Non entrò un drago alato.
Ma qualcuno aveva fatto il suo ingresso nella grande stanza, in cui eravamo.
Il fascio di luce, che penentrava attraverso l' abbaino, illuminava la polvere che si alzava dal suo abito sdrucito.
Tutto, in lui, emanava retaggi di un passato antico, molto antico.
La sua magra sagoma, incurvata, si intonava bene con l' arredamento di quello strano luogo.
Procedeva, appoggiando la mano sinistra su un bastone di legno, la cui impugnatura, di osso, era a forma di otto coricato.
In realtà, più che un otto, quel pomello mi faceva venire in mente il simbolo dell'infinito.
Aveva un saio da frate con il cappuccio alzato a nascondere il volto.
L'abito talare era, a tratti, forato come attaccato più volte da uno sciame di tarme, affamate della fibra di quel tessuto.
Era di spalle, lontano, per cui non riuscivo a distinguerlo bene.
La mia vetusta età aveva indebolito la mia vista, un tempo, perfetta.
Appena lo avevo visto apparire, mi ero nascosta, istintivamente, dietro ad una grande poltrona.
Dovevo vederlo meglio.
Mi sporsi un poco.
Lo osservai prendere un orologio da taschino.
Lo portò al lato della testa, come ad assicurarsi che camminasse ancora.
Lo scosse piano.
Quindi si mise a caricarlo.
Il rumore che sentivo era come quello di qualcosa di duro che batte su di una superficie metallica.
Mi avvicinai cautamente.
Questo mi permise di accorgermi del motivo di quello strano rumore.
Le sue mani erano bianche, scheletriche.
Cercai di rimanere sempre celata dietro a qualche mobile.
Lui continuava a prendere ad uno ad uno gli strumenti del tempo, presenti nella sala.
Impulsivamente, uscendo allo scoperto, gridai:
"Juan, attento!".
La figura rivolse il capo verso di me.
Mi nascosi dietro ad un grande pendolo, appena in tempo.
Rimasi con le braccia lungo il corpo, tentando di trattenere il respiro per non fargli scoprire la mia posizione.
Era un po' di tempo che non sentivo più nessun rumore.
Decisi di sporgere solo la testa fuori dal mio nascondiglio per vedere che aria tirava.
Con raccapriccio, incrociai il suo sguardo, a pochi centimetri da me, proprio dietro al pendolo.
All'interno della stoffa marrone scura, vidi un teschio che mi fissava con i suoi occhi rossi.
Rimasi agghiacciata.
Quindi si voltò verso Juan, che ancora non si era accorto della sua presenza, perché intento ad osservare, attentamente, un calendario con le fasi lunari.
Gli urlai, disperata, perché la mia annosa età non mi permetteva, fisicamente, di correre in suo aiuto.
"Juan!
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Antiqua - Insania 3°libro della saga di "Antiqua"
Fantasia74° in classifica "Fantasia" il 13/04/2017. La vita tanto sospirata da Angie, insieme a Juan e a sua madre, sembra fuggire via, come inseguita da strani spettri bianchi, inafferrabili...Si allontana, assieme alla speranza di poter dimenticare ed and...