Dovevo aprire quella busta, ma prima di farlo sentivo il bisogno di calmarmi.
Mi tornavano in mente tutti quei momenti insieme. "Finiremo male", aveva detto. Quant'era vero. Non potevamo aiutarci, era impossibile.
Mentre l'uno cercava di curare le ferite dell'altro, iniziava a sanguinare.
Alzai gli occhi al cielo e presi un enorme respiro, come se fossi rimasta in apnea fino a quell'istante.
Perché non mi aveva detto tutto ciò? Non l'aveva fatto per proteggere me, o per proteggere se stesso?
Mi presi la testa tra le mani. Afferrai la busta e tirai fuori bruscamente il foglio che c'era dentro.
"Gemma, ci sono delle cose che devo dirti" il labbro inferiore mi tremava, così come il resto del corpo "innanzitutto, devi sapere che ti amo. Sì, so di avertelo già detto. Ma fa bene confermarlo. Ti amo, e sai perché, quindi non sto a ripeterlo per farti perdere tempo. Alla fine sarebbe solo una scusa per non arrivare a ciò che voglio dirti" anch'io lo amavo, pensai "quindi insomma, ecco, ti amo. Sei riuscita a salvare la mia vita, la mia insulsa vita, nessuno l'avrebbe mai fatto, al posto tuo, e comunque non gliel'avrei permesso. Credevo di essere l'unico ad avere un potere del genere su me stesso. Ecco, mi sbagliavo.
Ciò che mi preoccupa, adesso, sei tu. Voglio che tu viva serena, Gemma. Devi stare bene. Devi trovare più amici, poi devi studiare, devi laurearti. Non fare come ho fatto io, ti prego, mi sono rovinato. E non voglio rovinare anche te. Non posso permettermelo".
Dovetti asciugarmi gli occhi prima di continuare, perché tutto era meno nitido mentre piangevo.
"Salvare te come tu hai fatto con me sarà pressappoco impossibile, tu hai fatto una specie di miracolo, o meglio, l'avresti fatto, se io avessi creduto ai miracoli, però non ci credo. Forse non ci credi nemmeno tu, non lo so, non te l'ho chiesto, non ho fatto in tempo. Ci sono così tante cose che avrei voluto chiederti, prima di scrivere questa lettera. Eppure mi stanno venendo in mente solo adesso.
Ho una buona notizia per te, Glitch: la mia vita non sarà più nelle tue mani. Ti toglierò questo potere, contenta? Così se mai mi succederà qualcosa, non sarà stata colpa tua. Anzi, non la sarebbe stata comunque. Ma almeno posso convincerti di ciò.
Ho pensato di andar via, Glitch. Via, non so dove, non me lo chiedere, non puoi farlo. E non cercarmi. Te lo proibisco.
Voglio fare qualcosa di buono, in questa vita, quindi mi cancellerò dalla tua. So che non vuoi, ma ti renderai presto conto che avrò fatto la cosa giusta".
Ero rimasta senza fiato. Le lacrime avevano cessato di cadere. Tutto aveva smesso di muoversi. Niente era successo. Niente era importante.
"Tu mi mancherai più di ogni altra cosa, ma ti giuro che se mai mi verrà la voglia di tornare da te, la reprimerò con la forza.
Ti amo, e non ho mai amato nessun'altra oltre a te. Voglio che tu lo sappia, credo sia importante. E non ti dimenticherò mai.
Ma tu, per favore, fallo.
Ti ricordi cosa ti ho detto, quella volta, l'estate scorsa? Che la gente come noi non è fatta per stare qui. Ecco, quel "qui" è questo mondo.
Spero di rincontrarti per caso, magari in una spiaggia, magari in paradiso.
-Ah".
«E dovrei obbedirti» mormorai.
Invece avevo voglia di entrare in quel castello di cristallo di cui tanto temevamo l'esistenza, di perdermi per sempre con lui.
Da quando lui era diventato parte di me, la mia vita aveva smesso di essere un problema tecnico.
Forse aveva ragione, saremmo finiti male, me le cercavo.
Ma mi andava bene così.
STAI LEGGENDO
Glitch - problema tecnico
General Fiction«Spesso cercare di dare una spiegazione teorica a certe sensazioni rende queste sensazioni meno piacevoli. Le cose che non si esprimono a parole, non possono essere descritte a parole.»