XI - Parte 1

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Il tepore della coperta le impediva di aprire gli occhi e tornare alla vita reale, aveva dormito un sonno profondo, niente sogni, nessuna interferenza con la sua mente affollata da ricordi dolorosi, rimorsi e paranoie, solo buio, un accogliente e rassicurante buio.
Ora però sentiva un cerchio alla testa e pian, piano mentre il dolore si faceva più acuto, realizzò di non ricordare praticamente nulla della sera scorsa: possibile che avesse bevuto così  tanto da non riuscire ad aggrapparsi a nessuna frase, nessun gesto, nessuna immagine?
Provò a muovere una gamba, cercava di far svegliare il suo corpo insieme alla sua mente ma c'era qualcosa che non andava, sentiva un peso sopra essa, era come se fosse incastrata a qualcosa.
Si forzò ad aprire gli occhi, pochissima luce filtrava dalle serrande tirate giù quasi del tutto, la stanza era sostanzialmente avvolta nell'oscurità ma era sicura che il sole doveva essere sorto già da un pezzo, le sembrava di aver dormito per un tempo lunghissimo ed incalcolabile.
Ci mise un po' a mettere a fuoco, la scrivania era in disordine, notò una massa di vestiti che non riusciva a distinguere sul piano del tavolo, per terra giacevano invece le sue scarpe e l'abito elegante che doveva essersi sfilata prima di addormentarsi... D'un tratto una domanda affiorò tra i suoi pensieri ancora confusi, non ricordava di aver tirato fuori indumenti dalla valigia, se il suo vestito era ai piedi del letto, di chi erano quelli che giacevano sulla scrivania? Cercò di strizzare un pochino gli occhi per mettere meglio a fuoco ed individuò la manica di una camicia da uomo, sentì contemporaneamente il suo petto esplodere.
Rivolse lo sguardo al suo corpo e si rese conto solo in quel momento di essere cinta da un braccio sulla vita, indossava solo una maglietta.
Aveva paura a voltarsi, se solo avesse potuto ricordare qualcosa, se solo avesse potuto fronteggiare la realtà in un modo più consapevole.
Chiuse nuovamente le palpebre e cercò di concentrarsi, ripercorse con la mente i frammenti che balenavano dell'assurda giornata precedente: il treno, l'arrivo, Bellamy e la sua cravatta, il viaggio in macchina con Jasper e Monty, la mano del più grande dei Blake alla quale si era aggrappata, la chiesa, l'abito di sua madre, il mare, un papillon, il sapore del prosecco ed infine Finn.
Poi più nulla.
I suoi ricordi s'interrompevano su quei lineamenti familiari che non avrebbe mai dimenticato, gli occhi color cioccolata ed i capelli più lunghi dell'ultima volta che lo aveva visto.
Doveva voltarsi, doveva trovare il coraggio di capirci di più, di ricostruire i tasselli di un puzzle interrotto a metà.
Buttò fuori tutto il fiato che aveva trattenuto mentre ripercorreva quelle immagini sfocate e si girò sul fianco, doveva solo aprire gli occhi, la verità era ad un palmo da lei.
Aveva il terrore di trovarsi accanto un corpo che conosceva fin troppo bene, aveva paura di essere caduta in una trappola dalla quale difficilmente sarebbe potuta uscire senza ferirsi ulteriormente.
E se proprio Collins fosse stato accanto a lei cosa avrebbe potuto fare? Chi li aveva visti? Cosa avrebbe potuto pensare Bellamy?
Nuovamente alzò le palpebre, nuovamente si forzò maledettamente a farlo e tutte le domande che l'avevano assillata negli ultimi minuti persero senso in un millesimo di secondo.
Un cespuglio di ricci scomposti affondava nel cuscino al suo fianco, una miriade di lentiggini punteggiavano il naso e le gote, un'espressione beata giaceva sulle labbra socchiuse di Bellamy Blake.
Clarke riprese fiato e per pochi secondi un sorriso le sfiorò la bocca secca, per poi lasciare spazio a nuove domande alle quali non era sicura di voler trovare una risposta.
Cosa ci facevano le sue gambe nude incastrate a quelle del ragazzo?
Non voleva credere che la risposta fosse così banale eppure a cos'altro avrebbe potuto pensare?
Ogni ipotesi sfumava quando il suo sguardo si perdeva nel viso dormiente di lui ma riaffiorava insieme ad un'inquietudine difficile da scacciar via, perché reagiva così?
Avrebbe voluto ricordare quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa per riviverlo, per poterlo conservare probabilmente, per sentire il sapore delle sue labbra ed il peso del suo corpo su di lei.
Perché, era piuttosto ovvio, non c'era altro modo in cui potevano essere andate le cose e lei si era persa un momento che solo in quel momento capì di aver desiderato praticamente dalla prima volta in cui i loro sguardi si erano scontrati, nonostante tutto, al di là delle fottute prime impressioni.
Sentì gli occhi inumidirsi e s'irrigidì per evitare che le lacrime compissero il loro solito sentiero.
Bell dovette in qualche modo avvertire i movimenti della ragazza, dopo tutto nemmeno Clarke aveva capito del tutto in che modo fossero incastrati l'un l'altra sotto la coperta troppo piccola per due che avevano condiviso, perché lui arricciò il naso e si lasciò sfuggire uno sbadiglio, si portò una mano sul viso e si stropicciò gli occhi che si spalancarono velocemente.
Istintivamente la biondina serrò i suoi, sperando che il ragazzo non avesse avuto il tempo di notarlo.

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