Fece un respiro profondo prima di uscire dalla stanza, sapeva che abbandonarla equivaleva a lasciarsi alle spalle tutto ciò che quelle mura avevano ospitato, in fondo non sapeva né quando, né dove e soprattutto se avrebbe mai ritrovato quei momenti od erano destinati a restare ricordi.
Ad ogni passo Clarke poteva sentire al meglio le voci che provenivano dal salone, ora riusciva persino a distinguerle, riconobbe Bellamy ed Octavia per primi, si sentiva attirata dal calore che emanavano, dalla familiarità con la quale giungevano alle sue orecchie e affrettò il passo nonostante avesse paura, non sapeva esattamente come doveva comportarsi, né cosa avesse intenzione di fare il maggiore dei Blake.Quando entrò nella stanza la prima ad accoglierla, saltandole al collo, senza darle il tempo di dire una parola, fu O'.
"Clarke! Tutto bene? Non sei morta assiderata vero?"
La ragazza rispose a quella stretta un po' stupita, la giovane Blake non si era mai sbilanciata fino a quel punto, forse Bell le aveva detto qualcosa...
Fu allora che cercò di mettere a fuoco le altre figure che popolavano la stanza, accanto al posto dove poco prima sedeva Octavia, c'era un ragazzo possente, muscoloso e dallo sguardo enigmatico, doveva essere quel Lincoln di cui la ragazza non faceva altro che parlare.
Di fronte a lui sull'altro divano vide Bellamy, teneva lo sguardo fisso su un punto a vuoto e sembrava piuttosto nervoso, lo vedeva da come tamburellava le sue dita sul ginocchio.
Non era finita, vicino a lui, stretta in un maglioncino nero con un vertiginoso scollo a v c'era Raven, sembrava completamente a suo agio nonostante fosse così vicina al maggiore dei Blake, tanto quasi che le loro gambe avrebbero potuto sfiorarsi da un momento all'altro. No, Clarke non poté proprio fare a meno di notare quella vicinanza tra i due mostrata con così tanta disinvoltura e deglutì cercando velocemente di distogliere lo sguardo, sentì presto lo stomaco bruciare ma provò, sforzandosi immensamente, ad ignorare quella stupida sensazione.
"Hei, tutto bene?"
"Cos'... si certo."
Disse con un tono poco convincente alla più piccola dei Blake.
Lincoln si alzò per presentarsi, non appena O' lasciò libera la bionda.
"Piacere, sono Lincoln."
"Oh, lo sospettavo, ho sentito molto parlare di te! Sono Clarke comunque."
Disse cercando di sorridere a lui e di rimando ad Octavia che l'aveva fulminata quando si era lasciata sfuggire quel commento, la stretta di mano del ragazzone era decisa e forte in un modo profondamente rassicurante.
Fu in quell'istante che sentì un altro sguardo addosso, sapeva perfettamente che apparteneva a Bell, lo percepiva, si sentiva scrutata nel profondo eppure, nonostante fosse tutto quello che voleva, Clarke non ricambiò l'occhiata ma fece un cenno amichevole a Raven che le sorrise mostrandole la dentatura perfetta e smagliante.
Si lasciò cadere sulla poltrona che si trovava tra i due divani, incrociò le gambe, faceva ancora un freddo assurdo nonostante il sole avesse preso il suo posto nel cielo finalmente terso di Boston già da un bel po' di ore.
"Io e Bellamy andiamo a dare un'occhiata alla caldaia e alle tubature, altre due braccia forti potrebbero far comodo, vuoi unirti Lincoln?"
Disse ferma Rav' facendo rimbalzare lo sguardo dal moro che le sedeva accanto all'altro ragazzo di fronte a lei.
La risposta di lui fu affermativa e così i tre lasciarono la stanza in fretta, mentre Clarke confusa cercò di non prestare attenzione allo strano atteggiamento di Bell.
Non l'aveva degnata di uno sguardo, o meglio lo aveva fatto solo quando era sicuro che lei non potesse notarlo.
Perché?
Eppure lei aveva seguito un copione identico.
Non si era costruita delle aspettative, non aveva avuto il tempo, senza dubbio non immaginava così il risveglio, aveva escluso la possibilità di ritrovarsi sola in quella stanza che le era apparsa troppo grande e vuota, così come non aveva considerato minimamente la possibilità di inciampare in altre persone.
Era stata un'idiota.
Di solito la sua mente calcolatrice e pragmatica si preparava a qualsiasi evenienza, metteva in conto tutto ma stavolta era diverso.
Forse aveva sperato in un "Buongiorno principessa" sussurrato a mezza bocca nell'orecchio, aveva difficoltà ad ammetterlo ma una parte di lei ne era ben conscia.
Era stato come dimenticare tutto quella notte, i volti, i gesti, le voci, i problemi suoi e degli altri e adesso si stava maledicendo per essersi permessa di perdere il controllo di sé e della situazione in quel modo ma anche di essersi aperta a Bellamy, di essersi mostrata senza filtri, ricordava bene la strana dichiarazione che le era sfuggita poco dopo quel perfetto e fugace momento di intimità.
"Clarke? Sicura di stare bene?"
Octavia era appena arrivata con una tazza fumante, qualsiasi cosa ci fosse stata dentro sarebbe andata bene.
"Uhm, si... Sono solo un po' infreddolita, tutto qui, davvero."
La ragazza la guardò poco convinta ma cercò di assecondarla
"Già, appena Bell mi ha detto che i termosifoni non funzionavano, ho chiamato Raven è davvero una fortuna che sia riuscita a passare."
Clarke annuì senza aggiungere molto e così la minore dei Blake cercò di mandare avanti la conversazione.
"Lincoln e Rav si fermano a pranzo, spero non ti dispiaccia, sai con tutta questa neve e il Natale che si avvicina mi faceva piacere passare del tempo in famiglia."
Clarke sorrise sinceramente ma con una certa amarezza, famiglia aveva detto... Non avendo nessun altro, era chiaro che i Blake avessero costruito il loro concetto di famiglia sugli amici eppure non riusciva bene ad interpretare i ruoli, ovvio O' e Bell erano fratelli, Raven era un'amica intima, forse troppo per qualcuno, mentre il ragazzone tutto muscoli era una presenza alla quale Bellamy volente o nolente si sarebbe dovuto abituare e sapeva che Octavia ce la stava mettendo tutta.
Ma lei cos'era?
Non un'amica, era piombata nelle loro vite non per questioni di empatia ma in modo casuale, scegliendo un annuncio tra i mille che aveva letto.
Non una conoscente, sia Bellamy che Octavia l'avevano messa al corrente di cose che probabilmente erano riusciti a condividere con pochissime altre persone ed era stato semplice e naturale proprio perché non avevano un legame profondo, sapevano che lei li avrebbe ascoltati senza riservargli alcun giudizio particolare, del resto anche lei aveva fatto la stessa identica cosa.
Ma Clarke non si sentiva parte di quella famiglia allargata decantata da Octavia, non sapeva nemmeno cosa sarebbe successo tra lei e Bell... Forse non voleva saperlo, sarebbe stato semplice in quel momento lasciarsi tutto alle spalle, magari si sarebbe impedita di soffrire o forse era ancora in tempo per non affezionarsi in modo irreversibile.
Poi ricordò il viso di Bellamy a pochi centimetri dal suo, poco prima che i loro corpi si accogliessero l'un l'altro, la sua espressione intensa, seria ed entusiasta al tempo stesso, le gote arrossate sotto le mille lentiggini che le tempestavano.
Era già troppo tardi.
Il solo pensiero le aveva procurato un incontenibile aumento dei battiti cardiaci.
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Did I say that I need you?
Fanfic[Bellarke - AU] Clarke scappa da una vita in cui non si riconosce più, Bellamy è perseguitato da ricordi amari con i quali non ha mai fatto i conti. I destini dei due ragazzi s'incrociano casualmente: uno scontro non desiderato, destinato - fatalmen...