Capitolo X ° Il Giardino di Crono-parte prima

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Appena rimasi sola, chiusi gli occhi.

Sentivo, dentro di me, i rintocchi del tempo, che,  inesorabilmente, stava trascorrendo.

Lo avevo visto trasformarsi, all'improvviso, in quello che sarebbe stato il  mio futuro.

Quel futuro, che avrei, rivisto, se non dopo molti, molti anni.

Quindi ero ritornata, indietro.

Ad un presente, che mi aveva visto, di nuovo, per quella che ero, realmente.

Le  note basse e profonde, provenienti da un pianoforte antico, scandivano i minuti che, già, non appartenevano più al presente.

Ma ad un passato che non sarebbe mai  più tornato  indietro.

All'improvviso avvertii una sensazione strana.

Il mio corpo era senza peso.

Mi alzai da terra.

Al di sopra del pavimento.

Mi ritrovai a volare, leggera, fra le  mura.

Potevo vedere, distintamente, dall'alto,  le stanze del  Palazzo di Crono.

Giunsi ad un corridoio, lunghissimo.

Si snodava attraverso una fila di porte ad ogiva, che terminavano in alto, a punta.

Erano appena socchiuse, in modo da lasciarle  intravedere
tutte insieme, l'una dopo l'altra.

A perdita d'occhio.

Il colore ambrato della pietra medievale, era interrotto a tratti, dalla luce solare, che filtrava  dalle finestre laterali.

Mi trovai a percorrere, velocemente, quel corridoio.

Le porte, enormi, altissime, si spalancavano, completamente, con fragore, al mio passaggio.

Sembravano non aver mai fine.

Eppure dovevo fare presto.

Intuivo che Crono avrebbe agito in fretta contro Juan.

Sentivo l'ansia crescere.

Delirio si insinuò, in quell'istante,  nei meandri dei miei pensieri.

" Tranquilla , mia regina.

Ti ho mai delusa ?

Non l'ho mai fatto.

Non  lo farei mai.

Continua a volare insieme a  me.

Ti avevo preannunciato che saresti stata nella mia mente, ogni attimo  fino al compimento dei tuoi desideri.

Vedrai,  giungeremo in tempo per salvarlo.

Mio infinito,  unico  amore.

Delirio  te lo ha promesso  ".

Non solo potevo osservare ed ascoltare ogni più piccolo particolare, con cui Delirio veniva in contatto, ma riuscivo, anche, a percepire ogni sua parola, telepaticamente.

Comunicavamo attraverso ogni nostro pensiero ed ogni nostro stato d'animo.

Giungemmo, alfine ad una grande  finestra,  di vetro.

Bellissima.

La sua forma era rotonda.

A forma di spirale.

Era un grande orologio.  

I numeri erano in stile romano, neri.

Proprio nel mezzo,  in piccolo, c'era il numero dodici.

Antiqua - Insania 3°libro della saga di "Antiqua"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora