva rese nodose, rugose, piene di macchie senili...

Cercai un qualcosa di lucido in cui specchiarmi.

Mi capitò la base di un orologio da tavolo, d'argento.

Esitai per la paura di quello che avrei visto.

Respirai a fatica.

Al centro di quella superficie...

Quello che stavo osservando era...

Indubbiamente...

Una donna anziana.

Provai a muovere la testa per vedere se fossi realmente io o un riflesso di chissà chi.

Rimasi atterrita quando realizzai di essere effettivamente io quella che vedevo.

Mi portai una mano su una guancia, cercando di accarezzare quella pelle non mia, che, d'improvviso, era solcata da rughe profonde.

Aprii la bocca, come a voler cacciare fuori un urlo, che tuttavia rimaneva afono.

Con raccapriccio vidi che mancavano all' appello diversi denti.

Mentre i miei capelli erano diventati crespi e quasi completamente bianchi.

Il Centro di Crono mi aveva trasformato in una donna di oltre ottant'anni.

Mi schiarii la voce, per chiamare Juan.

Riuscii ad emettere solo suoni rauchi.

Anche il mio timbro tradiva la mia vetusta età.

Ero un'anziana signora, proprio come mi aveva chiamata Juan.

Incominciai a camminare per raggiungerlo.

Proseguivo con sforzo e mi dovevo appoggiare alle sedie e ai tavoli.

Mi accorsi di essere anche meno alta, perché ingobbita.

La vecchiaia rendeva lenti i miei passi.

Mi ci volle non poco per raggiungerlo.

"Juan ...

Ascoltami... ".

Non potevo credere alle mie orecchie.

Il tremolio della mia voce roca mi faceva paura.

Mi ero avvicinata con molta fatica, a Juan, finalmente.

All' improvviso, un orologio a cucù fece uscire, dalle ante, il suo uccellino variopinto.

Le piume azzurre e viola entravano ed uscivano da una piccola finestrella gialla.

Attratto da quel cinguettio le gambette agili di quel bimbo di sette anni, corsero via, veloci, allontanandosi, di nuovo da me.

Dovevo ricominciare tutto da capo.

"No, aspettami...".

Dissi, alzando in alto un braccio, come a volerlo trattenere.

Ma l' entusiasmo della fanciullezza non si può frenare.

In alcun modo.

Correva da una parte all'altra, maneggiando di tutto.

Portandosi gli orologi alle orecchie per ascoltarne il ticchettio.

Era completamente rinchiuso nel suo mondo, tra i racconti di una storia antica, cosparsa dalla polvere del tempo.

E soprattutto era, di nuovo, molto, molto distante da me.

Non si sarebbe accorto di nulla, in quel momento, tanto era preso da quello che vedeva.

Sarebbe potuto entrare addirittura un drago alato e lui non lo avrebbe notato, di certo.

Antiqua - Insania 3°libro della saga di "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora