XVII - Parte 2

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Qualcuno aveva alzato il volume della musica, si chiese se la loro discussione avesse raggiunto le orecchie degli altri.
Ma realisticamente doveva essere stato semplicemente Jasper che si era impossessato quasi sicuramente dell'impianto stereo.
Tra lei e Bellamy era piombato un silenzio assordante spezzato solamente da quei rumori che comunque apparivano lontani e confusi.
Non le aveva risposto, avrebbe voluto chiedergli perché ma si limitò a rispettare quella seppur flebile ed incerta quiete.
C'era tensione ma non era qualcosa di irreparabile o astiosa come invece lo era stata poco prima, piuttosto era un silenzio denso, fatto di sfogo, di tentativi, sapeva che quel gesto doveva esser stato tanto per lui, non era il tipo che tornava sui suoi passi facilmente ma stavolta lo aveva fatto per lei, doveva pur significare qualcosa, anche se ancora non le aveva rivolto né uno sguardo né la parola.



La porta si aprì senza che nessuno dei due avesse il tempo di poter far qualcosa prima. La musica proveniente dal piano inferiore aveva attutito ogni altro suono impedendogli di sentire i passi di Octavia avvicinarsi.
La ragazza si sporse con la testa
"Interrompo qualcosa?"
Lo chiese con un tono giocoso e malizioso.
Il maggiore dei Blake con un gesto imbarazzato e rapido lasciò le mani di Clarke e scosse la testa.
"Stavamo solo... parlando."
Cercò di improvvisare Clarke, si rese conto solo pochi istanti dopo che effettivamente non era che la pura verità.
"E' pronto ma non volevamo iniziare senza di voi."
Bell si alzò per primo.
"Eccoci."
Disse secco.
La bionda rimase ancora un po' seduta sul bordo del suo letto invece, non riuscì a capire fino in fondo cosa passasse per la testa del ragazzo e questo la frustrava profondamente, cos'era successo tra loro due? E' così che avevano chiarito? Perché si sentiva ancora incompleta allora?
O' la stava guardando, forse anche lei stava cercando di capirci qualcosa, si affrettò a raggiungere i fratelli Blake, non voleva più deludere nessuno.


Mangiarono quasi fino allo sfinimento, Octavia e gli altri si erano davvero superati, il tavolo era ampio, non lo aveva mai visto così popolato, solitamente lei e i fratelli Blake ne occupavano solo un angolo invece le apparì gremito di gente, sorrise vedendo i suoi migliori amici ridere e scherzare con quelle persone che seppur per un breve periodo avevano significato così tanto per lei, l'avevano accolta come se fosse la cosa più semplice del mondo senza troppi complimenti o domande.
Non aveva mai amato la compagnia, era sempre stata piuttosto solitaria eppure quella situazione le stava donando un calore inedito che non credeva di poter provare anche se ancora non riusciva a sorridere come facevano gli altri.
Il suo sguardo talvolta volava a Bellamy in modo fugace, riprovò quella sensazione che l'aveva scombussolata il giorno del pranzo con Raven e Lincoln, si sentiva inerme, con le spalle al muro, avrebbe voluto prendere il maggiore dei Blake da parte per potergli parlare, per porgli tutte quelle domande che l'avevano assalita da quando O' li aveva interrotti ed il ragazzo aveva lasciato la stanza come se nulla fosse.
Ma non poteva farlo, non in quel momento.
E vederlo chiacchierare con gli altri, scherzare, la faceva sentire a disagio proprio come quel giorno quando il ragazzo era riuscito a far finta di nulla con una nonchalance disarmante.
La serata andò avanti in quel modo fino a dieci minuti prima della mezzanotte.

"Dovremmo uscire per il brindisi!"
Octavia aveva il viso arrossato, era salita in piedi sul divano come una vera regina in procinto di parlare ai suoi sudditi.
I ragazzi sotto di lei si entusiasmarono, sentì qualche commento sullo spumante, i bicchieri e dei presunti fuochi d'artificio.
Clarke non poté far a meno di sorridere di fronte a quella gioia un po' malsana e banale ma si precipitò come gli altri a recuperare il giaccone per uscire.

Si erano sparpagliati per tutto il perimetro del piccolo giardino di casa Blake, mancava veramente poco, nonostante molti di loro non si fossero mai visti prima avevano legato tutti piuttosto in fretta, non erano più divisi in piccoli gruppi come all'inizio della serata durante la cena o poco dopo, sembravano una vera famiglia come del resto amava definirla O'.
Si strinse un po' nella giacca pesante, era stata sicuramente molto meno presente degli altri, il comportamento di Bellamy aveva continuato a turbarla per tutto il tempo, aveva provato a non badarci ma senza ottenere un risultato ottimale.
Adesso lo stava cercando con gli occhi, voleva provare a ristabilire un contatto con lui, sentiva che tra loro c'era ancora qualcosa di lasciato a metà.
Era sicura di aver esaminato ogni metro quadro del giardinetto ma non c'era traccia del maggiore dei Blake.
Istintivamente si allontanò dal gruppo già da tempo in festa nonostante mancassero ancora una manciata di minuti allo scoccare della mezzanotte, c'era solo un luogo dove Bell poteva essersi rifugiato, si intrufolò sul retro con la consapevolezza che nessuno avrebbe notato la sua assenza.
Non si stupì di trovarlo lì, in piedi vicino a quella panchina dove il ragazzo le aveva cominciato a raccontare la sua storia per la prima volta, realizzò velocemente che doveva aver notato la sua presenza perché sentiva i suoi occhi puntati sul suo corpo minuto.
"Fammi indovinare sei qui per aggiustare le cose"
Fece imitando l'ultima frase rimasta in sospeso che gli aveva rivolto qualche ora prima, il tono di nuovo sarcastico al quale Clarke, ancora una volta, non si era preparata del tutto.
Stavolta però sarebbe stata forte, avrebbe combattuto.
"Sono venuta solo per vedere se stessi bene..."
"Non ho bisogno del tuo aiuto."
Il viso era tirato, sembrava quasi che stesse lottando contro una parte di se stesso.
La bionda abbassò lo sguardo, lo avrebbe rispettato, non poteva pretendere che lui stesse ad ascoltarla, fece qualche passo indietro ma non riuscì a dargli le spalle, si perse invece in quel viso teso e sofferente.
"Clarke, non ce la faccio..."
Disse a fatica quando ormai lei aveva quasi preso in considerazione l'idea di lasciarlo solo, dopotutto non le era sembrato che volesse averla tra i piedi ed in un certo senso era comprensibile, l'aveva messo in conto, stava solo cercando la forza necessaria per lasciarsi alle spalle per sempre Bellamy Blake.
Aveva avuto l'impressione che una parte di lui volesse a tutti i costi che le cose tornassero a posto mentre un'altra cieca ed egoista non riusciva a perdonarsi per essersi mostrato così debole ai suoi occhi.
Conosceva bene quella sensazione.
Eppure seppur inconsciamente Bell le aveva appena chiesto di restare.
"Prenditi il tempo necessario Bellamy. Tu non hai alcuna colpa in questa storia okay?"
"No. E' anche colpa mia. Non sono stato in grado di spiegarti, di convincerti, di fermarti, di farti cambiare idea."
Non lo aveva mai visto così, i suoi occhi erano appannati da quelle che sembravano lacrime, sapeva che le stava trattenendo coraggiosamente, sapeva che odiava profondamente farsi vedere da lei in quello stato e sapeva anche che tuttavia era necessario, doveva sfogarsi, doveva trovare la forza di perdonarsi perché era evidente Bellamy era furioso e più che con lei sembrava esserlo con se stesso.
"Forse ma non ne sono convinta, ci hai provato Bell. Hai tentato di farlo davvero, hai provato a fermarmi ma io ero troppo cieca per rendermi conto di come stessero davvero le cose. A questo punto dovresti solo trovare la forza di perdonare te stesso."
"Il perdono non è semplice per noi."
Lo disse senza guardarla, sembrava parlare più a se stesso ma lo capiva, lo capiva forse più di quanto non avesse mai fatto.
Lei annuì impercettibilmente.
Aveva provato le stesse identiche sensazioni dopo aver parlato con Marcus e sua madre qualche settimana prima.
Lo cercò con gli occhi, era l'unica cosa che poteva fare in quel momento, voleva fargli sentire che lei ci sarebbe sempre stata se questo era ciò che voleva, voleva fargli comprendere che lei non vedeva debolezza in quel suo sfogo.
Quando finalmente, dopo qualche secondo, i loro sguardi s'incontrarono Bellamy sembrò ritrovare il coraggio per parlare ancora
"Ero così arrabbiato quando te ne sei andata."
Clarke sussultò, le parole e gli occhi lucidi di Bellamy l'avevano colpita nel profondo, sprizzavano una violenta sincerità che l'avevano lacerata, solo in quel frangente si rese conto quanto avessero sofferto entrambi, avevano provato lo stesso identico inquantificabile dolore.
"Non voglio sentirmi in quel modo mai più."
Clarke sorrise appena, quel tanto che quella situazione così delicata le permetteva poi s'inumettò le labbra e cercò le parole adatte
"Sai di non essere l'unico che cerca di perdonare se stesso, vero?"
Il ragazzo deglutì mantenendo labbra ancora serrate.
"Forse un giorno ci riusciremo. Ma abbiamo bisogno l'una dell'altro per farlo Bellamy, sai, sono convinta che l'unico modo che abbiamo per superare tutto questo è insieme."
Bell si asciugò il viso, una lacrima si era fatta largo tra le sue lentiggini, annuì con una certa enfasi e Clarke si lasciò sfuggire un altro sorriso, meno timido di quelli che gli aveva provato a riservare finora, l'aveva capita ne era certa.
Il maggiore dei Blake si morse un labbro e provò a rispondere alla meno peggio con un ghigno indecifrabile a quel segno di pace, Clarke invece fece scivolare il suo sguardo sul terreno, si sentì leggera ma non abbastanza per fare quello che avrebbe voluto, non era ancora sicura di come Bellamy avrebbe reagito a quella nuova tregua almeno fin quando non si senti tirare per i fianchi, successe tutto in una frazione di secondo, l'ultimo secondo dell'anno per l'esattezza, Bell la strinse a sé con prepotenza e posò le labbra sulle sue prima delicatamente poi sempre con maggior trasporto.
Sentirono gli altri urlare di gioia dall'altro lato del giardino poi i fuochi d'artificio rimbombarono nel cielo di Boston, esplodevano senza sosta esattamente come i loro cuori.
Si divisero a fatica, lo fecero sorridendo e lasciando che i loro visi non si allontanassero più del necessario, ripresero fiato finendo di assaporare il gusto che ognuno dei due aveva lasciato sulla lingua dell'altro, lo fecero senza staccarsi mai gli occhi di dosso, stringendosi l'una all'altro ancora, con avidità.
"Credo di amarti Clarke Griffin."
Quelle parole avvolte in un sussurro la fecero rabbrividire.
Rise.
La gioia le esplose nel petto insieme ad una lacrima.
Affondò le mani nella chioma scura e ribelle di Bellamy e con foga avvicinò il viso del ragazzo al suo ancora di più sino a colmare del tutto la breve distanza che li separava, lo baciò lasciandosi andare completamente a lui, riversando in quell'effusione tutto l'amore che per troppo tempo l'aveva terrorizzata.

