Stava appoggiato al muro esterno del locale stretto nel suo minaccioso cappotto nero su cui una toppa bianca identificava il suo ruolo: security.
Era una delle cose che più gli piaceva di quel lavoro, non aveva bisogno di parlare molto e spesso non faceva altro che starsene in quell'angolo ad osservare con occhi attenti i movimenti della città perlopiù assopita e maldestramente illuminata dai fari di qualche macchina di passaggio e dalle precarie luci calde dei lampioni.
Il suo turno sarebbe finito in meno di un'ora ma Bellamy sarebbe rimasto lì volentieri, non aveva molta voglia di rientrare in casa.
I pochi giorni che avevano seguito la sua chiacchierata con Clarke erano stati stranamente, o forse solo prevedibilmente, imbarazzanti, i due non sapevano più molto bene come rapportarsi l'uno all'altra.
Era passato dal non sopportarla a raccontarle dettagli della sua vita che per troppo tempo aveva cercato lui stesso di dimenticare ma che soprattutto non aveva mai osato rivelare a nessuno.
L'unica persona con cui era stato costretto ad avere qualche conversazione al riguardo era lo psicologo che gli era stato affidato quando aveva deciso di firmare le carte per accollarsi l'affidamento di Octavia, il dottor Jaha ovvero il padre di Wells ex compagno di scuola e futuro collega ai tempi.
Perciò era stata una pura formalità, una cosa che aveva dovuto fare per il bene di sua sorella, non si era mai aperto realmente con quell'uomo, aveva detto il necessario, quello che voleva sentirsi dire in sostanza, nessuno gli avrebbe ridato indietro una vita normale e parlarne non faceva altro che acuire il dolore e rendere più esplicita la mancanza.
Con Clarke era stato totalmente diverso, si era sentito vulnerabile e a posteriori non era più tanto sicuro che fosse stata la mossa giusta, eppure aveva provato un incredibile senso di sollievo dopo, era persino riuscito a recuperare il sonno perso durante la nottata passata in bianco, niente incubi, niente cattivi pensieri prima di serrare gli occhi nonostante lo avessero quasi sempre perseguitato.
Ma non voleva che lei lo vedesse come una persona debole che non era in grado di tenersi dentro delle stupide emozioni, non sapeva bene perché ma Clarke era decisamente l'ultima persona da cui voleva farsi compatire.
Tutta quella faccenda aveva decisamente scombussolato i loro rapporti, la ragazza gli aveva indirizzato più "Come stai?" del dovuto e lui aveva cercato di divincolarsi da ogni conversazione scomoda come poteva, forse in modo eccessivo.
Ma non voleva farle pena.
Non voleva che qualcuno si preoccupasse per lui, non era mai successo nulla del genere nella sua vita perché doveva iniziare adesso? Semplicemente non riusciva e non poteva accettarlo.
Così aveva passato gli ultimi giorni il più lontano da casa possibile, usciva a fare la spesa, per andare a trovare Murphy e seguiva persino i corsi in palestra di Atom. Aveva chiesto dei turni in più al lavoro e fu grato di sapere dalla sorella, anche se ancora gli parlava a stento, che quella settimana Clarke aveva finalmente iniziato il suo tirocinio.
Sapeva che non sarebbe potuto andare avanti così ancora per molto eppure evitare il suo sguardo compassionevole gli era sembrata la cosa più giusta da fare finora.-
Clarke era soddisfatta di come le cose stavano andando ora che finalmente aveva iniziato.
Il Boston Children Hospital era accogliente, all'avanguardia e vantava un personale preparatissimo, in molti avrebbero dato oro per ottenere un tirocinio della Harvard in quel luogo. Suo padre sarebbe stato fiero di lei, era per lui che sentiva di fare la cosa giusta, quando era morto a causa di un tumore al cervello quattro prima, lei aveva deciso di mollare tutto, se non fosse stato per Finn probabilmente si sarebbe ritirata persino dal liceo nonostante fosse all'ultimo anno. Poi però ricordò di come Jake l'avesse sempre incoraggiata ad essere forte, a non arrendersi e soprattutto a credere nelle sue capacità e quindi nei suoi sogni, "anche quelli che sembrano più irraggiungibili" le aveva detto.
Il primo giorno fu eccitante e profondamente strano, si era svegliata presto con una strana nuova emozione che l'assaliva. Aveva preso l'autobus e si era trovata in men che non si dica alla reception dell'ospedale dove, insieme agli altri tirocinanti, aspettò impaziente il coordinatore.
I ragazzi che se ne stavano lì erano cinque oltre lei, due ragazze e tre ragazzi uno dei quali le ricordava estremamente qualcuno.
Un uomo sulla cinquantina apparì dopo pochi minuti al loro cospetto era lo psicologo Thelonious Jaha, nonché coordinatore del loro tirocinio: li aveva divisi in coppie di lavoro e gli aveva mostrato l'intera struttura, ironia della sorte lei era finita con quel ragazzo dal volto già noto, si chiamava Wells e pensò che dovesse essere imparentato con il dottor Jaha perché la somiglianza era palese.
Durante la pausa pranzo si sedettero insieme al tavolo nella caffetteria interna riservata al personale medico.
La tampinò di domande, come del resto aveva fatto per tutta la mattinata ma Clarke era stata piuttosto schiva con la scusa di non volersi perdere nemmeno un dettaglio di ciò che il coordinatore stava spiegando, lui invece non le era apparso altrettanto interessato come se conoscesse a memoria già tutto quello che c'era da sapere.
Ora però non poteva ignorarlo e si vide costretta a mandare avanti la conversazione nel modo più cortese che le riuscì.
"Vieni da New York quindi?"
"Già"
"E come ti trovi?"
"Credo bene... Ma tu e, insomma, il dottor Jaha siete parenti per caso?"
"Si nota tanto eh?"
"Discretamente."
"E' mio padre"
"Mmh, anche tu psicologo, segui le sue orme, classico."
"Lo stesso vale per te, no?"
"Cioè?"
"Segui il percorso di tua madre, giusto? So che è un chirurgo al Lenox Hill di New York."
"Wow... la sua fama mi precede dunque."
"In un certo senso."
Poi Clarke si ricordò che non solo il suo viso aveva qualcosa di già visto ma anche il suo nome le suonava stranamente familiare, Wells... Murphy l'aveva nominato qualche giorno prima, doveva essere un collega di Bell da quanto aveva capito, che fosse lo stesso ragazzo?
"Conosci Bellamy Blake per caso?"
E lo disse istintivamente, senza nemmeno rendersene davvero conto, dopo quella chiacchierata, la bionda si era sorpresa più volte a riflettere sulla vita del maggiore dei Blake, aveva cercato di figurarsela al meglio dato che tutte le supposizioni che aveva fatto su di lui erano state tradite da quel dialogo fin troppo sincero che per una mattina li aveva resi più intimi del previsto. Dal canto suo i giorni successivi Bellamy era sfuggito quasi da ogni situazione di contatto anche solo visivo, O' era più taciturna del solito ma soprattutto non voleva saperne del fratello e così la bionda si era ritrovata a rimuginare su quel ragazzo sostanzialmente da sola.
Wells nel frattempo la guardò stupito e si schiarì la voce
"Conoscere è un parolone, anche se siamo stati compagni di classe ed ex colleghi, abbiamo scambiato qualche battuta tal volta in tutti questi anni ma non credo di essergli mai andato molto a genio... Devo dire che la cosa era reciproca in ogni caso, non amo particolarmente quel tipo di ragazzi. Tu come lo conosci? Non sei qui da poco?"
Si sentì infastidita dalla superficialità con cui fece riferimento a quel ragazzo e pensare che appena pochi giorni prima avrebbe fatto lo stesso senza pensarci due volte.
Tagliò corto
"E' il mio coinquilino."
"Ah... capisco e ti ha parlato di me? Wow non me lo sarei mai aspettato, a dirla tutta per un mucchio di anni mi ha quasi sempre ignorato, non credevo nemmeno che riuscisse a ricordare il mio nome."
Tecnicamente era Murphy che lo aveva nominato ma insomma se il suo migliore amico si ricordava ancora di lui di conseguenza doveva essere lo stesso per Bellamy.
"Magari ti sei fatto un'idea sbagliata su Bell."
Il ragazzo scoppiò in una risata un po' troppo fragorosa per i gusti di Clarke che lo guardò con fare servero alzando un sopracciglio.
"Impossibile" si riprese il giovane "Non ho mai visto un ragazzo come lui, ha una terribile spocchia e crede di essere superiore a tutti e tutto, nemmeno a provarci si può instaurare un rapporto con Blake che vada oltre ad una conversazione di cortesia e che comunque sembrerà farti pesare per sempre... Non ha fatto lo stesso con te?"
La ragazza sospirò sonoramente, in realtà non poteva dare tutti i torti al suo nuovo collega... Se non fosse stato per quella mattina, lei stessa si sarebbe ritrovata probabilmente a dare la stessa descrizione del più grande dei Blake e per come le cose stavano andando non si sentiva di smentire il tutto, in ogni caso non fece tempo a ribattere che una figura li raggiunse al tavolo.
"Stavo cercando proprio voi due!"
Disse Jaha accomodandosi senza chiedere il permesso.
"Papà." Lo salutò con un cenno del capo Wells
Lui sembrò ignorarlo e si concentrò sulla giovane
"Clarke non sai quanto mi fa piacere rivederti! Sei cresciuta ma vedo che non hai tradito i geni di famiglia né tantomeno le aspirazioni."
Lei di tutta risposta lo guardò interdetta aveva detto rivederti? Questo voleva dire che in teoria era tenuta a riconoscerli? La sua espressione doveva essere talmente stupita che Thelonious si affrettò a giustificarsi
"Tranquilla, l'ultima volta che ti ho vista avevi sette anni. Sai io, mia moglie e Wells abbiamo abitato per i primi anni di vita di questo giovanotto a New York ed eravamo molto amici con tua madre e Jake, abbiamo frequentato l'università insieme, eravamo un gruppo inseparabile! Tu e Wells siete praticamente cresciuti insieme per questo ho deciso di mettervi a lavorare in coppia quando ho saputo che avevi passato la selezione per il tirocinio, eravate così affiatati da piccoli che ho pensato avreste potuto ritrovare facilmente sintonia anche in una situazione del genere."
Ora il ragazzo che sedeva accanto a Clarke abbassò lo sguardo come imbarazzato. A lei finalmente fu chiaro perché il nome ed i lineamenti di Wells le erano sembrati così familiari, effettivamente lo erano. Cercò di rispondere alla meglio
"Oh... mi dispiace tanto di non avervi riconosciuto però mi fa piacere, devo dire che non ho fatto moltissime amicizie qui fino ad adesso e mi fa piacere sapere che c'è qualche vecchia conoscenza anche qui! Perciò grazie, davvero."
Wells alzò nuovamente lo sguardo ora velato di una mesta speranza mentre Clarke rifletteva su quanto appena detto, non era del tutto sbagliato, i suoi rapporti erano molto limitati considerato il fatto che non era sicura di aver fatto una grande impressione su Bellamy nonostante tutto, Raven invece l'aveva praticamente fatta sentire un'intrusa e Octavia sembrava raggiante con chiunque le rivolgesse la parola. L'unico che aveva mostrato un po' di disincantato interesse nei suoi confronti era Murphy che però era un po' troppo amico del più grande dei Blake, tutto sommato non le dispiaceva sapere che c'era qualcuno al di fuori di tutto quello.
Quando nel pomeriggio finalmente il loro turno era finito, Clarke si ritrovò a salutarsi con Wells davanti la macchina di quest'ultimo.
"Mi ha fatto tanto piacere, è bello sapere che c'è un volto amico anche a Boston"
Disse lei.
"A chi lo dici!"
"Certo avresti potuto dirmelo prima, mi sarei risparmiata la figuraccia con tuo padre..."
"Ma va! E' che non sapevo come uscirmene, voglio dire la tua memoria infantile sembrava totalmente andata" La frase fu accompagnata da una risatina nervosa.
"Ci vediamo domani dai, devo andare, ho paura di perdere l'autobus."
Il ragazzo esitò
"Se vuoi posso accompagnarti io... insomma se per te è okay"
"Davvero, sei gentilissimo ma non devi disturbarti."
"Guarda che sono di strada!"
"Sicuro?"
Il giovane annuì ed aprì la portiera a Clarke.
I due chiacchierarono animosamente per tutto il tragitto, era strano ma le sembrò davvero che quella sintonia di cui parlava Jaha non fosse poi un'invenzione. Quando arrivarono di fronte a casa Blake Wells scese dalla macchina per aprirle nuovamente lo sportello e decise di azzardare
"Ti va se... insomma se una sera... pensavo che potremmo uscire, se a te va ovviamente."
Clarke sorrise e acconsentì lasciandogli il suo numero di telefono , le avrebbe fatto bene un po' di svago era sicura ma si precipitò in casa subito dopo averlo abbracciato, aveva bisogno di riposare soprattutto perché aveva avuto la malsana idea di promettere ad O' che le avrebbe insegnato a fare la pizza fatta in casa.

STAI LEGGENDO
Did I say that I need you?
Fanfiction[Bellarke - AU] Clarke scappa da una vita in cui non si riconosce più, Bellamy è perseguitato da ricordi amari con i quali non ha mai fatto i conti. I destini dei due ragazzi s'incrociano casualmente: uno scontro non desiderato, destinato - fatalmen...