VII

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"Vedo che non sei solo"
Fece Raven, guardando il lato opposto della strada.
"Dai Rav, lascia perdere."
"Guarda che ci ho pensato su ed ho capito che prendermela con lei non ha molto senso, dopotutto la poveretta non sapeva nulla... Lo stronzo in tutta questa faccenda è solo uno ed ha un nome e un cognome che non voglio nemmeno pronunciare."
Bellamy la guardò stranito, nell'arco di un pomeriggio entrambe le ragazze erano arrivate a dire più o meno la stessa cosa.
Eppure solo un paio di settimane prima sembrava che fossero sul punto di fare una strage.
"In ogni caso tieni."
La moretta gli porse le chiavi della macchina e continuò "E' come nuova."
"Quanto ti devo?"
"Vaffanculo Bell." Poi riprese "Certo che vedere quella macchina ridotta così mi fa piangere il cuore..."
Di nuovo rivolse lo sguardo all'altro capo della strada. Poi senza che Bellamy avesse il tempo di rendersene conto Raven prese a camminare spedita in quella direzione.

-


Le aveva chiesto scusa. Aveva capito eppure lei non gli aveva detto nulla. Non pensava che sarebbe stato capace di tornare sui suoi passi. Continuava a non comprendere per quale assurdo motivo avesse sentito il bisogno di allontanarla come non riusciva a farsi una ragione del perché lei era scoppiata all'improvviso, per giorni era riuscita a passare sopra al suo comportamento probabilmente perché era ancora scossa da quello che le aveva rivelato, forse perché tutta quella sofferenza Blake in qualche modo doveva pur sfogarla. Ma poi mentre se ne stavano lì da soli quando Clarke aveva avvertito che la tensione stava crescendo sempre di più non ce l'aveva fatta. Era umana dopo tutto. Non era più riuscita a giustificarlo. Era diventata cieca.

Sentì qualcuno bussare sul finestrino e si girò di scatto nella direzione da cui proveniva il rumore.
Raven se ne stava al di là del vetro.
Non era scesa per evitare altri incontri indesiderati e adesso proprio lei se ne stava lì.
E aveva un sorriso furbo stampato sulle labbra carnose.
Le fece segno di scendere e la bionda obbedì.
"Ciao"
Optò per fare un primo passo, non sicura di quello a cui sarebbe andata incontro.
"Ciao!" Le rispose l'altra continuando subito, senza darle modo di aggiungere altro "Senti Clarke, diciamocelo, io e te siamo partite con il piede sbagliato... ma vedere la tua macchina in questo stato mi fa davvero male dentro."
La bionda si sorprese a ridacchiare.
"Quindi pensavo che ne diresti se, in segno di pace, te la riparassi? A occhio mi sembra che sia solo un problema di carrozzeria quindi non sarà un grande lavoro per me. Te la rimetterò a nuovo."
Clarke la fissò esterrefatta, non sapeva esattamente cosa dire
"Grazie Raven ma sei sicura? Voglio dire non è un peso per te?"
"E' il mio lavoro cara, niente di più e niente di meno."
"Vuoi che ti lasci un acconto?"
"Spero tu stia scherzando... Che segno di pace sarebbe se te lo facessi pagare?"
"Davvero, non devi..."
"Smettila di fare i complimenti. Tanto puoi tornare a casa con Bell no?"
E spostò lo sguardo al ragazzo che le aveva raggiunte e le guardava meravigliato.
Clarke annuì cercando di evitare d'incrociare gli occhi del maggiore dei Blake.
Lui invece decise di buttarla sulla scherzo
"In realtà pensavo di lasciarla a piedi."
Rav si mise a ridere ma Clarke era ancora troppo sconvolta per trovare una risposta adeguata o anche solo per reagire repentinamente in qualsiasi modo.
"Se mi lasci un tuo recapito, ti faccio sapere quando è pronta!"
"Certo."
Prese il cellulare della mora e digitò il suo numero. L'altra le fece l'occhiolino e le stampò un bacio rumoroso sulla guancia poi fece un cenno a Bell e se ne tornò indietro soddisfatta.

Così i due coinquilini rimasero lì per un tempo che non riuscirono a determinare, Clarke era ancora sconcertata dalla rapidità con cui lei e Raven sembravano aver risolto un dilemma forse meno grave di quanto le era sembrato, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo eppure continuava a sentirsi scossa per quello che poco prima era accaduto con Bellamy.
Lui l'aveva capita, senza bisogno che lei dicesse nulla, in poco tempo quel ragazzo dai capelli corvini e all'apparenza scorbutico aveva compreso perfettamente il motivo che aveva scatenato la sua inaspettata e violenta reazione.
Poi le aveva chiesto di perdonarlo e le era apparso più sincero che mai.
Cosa doveva fare?
Continuava a torturarsi, nessuno era mai stato in grado di capirla fino in fondo, aveva una notevole capacità di chiudersi in se stessa e di alzare delle barriere difensive, quando decideva che qualcosa doveva restare dentro lei era così, non Monty, non Jasper, tantomeno sua madre erano mai riusciti a decifrare e scuoterla interiormente in quel modo soprattutto se non era nelle sue intenzioni, nessuno a quanto pare era stato in grado di poterla scrutare e comprendere eccetto Bellamy Blake.
Senza dire niente e nello stesso identico momento entrambi si erano mossi verso la macchina di Bell, gli sguardi bassi e la condensa che usciva dalle loro bocche socchiuse ad ogni respiro.
Durate il viaggio Bellamy aveva acceso lo stereo per contrastare alla meglio il silenzio ed ora la voce calda di un qualche cantautore americano riempiva l'ambiente angusto.
All'improvviso Clarke abbassò il volume di scatto, cercando un contatto visivo che il ragazzo tardò leggermente a ricambiare.
"Se quello che vuoi è il perdono va bene, lo avrai... Sei perdonato ok?"
Un sorriso si allargò sulle labbra di Bellamy, spontaneo e allo stesso tempo insicuro. Lei abbassò lo sguardo pensando alle parole appena dette. Il maggiore dei Blake era davvero l'unico in grado di capirla in quel modo ed era tutto quello che lei, in cuor suo, aveva sempre desiderato, aveva passato la sua vita a dare e fornirsi spiegazioni, era satura, per una volta era lei ad avere bisogno di comprensione.
Sapeva che non avrebbe avuto una risposta dal ragazzo e le andava bene così. Bastò che Bell, fermo ad un semaforo rosso, cercasse e stringesse la mano di lei nella sua, fu quello il suo modo di ringraziarla e Clarke colse tutta la sincerità e la gratitudine di quel gesto, non c'era bisogno di sprecare altre parole.

Quando finalmente rientrarono in casa trovarono O' sulla soglia della porta con uno sguardo preoccupato ed allo stesso tempo divertito.
"Si può sapere dove eravate finiti?"
"Scusa O', ho dimenticato di avvertirti, eravamo da Raven."
"Potreste anche usare i cellulari, vi ho chiamato mille volte."
"Almeno adesso sai cosa si prova."
La ammonì il fratello. La ragazza per tutta risposta gli corse incontro buttandosi tra le sue braccia e Bell la strinse delicatamente a sé, era tutto quello che aveva, la sua famiglia, e finalmente era arrivato il momento di lasciarsi alle spalle l'astio ed il rancore ormai sbiaditi dai giorni che si erano susseguiti.
Quando la ragazza si liberò dall'abbraccio lanciò un'occhiata alla bionda
"Menomale che noi due avremmo dovuto fare la pizza oggi eh!"
"Giuro che è colpa di tuo fratello... dovresti prendertela con lui sai, mi ha costretto ad accompagnarlo da Rav."
"Non ho ancora capito se non vi sopportate o siete amici per la pelle."
Disse lei palleggiando lo sguardo tra i due.
"E' complicato"
Si affrettò a ribattere Bellamy tagliando corto, continuò poi cambiando discorso
"Vogliamo entrare? Muoio di fame e mi avete fatto venire voglia di pizza, magari potremmo ordinarla."
Octavia però sbarrò la porta d'ingresso con il suo corpo minuto, poi tossì sonoramente mentre Clarke e Bell se ne stavano lì davanti impalati senza capire cosa la ragazza stesse cercando di fare.
Bastarono una manciata di secondi e da dietro la porta spuntarono fuori due figure sconosciute agli occhi di Bellamy che si girò automaticamente per guardare Clarke, cercando un qualche segnale ma tutto ciò che vide furono i suoi occhi lucidi stavolta, poteva scommetterci, erano velati di gioia, e le sue labbra che si aprivano in un sorriso che non le aveva mai visto indossare. I due ragazzi appena sopraggiunti superarono O' velocemente e le corsero incontro mentre la bionda faceva lo stesso, i tre si strinsero in un abbraccio molto simile a quello che poco prima aveva coinvolto i fratelli Blake ma più carico di mancanze ed incomprensioni che adesso sembravano svanire in una sorta di nuvola di fumo al vento.

La tavola era imbandita a festa, Jasper e Monty avevano aiutato Octavia con la pizza, dopo tutto era un rituale che solitamente rispettavano circa una volta al mese con Clarke ed era forse per quel motivo che la bionda aveva proposto alla minore dei Blake di cimentarsi in quell'impresa per aggrapparsi a una piacevole vecchia tradizione.
"Credo che tu sia decisamente più brava di Clarke, hai una dote!"
Disse Jasper ancora a bocca piena, O' gli rivolse un sorriso raggiante che probabilmente fece rimbalzare il cuore del ragazzo, Clarke glielo leggeva in volto, conosceva troppo bene quei due e non poté fare a meno di sghignazzare. Si sentiva leggera dopo tanto tempo e felice, al sicuro in un calore familiare che per tanto tempo le era mancato.
Bellamy era più taciturno del solito, non che fosse un gran chiacchierone ma per quella sera la ragazza decise di darci un taglio, tutto ciò che voleva era solamente godersi la compagnia dei suoi più cari amici.
"Dovete spiegarmi un po' di cose"
Li minacciò brandendo il coltello con cui aveva fatto a spicchi la sua pizza.
"Vediamo... da dove partire?"
iniziò Jasper
"Forse dal fatto che esiste internet e trovare i contatti della tua coinquilina è stato un gioco da ragazzi?"
L'altro concluse la frase.
"Ma non vi siete fatti sentire per quasi tre settimane!"
"Faceva parte dell'effetto sorpresa"
Commentò Jas.
"Avevo paura che l'avreste presa male."
"Scusa, ti trasferisci a Boston perché hai ottenuto un tirocinio della Harvard per quello che hai sempre voluto fare e avremmo dovuto prenderla male?"
La ragazza li guardò intenerita, le sue paranoie l'avevano portata a dubitare dei grandi cuori che quei due avevano e si diede della stupida.
"Ma come vi è venuto in mente di venire fino a qui?"
"Bhè... Diciamo che oltre il piacere, siamo stati mandati in missione da tua madre."
Disse Monty.
"Cioè?"
"Non preoccuparti, stasera si festeggia, poi domani ci penseremo."
"A proposito." Bellamy l'interruppe, guadagnandosi in fretta l'attenzione di tutti "Io stasera sono di turno, se volete raggiungermi al locale, sono sicuro che Joseph vi offrirà un giro volentieri."
Lo disse guardando Clarke più di tutti, poi con uno scatto repentino si alzò da tavola facendo un cenno e si andò a preparare.
"Io veramente avrei un appuntamento."
Spiegò invece Octavia quando si assicurò che il fratello fosse abbastanza distante da non poter sentire, Jasper fece una smorfia, Clarke le mise una mano sulla spalla
"Non preoccuparti O', divertiti e se vuoi fare un salto, sai dove trovarci!"
I due amici annuirono visibilmente e così anche la minore dei Blake si alzò e si recò in camera.
Finalmente erano rimasti soli, la giovane Griffin aspettava questo momento da troppo tempo, aveva bisogno con tutta se stessa di rivederli e di sentirsi come se nulla potesse esserle d'intralcio nella vita, cosa che solitamente accadeva solo in loro presenza
"Avresti potuto evitare quella roba della lettera melodrammatica, non era molto in stile Griffin."
Clarke sbuffò, aveva ragione.
"Non so che cosa mi sia preso."
"Semplice, non riuscivi a farti una ragione di come avresti fatto a vivere senza di noi!"
Rispose Jas.
I tre scoppiarono in una risata sincera.
"Ma dove siete sistemati?"
"Abbiamo preso una camera in un bed & breakfast non troppo lontano."
Lei annuì poi si affrettò a dire
"Di mattina ho il turno in ospedale ma se volete quando stacco possiamo andarci a prendere un caffè e a fare una passeggiata come ai vecchi tempi, ho un mucchio di cose da raccontarvi."
"Affare fatto" disse Jasper guardando prima Clarke e poi Monty "Ma adesso si esce giusto?"
e aggiunse "Sei sicuro che a quel tipo vada bene se andiamo nel locale dove lavora? Potremmo cambiare, voglio dire non mi sembrava troppo entusiasta."
"Tranquillo, Bell è fatto così, è un po'... burbero ma dopo un po' ci si fa l'abitudine."

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