Non si sentiva debole, a dir la verità non si era mai sentita così forte, completa.



Difficilmente Bellamy Blake e Clarke Griffin avrebbero dimenticato quella notte.

Angolo autrice:
Lo so, sono stata un po' smielata con la cosa del Capodanno ma che posso farci? Era praticamente servita su un piatto d'argento e non ho potuto proprio farne a meno...
Per quanto riguarda Bellamy e Clarke oltre al fatto che li amo e sono così contenta di essermi sfogata con questa ff (mannaggia a Jason che in parte continua a farci soffrire lentamente
mi sono più o meno attenuta il più possibile ai dialoghi delle 3x05 e la 3x13 - se qualcuno dovesse chiedersi perché non ci sono riferimenti alla quarta è perché ho scritto questa ff già prima del suo inizio -

Ovviamente non ho potuto riportare parola per parola ed ho dovuto fare un lavoro di bricolage tra frasi dette nella serie e altre inventate da me, le situazioni ed i contesti sono molto diversi eppure seppur lontanamente trovavo molto pertinenti alcune loro battute quindi mi sono lasciata prendere un po'.
Poi la Bellarke della 3x13 è praticamente la mia scena preferita in assoluto per cui vi prego abbonatemi questa scelta

E poi niente la verità è che ci tenevo a dirvi queste due "stronzatine" perché in realtà ero e sono molto insicura riguardo alcune scelte alle quali alla fine non sono riuscita a rinunciare quindi perdonate il (doppio) accollo ahaha.

Ultima cosa, pubblicherò nei giorni a seguire l'epilogo della ff che è ambientato in un momento futuro delle loro vite, come al solito ringrazio chi ha scelto di seguire la storia e chi ha commentato, per qualsiasi curiosità/consiglio/ critica io sono qui  : )

C.

Did I say that I need you?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora