VIII

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Continuava a fissare l'involucro cartaceo ormai malmesso ed il suo contenuto: era un invito prestampato, uguale quindi a quello che avevano ricevuto chissà quante altre persone, nessun riguardo speciale per lei, nessun commento in più, nessuna dannata spiegazione. Abby era una codarda pensò nella sua testa, non le aveva accennato nulla nemmeno al telefono, eppure si sentivano quasi tutte le sere, mandavano avanti conversazioni vuote più perché il protocollo prevedeva che una madre ed una figlia dovessero sentirsi, era buon senso, di comune uso.
"Pensavi che saresti sfuggita per sempre a New York e invece..."
Jasper tentò di sdrammatizzare mentre ricevette una gomitata dal compagno che aveva capito al volo dall'espressione eterea dell'amica che la sua reazione era tutt'altro che serena.
Clarke guardò l'orologio, erano nel bar da troppo tempo e cominciava a sentire l'aria consumata attorno a lei troppo stretta, aveva bisogno di uscire.
"Vi va di camminare fino a casa?"
Jas' strabuzzò gli occhi "Con questo fred..."
Nuovamente Monty lo fermò e le rispose convinto "Certamente."

Era quasi buio e i tre passeggiavano uno affianco all'altro in silenzio, i ragazzi aspettavano che la loro amica dicesse qualcosa, sapevano bene com'era fatta, non potevano pretendere di estorcerle nulla e far finta di niente era fuori discussione.
La ragazza però non riusciva a formulare pensieri lucidi in quel momento, le dispiaceva, sapeva perfettamente che i due non avrebbero detto nulla per non offenderla in alcun modo ma tutto ciò che le passava per la mente era confuso.
La verità è che non aveva mai perdonato sua madre per la morte del padre, l'aveva accettata così velocemente.
Jake era malato, gli era stato diagnosticato un cancro al fegato e lei non aveva fatto altro che assecondare la debolezza che pian piano aveva prevalso su di lui, nonostante la sua posizione in ospedale aveva deciso di appoggiare senza remore la volontà del marito di interrompere qualsiasi trattamento, di abbandonare tutto, persino loro, Abby non aveva lottato per amore ma si era semplicemente arresa.
Non biasimava il padre, era ovvio che non potesse pensare lucidamente, chi poteva reagire in modo oggettivo di fronte alla consapevolezza di una data di scadenza così vicina?
Abigail aveva smesso persino di andarlo a trovare in ospedale era come se volesse staccarsi da lui il prima possibile, ormai era fatta e non c'erano alternative. Clarke lo sapeva bene ma continuava ad incolparla perché forse se si fosse preoccupata anche solo la metà di quanto aveva fatto lei, avrebbero potuto passare anche solo qualche mese in più come una famiglia.
Invece non le restavano degli ultimi ricordi felici a cui aggrapparsi e per questo non poteva perdonarla. Di suo padre le restava solo tutto il peso di una sofferenza che nessuno era stato in grado di alleviare.
Quando poi lui era andato per sempre Abby ci aveva messo così poco a voltare pagina: una casa nuova, un nuovo compagno, un nuovo quartiere. Per quanto Clarke avesse provato a giustificarla, a trovare motivazioni plausibili che potessero dare un senso al suo modo di reagire, non riusciva a trovare nulla a cui dare adito per capirla e dunque il rancore aveva prevalso velocemente.

Arrivarono prima del previsto davanti al Bed & Breakfast in cui alloggiavano Monty e Jasper, forse l'aria gelata e limpida gli aveva fatto accelerare il passo più di quanto potessero immaginare. Si fermarono all'entrata per i saluti.
"Sicura che non vuoi compagnia fino a casa?"
disse Jasper preoccupato.
"No, va bene così."
"Guarda che non è un peso per noi, è più vicino del previsto."
Rincarò Monty.
"Davvero, grazie... ma ho bisogno di stare un po' da sola e di fare mente locale"
Non era sicura che avesse davvero bisogno di stare sola, aveva paura in realtà che i ricordi riaffiorassero e che la facessero crollare ulteriormente ma d'altro canto sapeva che i due ragazzi non potevano aiutarla più di quanto non avessero già provato a fare e non voleva che quell'imbarazzante silenzio che li aveva accompagnati fin lì continuasse a gravare su di loro, si sentiva in colpa perché era lei a non avere il coraggio di spezzarlo.
"Vedi il lato positivo, ci vedremo prima del previsto."
Clarke annuì poi schioccò un bacio sulla guancia ad ognuno di loro nel modo più convincente possibile, non voleva che i due potessero percepire le sue debolezze, non voleva che i due si preoccupassero per lei più del dovuto.
Gli voltò le spalle velocemente ritirando le mani fredde nelle tasche della giacca e continuò per la sua strada.
Era quasi arrivata a destinazione quando il cellulare cominciò a squillare incessantemente, rispose senza nemmeno guardare il disply, meccanicamente:
"Si?"
"Clarke, tesoro!"
Era lei, sua madre. Rimase impietrita. Jasper e Monty forse le avevano detto di aver portato a termine l'impresa che lei gli aveva cinicamente assegnato, erano stati davvero veloci.
"Ciao."
Rispose secca, cercando di scansare tutte le emozioni che in quel momento l'assalivano.
"Tutto bene?"
Con che coraggio lo chiedeva?
"Mh-mh."
Mormorò in assenso, non riusciva a dirle sì, non riusciva a mentire così spudoratamente.
"Non sai come sono contenta di sentirti! Jas e Monty mi hanno detto che vi siete visti..."
"Già... congratulazioni."
Disse poco convinta. Non aveva la forza di gettarle addosso i suoi pensieri.
"Hai visto i biglietti? Ne ho preso uno in più sia per l'andata che per il ritorno così puoi portare qualcuno, magari un amico."
Forzò l'accento sulla "o", conosceva Abby dopotutto era sua madre, perfezionista e calcolatrice sino a risultare maniacale. Era chiaro che volesse che sua figlia fosse accompagnata da un ragazzo, la forma, ancora una volta, voleva che fosse così, era cresciuta e quindi la prassi prevedeva che dovesse mostrare a tutti i suoi conoscenti quanto anche la sua figlioletta avesse una vita perfetta e felice.
"Non saprei a chi chiedere ma', non è che in poco più di un mese ho fatto poi chissà quante amicizie, cioè non sono amicizie che potrei considerare così profonde."
"Dai! Sai quanto sarebbero felici le zie di vederti con qualcuno diverso da i tuoi cari Monty e Jasper?"
Stava oltrepassando il limite, possibile che fosse così attaccata all'apparenza?
"Comunque ti ho messo dei soldi sul conto bancario, così puoi comprarti qualcosa, chiaramente sono comprese le spese anche per il tuo ipotetico cavaliere."
Vedendo che la ragazza non diceva ancora nulla, Abby continuò con le informazioni
"Dopo il ricevimento potete stare a casa, i posti letto ci sono, abbiamo finito di ristrutturare anche la stanza degli ospiti, io e Marcus partiamo per la luna di miele subito dopo la festa. I biglietti di ritorno sono aperti e puoi fermarti a New York quanto vuoi, ho pensato che magari volevi salutare qualcuno!"
Parlava di lei dei suoi piani, di quello che pensava fosse giusto e non le aveva lasciato il minimo spazio, non le aveva chiesto nulla sul tirocinio, sulla casa, sulla sua nuova vita, sentì una fitta allo stomaco.
"Devo proprio andare adesso, ma gr..." tossì e ci riprovò "grazie per esserti preoccupata di tutto."
Ed attaccò, senza voler ascoltare la risposta.

Did I say that I need you?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora