Capitolo 5

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Sono all'ultimo piano di una torre. Non ho idea di dove mi trovi. Non c'è nessuno. Solamente io. È notte. Puntini bianchi illuminano il cielo e non posso fare a meno di congiungerli, creando le più svariate immagini. Il cielo è blu e cupo. Non si vedono nuvole. Sento una mano all'altezza dell'esofago, lo stringe e lo attorciglia e provo un dolore fortissimo. Sento che succederà qualcosa. Qualcosa di brutto.

All'orecchio mi arrivano delle voci. Mi nascondo, benché sia abbastanza facile trovarmi. Degli uomini arrivano dalle scale. Non hanno il fiatone e nemmeno una goccia di sudore in viso. Sembrano addestrati. <<Dov'è la ragazza?!>> Un uomo, che credo sia il capo, è molto irritato e agitato. <<Era qua, deve essersi nascosta>> Gli suggerisce un altro uomo, apparentemente calmo e tranquillo. <<Allora? Cosa state aspettando? Cercatela!>> Mi stanno cercando. Mi vogliono. Il mio stomaco fa ancora più male e la testa mi gira. Sudo. Ho paura. Tremo. Tremano anche i miei denti. L'uomo calmo e tranquillo si sta avvicinando al mio nascondiglio. Quando mi vede urla. <<L'ho trovata!>> Il mio istinto mi dice di scappare, correre, scendere le scale e salvarmi. E invece sono ferma. Non ho mosso un solo muscolo, nemmeno gli occhi. Gli altri tre uomini si girano verso di me. Quello che mi ha trovato mi afferra per la gola. I suoi occhi incrociano i miei. In loro non c'è odio, sono cortesi, e perciò penso che stia eseguendo un ordine. Ma chi è che ordinerebbe la mia morte? Cerco di urlare, invano. La voce tenta e ritenta, ma non ce la fa a uscire. Il sangue si blocca e svengo.

Mi sveglio e urlo. Si sente il rumore della caduta di un oggetto di metallo e Darren corre da me. <<Cos'è successo?>> È molto nervoso. <<Ho fatto un incubo, scusami>> Mi sento in colpa per averlo fatto preoccupare. <<Non fa niente. Hai dormito solo mezz'ora, forse faresti meglio a riposare.>> Parla ancora con il suo solito tono allegro. Sorride. Adoro il suo sorriso. <<D'accordo.>> Sorrido a mia volta. Accendo la TV. La porta si apre e entra in casa una donna alta, mora, con molte rughe e occhi verdi che infondono paura. Deve avere circa 50 anni. Indossa un vestito lungo fino al polpaccio rosa antico e ha una pochette nera abbinata alle scarpe con tacchi di 5 centimetri. Sembra preoccupata. Forse è più stupita. <<Darren! Vieni qua subito!>> Inizia a gridare. Darren arriva dal piano di sopra e saluta la madre. <<Chi è questa ragazza?>>

<<Si chiama Vanessa, non ha un posto dove andare e le ho detto che stanotte può dormire da noi>> Vorrei intervenire per scusarmi e per dire che posso andarmene e che non voglio causare disturbo, ma se lo facessi le piacerei ancora di meno.

<<Sai che non bisogna fidarsi mai degli sconosciuti! Come pensi che possa accettare la presenza di un estraneo nel mio salotto?>> Su questo non posso darle torto, ha completamente ragione. <<Allora facciamo diventare questa casa un hotel, a tutte le persone per strada offriamo alloggio>> <<Mi occuperò io di lei, non la perderò d'occhio>> insiste Darren <<Si può sapere dove l'hai trovata?>> domanda stizzita <<Era svenuta in spiaggia>> afferma Darren sommessamente <<Ah, in spiaggia...>> la sua espressione cambia del tutto. Diventa più ospitale, più gentile. <<Scusami, cara, sai trovarti in casa qualcuno che non conosci non è facile>> si contorce le mani, bella speranza di calmare la rabbia <<Stai bene? Hai bisogno di un medico, di qualcosa?>> <<No, grazie, sto meglio. Appena mi riprendo, tempo dieci minuti e me ne vado.>> dichiaro <<No, tesoro, puoi rimandare finché vuoi, fino a quando non starai meglio>> cerca di sorridermi e dopo si allontana scossa. 

È una persona molto pignola, mi racconta Darren. Se, per esempio, qualcosa non quadra nel suo orario, va fuori di testa. Mi confessa che è anche acida, certe volte. Mi dice che si chiama Rose.

La signora Rose si incammina per andare al supermercato. Mi alzo dal divano e mi stiracchio le braccia. Cerco Darren e lo trovo in cucina a guardare il telefono.

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