XIII - Parte 2

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Non aveva mai provato nulla di simile prima d'ora, lo pensò mentre ormai giacevano sfatti e sudati avvolti solo da quella coperta che aveva avuto la premura di recuperare prima di perdere totalmente il controllo, di abbandonarsi incondizionatamente a Clarke.

Erano sdraiati su un fianco, le loro fronti quasi si toccavano, le loro gambe ancora intrecciate, il viso di Clarke era paonazzo, le pupille dilatate, i capelli scompigliati le ricadevano disordinatamente lungo la spalla nuda rimasta scoperta, era la creatura più bella che avesse mai visto, poteva dirlo con certezza, senza alcuna ombra di dubbio.

Non c'era più imbarazzo nei loro occhi incapaci di chiudersi, di abbandonare quella vista; alle loro spalle nel camino non c'era più legna infuocata, l'ultima cosa che aveva notato prima di perdersi nei meandri del corpo perfetto della giovane Griffin, solo brace ardente, sembrava che anche il fuoco li avesse emulati e non riuscì a nascondere un sorriso genuino.

"Che c'è?" chiese lei con un filo di voce, incuriosita da quella reazione apparentemente immotivata.

"Nulla... è che il fuoco si è spento."

"Non direi" Non si voltò per cercare conferma "Posso sentire perfettamente il rumore della brace che continua a consumarsi."

"Esatto."

"Non capisco."

"Non devi sempre capire tutto, Clarke."

Lei lo guardò interdetta e Bellamy le stampò un bacio sulla punta del naso, la ragazza era sul punto di dire qualcosa ma lui fu più veloce e posò un dito sulle sue labbra

"Non dire nulla."

Allora sorrise e lui si ripromise di conservare quel momento nel suo cuore il più a lungo possibile mentre allargando le braccia le permetteva di accucciarsi accanto a lui, le apparve così piccola e fragile, la cinse in un abbraccio, cullandola dolcemente.

Solo allora Clarke sussurrò quasi impercettibilmente contro il suo petto

"Ho bisogno di te Bellamy Blake, non posso perdere anche te, non ora, promettilo."

Bell la strinse più forte a sé, sapendo che quel gesto poteva valere più di una qualsiasi promessa fatta a voce.

Si addormentarono così, con i vestiti ancora accanto come un avviso inequivocabile di quanto fosse appena accaduto, avvolti in una vecchia coperta, consumati dai loro sentimenti esattamente com'era stato per la brace con il fuco alle loro spalle.


Sentì tossire in lontananza, credeva ancora di sognare e ci mise un po' ad aprire gli occhi, una luce intensa avvolgeva la stanza ed un odore aspro di legna gli pizzicò subito il naso. Dalla finestra i raggi di sole brillavano cristallini e riflettendosi sul bianco della neve donavano all'ambiente una quiete ed uno splendore mozzafiato. Clarke era ancora lì accanto a lui, dormiva con un sorriso sereno stampato sul volto, avrebbe potuto abituarsi troppo facilmente a risvegli simili, si sentiva leggero e vivo. Di nuovo fu distratto da un borbottare sommesso, non poteva essere la principessa ancora visibilmente assorta nei suoi sogni e così allungò il suo sguardo verso la porta dove due figure ostruivano il passaggio, strizzò leggermente gli occhi per mettere a fuoco: Octavia lo guardava con aria divertita mentre dietro di lei riconobbe il ragazzone della festa alla confraternita il cui viso era caratterizzato da un ben evidente imbarazzo.

Istintivamente si tirò la coperta sulle spalle, assicurandosi che anche Clarke fosse ben avvolta dal tessuto pesante.

"Okay, questo è qualcosa che non avrei mai pensato di vedere."

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