12] Stop

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Udendo quelle parole, crollai emotivamente a pezzi.

In meno di due ore, gli avevo sentito dire un "ti amo" ed un "volevo togliermi la vita".

«Ho cambiato idea per te» li riaprì e mi fissò, nel suo sguardo c'era una profondità diversa, fredda, cupa «tu pensi che io ti abbia salvata. In realtà è il contrario. Mi hai fatto capire che c'è ancora qualcosa di buono, qui»

Non volevo, non volevo e basta.

Non volevo che tutto ciò che mi stava dicendo fosse vero.

Non volevo che avesse preso in considerazione quella possibilità.

Non volevo che dipendesse da me, non volevo, perché se avessi tentennato, se avessi sbagliato qualcosa, ci avrebbe rimesso la sua intera esistenza.

La sua fantastica esistenza. Unica. Sola.

Bellissima, come lui, come i tratti del suo volto, che parevano disegnati a matita dal pittore più talentuoso di questa Terra.

Come i suoi pensieri più nascosti, più criptati, più complicati.

Non volevo.

«Ma perché?» chiesi soltanto, con un filo di voce. Dalla finestra rotta entrava il vento e la pioggia, mentre tutto ciò che era nella mia testa si svuotava.

«Perché?» sgranò gli occhi, la sua voce tremava «lo sai, il perché. Lo sai benissimo»

E sì, era vero. Lo sapevo.

I suoi occhi color del ghiaccio schizzavano da un angolo all'altro della stanza, per poi fermarsi di nuovo su di me.

Il suo sguardo addosso mi pesava, in un momento come quello.

Sentivo che il cristallo di quel castello che lo aveva imprigionato in precedenza, era stato parzialmente distrutto da me.

Avevo quell'impressione.

Speravo, che fosse così.

«Io non ti voglio lasciare qui, però» disse, senza staccare gli occhi dai miei «non voglio»

«Non lo farai» non volevo nemmeno io. Era stato l'unico ad essere riuscito a farmi innamorare, praticamente subito.

«Non voglio» ripeté. Guardava me, guardava oltre me. Non lo sapevo.

«Sì, ti credo» dissi soltanto. Non sapevo come reagire. Quel ragazzo che mi era parso tanto fragile, si era rivelato esserlo.

«Baciami» sussurrò, continuando a fissarmi «baciami, adesso» disse un po' più forte.

E non me lo feci ripetere nuovamente.

Quando le mie labbra raggiunsero le sue, pensai a tutti i momenti passati assieme a lui, a tutte le frasi che mi aveva detto, a tutto ciò che non avevo intenzione di perdere.

Le sue braccia erano tanto sottili, ma mi stringeva a sé con una forza che non gli apparteneva.

«Io non ti abbandono» bisbigliò, per poi baciarmi di nuovo, anche se più che baciarmi, mi stava divorando. Non riuscivo a chiudere gli occhi. Non volevo più che il mio sguardo si allontanasse dalla sua pelle bianca e gelida come la neve, come se una sola occhiata potesse permettermi di tenerlo con me, per sempre.

Fui io a separarmi da lui, provocando una sua occhiata poco contenta.

«Se ti succederà qualcosa di male» sussurrai, con il volto a pochi centimetri dal suo «non me lo perdonerò mai»

«Sappi che non sarebbe colpa tua» replicò «anzi, tu saresti stata l'unica ad essere riuscita a ritardare il tutto».

Annuii, bensì fossi poco convinta.

Glitch - problema tecnicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora