Juan ed io ci stavamo avviando alla mia vecchia casa di Londra.
Ringraziai Dio per il fatto di averlo accanto, mentre stavamo per arrivare.
Mi fermai di fronte alla porta.
La cassetta della posta strabordava di lettere e pubblicità, per lo più raggrinzite e scolorite.
Alcune in terra, infangate e ricoperte da foglie secche.
Segno evidente di una solitudine forzata e prolungata.
Ancora non sapevo che effetto mi avrebbe fatto vedere quelle stanze, di nuovo.
Ma, questa volta, sapevo che sarebbe stato tutto diverso.
Non avrei trovato nessuno ad accogliermi.
Nessuna voce all'interno.
Come era successo tante e tante altre volte, in passato.
Non potevo prevedere quanto mi avrebbe ferito il ricordo delle risa che mi sembrava di ascoltare ancora tra quelle mura.
E non mi rendevo ancora bene conto di quello che era realmente accaduto.
Avrei dovuto combattere contro i terribili fantasmi del passato.
Contro le sensazioni angoscianti, che mi erano crollate addosso quando la tragedia mi aveva travolto.
Inesorabile, da togliermi il respiro.
Avrei trovato una casa, inevitabilmente...
Vuota.
Mi accorsi di tremare, quando provai ad entrare.
Juan se ne accorse e strinse ancora più forte, la mia mano.
Non l'aveva lasciata nemmeno per un momento.
Eppure, inaspettatamente, la lasciò, meravigliandomi.
Ma solo per rassicurarmi tra le sue braccia.
Mi tenne stretta, prima di entrare.
E sussurrò, piano:
" Coraggio.
Andrà tutto bene.".
Juan riusciva a capire in anticipo ogni mio pensiero, ogni mia preoccupazione.
E, senza troppe, inutili, parole, era sempre stato in grado di sostenermi.
Aprii la porta d'ingresso.
Trovai una casa abbandonata.
Mi accorsi solo allora di rendermi effettivamente conto di quanto la vita si fosse spenta, al suo interno.
Insieme a quegli oggetti che sembravano non avere più un' anima.
Imbiancati, velatamente, dai bianchi granelli di polvere.
Scivolai con la mano sulla lampada del salone.
La testimonianza del tempo trascorso era impresso nell' impronta profonda delle dita che avevo lasciato, scostando il pulviscolo e mettendo a nudo, nettamente, tutto ciò che era stato un tempo.
Un tempo passato.
Troppo lontano.
Eppure così vicino e vivo, da fare ancora male.
Quanti ricordi...
Quanta vita trascorsa tra quelle pareti...
Sembrava che tutto fosse rimasto immutato.
Come se fosse stato congelato a quella sera, in cui morì mio padre e mia madre cadde in stato catatonico.
Quando iniziò tutto.
Quando mi trovai catapultata in una storia surreale, senza senso.
A volte mi ero sorpresa a chiedermi se ciò che mi era accaduto fosse reale oppure lo avessi solo immaginato.
Ma la casa, la mia casa era la testimone più attendibile.
E non mi avrebbe mai potuto mentire.
Mangiammo velocemente qualcosa.
Senza sapore.
Tutto sembrava non avere più sapore.
Avevo sperato di poter tornare ad una vita normale.
Ma ormai la normalità non mi apparteneva più.
Da tempo.
Era sparita.
E, per me, in quel momento, era difficile, molto difficile rimanere concentrata a pensare.
Eppure avrei dovuto farlo.
Il mio unico pensiero doveva andare ad Isadora.
La priorità assoluta sarebbe dovuta essere lei.
Avrei dovuto fare in modo che il mio passato non avrebbe più occupato, così prepotentemente, la mia mente.
Dovevo concentrarmi solo su quel mostro.
Non potevo ancora credere che Isadora fosse tornata.
Che rivivesse attraverso mia madre.
Mi chiedevo come fossero andate realmente le cose.
Delirio mi aveva descritto come la "Regina degli Inganni".
Possibile che anche lui mi avesse irretito a tal punto?
Mi aveva offerto quello che credevo fosse il senno di mia madre, quando, invece, quel dono celava solo il mezzo per punirmi, per non aver ceduto alla sua proposta di divenire la sua Regina e regnare al suo fianco ?
Eppure mi era sembrato così sincero...
Quando mi aveva rivelato il suo amore.
Quando aveva annunciato che, nella Voragine Nera, si ama una volta sola.
E lui aveva scelto me come sua futura sposa.
Perché fingere di aiutarmi, per poi ingannarmi?
Che ingenua ero stata !
Eppure Gabriel mi aveva messo in guardia.
Il sovrano delle Creature di Luce mi aveva detto di non fidarsi di lui.
Mi aveva avvisato che Delirio non avrebbe mai lasciato impunito un tradimento.
Il mio tradimento.
Ed io non lo avevo ascoltato.
Come quando avevo deciso di seguirlo nel baratro oscuro.
Anche allora non gli avevo dato retta.
Perché dovevo fare sempre di testa mia?
Sentivo di dovermi addossare tutte le colpe.
Quella notte, mi girai e rigirai nel letto.
Non volevo, non potevo prendere sonno.
Dovevo pensare...
Avrei voluto trovare un modo per riparare a tutto il disastro che avevo combinato.
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Antiqua - Insania 3°libro della saga di "Antiqua"
Fantasy74° in classifica "Fantasia" il 13/04/2017. La vita tanto sospirata da Angie, insieme a Juan e a sua madre, sembra fuggire via, come inseguita da strani spettri bianchi, inafferrabili...Si allontana, assieme alla speranza di poter dimenticare ed and...