Stavo perdendomi in quel sogno.
Ma Delirio mi aveva rassicurato che non lo avrebbe mai permesso.
Mi disse, con voce calda:
“ Ho voluto mostrarti la parte meravigliosa che è dentro di me…
E che, per un attimo, è entrata in te…
Attraverso questo luogo.
Per aprire il tuo cuore.
E predisporre la tua mente.
Ho dovuto fare in modo di riscaldare il tuo animo, prima di mostrarti quello che ti apparirà, tra poco.
Saranno agghiacciate le tue membra.
Sarà turbata la tua natura sensibile.
Coloro che giungono fino a questo punto, non ne hanno consapevolezza.
Non hanno la maniera di accorgersi del reale inferno che stanno attraversando.
La devastazione non sfiora nemmeno le loro menti, che sono ancora annebbiate dalla visione del loro personale sogno.
Credono di essere ancora nel giardino dei loro desideri.
Crono non deve fare altro che attendere.
Come il ragno che tesse la tela ed aspetta le proprie vittime.
Non sarà lui che dovrà cercare, ma saranno loro ad
individuarlo.
In qualunque posto, esse si trovino.
Promettimi di non lasciarti sconvolgere da quello che verrà svelato ai tuoi bellissimi occhi, perché stiamo per giungere nella parte più oscura del Giardino di Crono.
Permetti alla tua estrema forza di prendere il sopravvento su di te “.
Continuavo ad ascoltare i rintocchi, che, con toni cupi, non avevano mai smesso, neppure per un attimo, di scandire il tempo.
Delirio esitò, per un attimo, poi seguitò a parlare:
È il momento di vedere i martiri, predestinati da Crono.
Scorgerai coloro che lo hanno già sfamato, in passato.
E coloro che sono condannati a saziarlo, in futuro.
Il suo appetito è infinito, come, d’altronde, la sua natura.
Eterna ed immutabile.
Non temere.
Delirio è sempre con te.
Siamo una mente sola.
Siamo un’anima sola “.
Nel frattempo eravamo atterrati.
Passammo sotto ad un arco di roccia, dalla forma di cappuccio da monaco, tirato in su.
Esattamente come quello indossato dal cranio di Crono.
Era come se ci fissasse, perché era orientato in basso, come se tenesse lo sguardo fisso su di noi.
Al di là del sogno, il paesaggio era completamente diverso.
Ci accolse una piazza, nebbiosa, con tanti pali incastrati nell’asfalto.
Alla sommità c’erano altrettanti orologi.
Recanti, tutti, la stessa ora.
Mezzanotte.
Era buio.
E, tra il fumo denso, scorsi diversi bambini che stavano percorrendo quel piazzale, a testa alta, con lo sguardo sognante.
Li guardai, uno ad uno, per vedere se riuscissi a riconoscere la sagoma del piccolo Juan.
Ma, invano.
Il Re del Popolo delle Tenebre mi avvisò, ascoltando i miei pensieri e la mia angoscia.
“ Non è giunto ancora il momento di incontrarlo.
Lui non ha dovuto fare la strada di questi sventurati.
È stato portato direttamente da Crono, alla sala del suo trono.
Stiamo andando lì.
Ho smesso di volare perché manca poco “.
Arrivammo ad un’altra pianura.
I fanciulli erano intenti a giocare, di spalle.
Potevo vedere solo i loro capelli.
Le loro testoline erano dal lato opposto al mio sguardo.
Ad un tratto, una di loro, dal vestitino rosa, si voltò.
Sussultai dallo spavento.
Il suo viso era completamente occupato da un orologio.
Senza occhi, né naso, né bocca.
Solo lancette, fisse all’ora in cui Crono si era cibato della sua gioventù.
Del suo entusiasmo.
Mi girai a guardare ognuno di loro.
Ore diverse sui loro volti, ma tutti uguali nella loro forma.
La mia angoscia aumentava, ma mi sentii rassicurare.
“Non è nemmeno fra di loro.
Stai tranquilla.
Delirio ti ha promesso che non gli accadrà nulla.
E così sarà.
Lui è tra coloro che sono in attesa.
Intrappolato.
Stiamo per arrivare alla sala del trono di Crono “.
Un enorme orologio da polso, stava trattenendo una femminuccia.
Stava al suo interno, con le manine appoggiate al vetro del quadrante, con gli occhi imbambolati, rivolti in alto.
Poco distante da lei, un bambino era chino sui libri, intento a sfogliarli con curiosità.
Seduto su un mucchio di sabbia, con le gambette incrociate.
All’interno dell’ampolla superiore di una enorme clessidra.
Non si era accorto della nostra presenza.
In realtà nessuno si era accorto mai di noi.
Appena ci avvicinammo abbastanza, lo vidi.
Era…
Il piccolo Juan !
Continuava a leggere.
Assetato di cultura, come la sua indole, fin da piccolo, gli imponeva.
Ad un tratto si avvicinò a lui, un frate incappucciato.
Le sue dimensioni erano molto più grandi di come lo avevo visto poco prima.
Il cappuccio scivolò indietro, mettendo a nudo il suo cranio bianco.
Era Crono in persona.
Prese, fra le mani scheletriche, la clessidra.
La teneva tra indice e medio, nella strozzatura, al centro.
Alzò, molto lentamente, il braccio, e, con esso quello strumento di vetro.
Juan rotolò verso l’ imboccatura della parte alta della clessidra.
Crono vi appoggiò la dentatura, aprendo le fauci fameliche.
Non c’era più nulla da fare.
STAI LEGGENDO
Antiqua - Insania 3°libro della saga di "Antiqua"
Fantasy74° in classifica "Fantasia" il 13/04/2017. La vita tanto sospirata da Angie, insieme a Juan e a sua madre, sembra fuggire via, come inseguita da strani spettri bianchi, inafferrabili...Si allontana, assieme alla speranza di poter dimenticare ed and...