Era decisamente stupito dal modo in cui aveva salutato la principessa, le sue parole erano uscite in modo così diverso dal solito, niente sarcasmo, niente avversione anzi una sorta di dolcezza che non riconosceva propria accompagnò la frase di buonanotte. Decise di dare la colpa a quell'ultimo rum e pera bevuto alla svelta prima di andare via, Joseph suo fidato capo aveva insistito per offrire un ultimo shottino ai "delinquentelli".
Aveva passato una buona serata dopo tutto, persino Clarke che con un bicchiere di birra sembrava essersi tramutata in una persona totalmente differente le era apparsa come un'ottima compagnia, ah la magia dell'alcol!
Improvvisamente però ritornò alla realtà: sua sorella, come sempre del resto, l'aveva avuta vinta, si affannò per arrivare in fretta nella sua camera ma una volta lì, la trovò vuota: un moto di rabbia e preoccupazione lo prese.
Erano le tre e le mandò un messaggio, si mise sul divano e accese la televisione che stava passando vecchie repliche di uno scadente reality show, la tenne accesa solo per evitare di addormentarsi. Non avrebbe chiuso occhio prima di veder rientrare la sagoma di O' dall'ingresso di casa.
Tre ore e mezza dopo di Octavia non c'era nemmeno l'ombra, nessuna risposta né ai messaggi né alle innumerevoli chiamate che li avevano seguiti. Bell non poteva restarsene lì immobile con le mani in mano, aveva già aspettato troppo per i suoi gusti e d'istinto prese le chiavi della macchina di Clarke dal portaoggetti vicino la televisione catapultandosi fuori.
Sostanzialmente le stava rubando l'auto per andare a prendere quella cocciuta di sua sorella ma adesso non riusciva a immaginare alcun tipo di conseguenza di quel suo gesto repentino.
Arrivò al campus in poco tempo, c'erano volantini ovunque e non fu difficile individuare il luogo adibito al party. Si ritrovò così davanti un'enorme edificio dalle pareti bianchissime, la porta bordeaux e lettere greche laminate che pendevano sulla facciata. I bicchieri rossi abbandonati nel giardinetto circostante confermarono il tutto, corse di fretta e furia all'ingresso scavalcando qualche corpo dormiente che si trovava penosamente accasciato sull'atrio. La porta si aprì con uno scatto non appena girò la maniglia, lo sapeva, e meno male che frequentare il college avrebbe dovuto denotare un'intelligenza sopraffina, chiunque sarebbe potuto entrare in quel luogo e fare razzie. Rabbrividì al sol pensiero di immaginare sua sorella in pericolo ed entrò deciso.
Un tanfo di alcool scadente e vomito lo accolse, cercò di ignorare la nausea che automaticamente lo assalì e cominciò a guardarsi intorno alla ricerca disperata di O'.
La trovò poco dopo in quella che doveva essere una sorta di sala di ritrovo, era distesa alla meglio su un divanetto in pelle e cingeva il fianco di un ragazzone dalla carnagione scura e dai muscoli fin troppo evidenti. Sperò vivamente che quel figlio di puttana non avesse abusato della sorella mentre verteva in chissà quali condizioni.
Bell le scosse la spalla, la ragazza aprì i suoi occhioni verdi di scatto ma ci mise un po' a mettere a fuoco la situazione, quando realizzò che davanti a lei c'era il fratello per poco non rischiò di sobbalzare e cadere dal divano.
"Bell cosa diavolo ci fai qui, si può sapere?" disse bisbigliando per non disturbare il sonno altrui e con un tono leggermente preoccupato.
"E hai pure il coraggio di chiedermelo? Mi sono preoccupato a morte." Tuonò invece lui, noncurante di chi lo circondava.
"Beh ora che hai visto che sono sana e salva potresti anche tornartene da dove sei venuto."
"Non penso proprio, adesso tu vieni a casa con me e non ci sono storie."
La prese per un braccio e la obbligò ad alzarsi. Il ragazzo accanto ad Octavia si mosse, la voce profonda ed altisonante di Bellamy era stata difficile da ignorare ma al mancato contatto con la pelle di quella ragazza che lo aveva stregato sin da subito Lincoln si tirò su, aprì gli occhi e a brutto muso vedendo la mano di Bellamy stringere il braccio di O' disse
"Lasciala – andare – subito" Distanziò le parole per rendere al meglio il tono imperativo.
La piccola Blake dovette intervenire prima che quei due potessero dar vita ad un teatrino davvero imbarazzante fatto di preoccupazione fraterna e gelosia compulsiva.
Scostò con la spalla la presa del fratello, il tutto condito dalla giusta dose di aggressività.
"Tranquillo, questo è quello psicopatico del mio fratellone che adesso, alle sette del mattino, ha deciso che la sua sorellina maggiorenne, deve necessariamente rientrare a casa."
L'espressione tesa sul viso di Lincoln si rilassò per quanto non gli piacesse il modo in cui quel tizio l'aveva trattata, decise di starsene tranquillo, era ancora annebbiato dalla sera scorsa ma poteva dirsi quasi sicuro che l'ultima cosa che O' volesse fosse una pseudo rissa tra lui e Blake senior.
Bellamy nonostante avesse notato l'apprensione dello sconosciuto nei confronti della sorellina invece gli ringhiò contro
"Questa è l'ultima volta che la vedi, te lo assicuro."
E così dicendo la prese in braccio e la portò via mentre la ragazza mandava occhiate che trasudavano scuse infinite al ragazzone rimasto imbambolato sul divano.
"Cazzo Bell, mettimi giù!"
Il fratello non rispose, la portò così fino alla macchina, la fece accomodare sul sedile e si assicurò persino di allacciarle la cintura di sicurezza.
"Avrei potuto farlo anche da sola, idiota." Le disse lei non appena il ragazzo prese posto e mise in moto.
"Certo, come avresti potuto mandare un messaggio o rispondere alle chiamate stanotte?"
"Cristo santo, avevo il telefono scarico! E poi non mi sembra che io ti chieda di inviarmi messaggini o che so io quando quello che non rientra a casa sei tu."
"E' diverso O', lo sai bene."
"No non lo è, potresti fidarti di tua sorella come io faccio con te per esempio."
"E' degli altri che non mi fido infatti."
"Facile così, la verità è che non ho più tredici anni, mettitelo bene in testa e smettila di comportarti come una madre in menopausa. So badare a me stessa"
Sentire parlare Octavia di madri era l'ultima cosa che voleva.
Cercò di cambiare discorso
"Chi era quel ragazzo?"
"Non sono affari tuoi, piuttosto Clarke sa che le hai preso la macchina?"
"Secondo te?"
"Secondo me s'infurierà."
No, le avrebbe spiegato e Clarke avrebbe capito, ne era sicuro in cuor suo e se fosse stato necessario le avrebbe pagato la benzina che aveva consumato durante il tragitto. Ma poi era prestissimo, non c'era modo che venisse a scoprirlo probabilmente stava ancora nel mondo dei sogni, ricordò con ghigno la figura di lei quasi barcollante che saliva le scale per rientrare in camera sua.
Non credeva reggesse così poco l'alcol ma da alticcia era decisamente più simpatica.
In ogni caso non ci sarebbe stato nulla da spiegare e nulla da capire.
"Lo trovi divertente?" Gli fece eco la sorella.
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Did I say that I need you?
Fanfiction[Bellarke - AU] Clarke scappa da una vita in cui non si riconosce più, Bellamy è perseguitato da ricordi amari con i quali non ha mai fatto i conti. I destini dei due ragazzi s'incrociano casualmente: uno scontro non desiderato, destinato - fatalmen...