Capitolo 33

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<<Che bella stanza>> siamo appena arrivati in camera. È piccola, come dimensioni, però è molto soleggiata. Non c'è il balcone, ci sono, però, tre finestre. È dipinta di beige, in tinta con i mobili. <<A domani>> mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi. Se dormo non penso a niente. Se non penso a niente, mi verrà più facile non farmi venire in mente dubbi, e se non ho dubbi sono sicura di quello che faccio. Devo dormire il più possibile. <<Buonanotte, splendore>> le sue parole sono l'ultima cosa che sento prima di addormentarmi.

<<Hai già pensato al tuo discorso?>> sto camminando avanti e indietro per la stanza. Darren aspetta paziente che finalmente mi sieda e risponda alla domanda che mi ha fatto tempo fa. Mi aveva posto l'ipotesi che non ce l'avessimo fatta. Per la prima volta aveva preso in considerazione la possibilità di non rivederci più. Questo vuol dire che c'è un'alta possibilità che questo accada, altrimenti Darren non lo direbbe. Avevo detto che era impossibile, ma non ci credevo veramente. Mi ha chiesto cosa avrei fatto. Ho iniziato a camminare da allora. Ho perso il conto dei minuti passati. Con questa nuova domanda, invece di smetterla, cammino ancora più veloce. <<No. Non avevo idea che dovesse essere programmato.>> quando sentivo i discorsi delle persone importanti credevo fossero inventati all'ultimo minuto. <<No, i discorsi di solito vengono imparati a memoria. A volte non vengono nemmeno scritti dalle stesse persone che devono parlare.>> un'idea mi illumina gli occhi. <<Potrebbe essere un modo per far capire alle persone che le cose cambieranno davvero.>> sorride, intuendo la mia idea <<Non ce n'è bisogno, però sì>> mi dice. Inizio a spiegare gesticolando <<Il discorso sarà spontaneo, non avrò foglietti in mano e mi fermerò anche alcuni momenti per pensare, se servirà. Verrà tutto dal profondo e colpirà di più rispetto ad un discorso pensato. >> mi avvicino, sedendomi di fianco a lui. <<Che ne pensi?>> <<È un'ottima idea. E poi quando dici le cose senza pensarci troppo sono più sincere>> sorrido fra me e me. Non ci penserò nemmeno un attimo. Vivrò tutto per ogni secondo. Quando arriverà il momento, le parole mi usciranno dalla bocca da sole, contente di poter esprimere la loro opinione. <<Signore e signori, voglio dirvi in piena sincerità che ci sarà un nuovo governo molto capace che vi aiuterà in ogni maniera possibile, dato che quello di prima non è riuscito a fare un bel niente. Basta, questo è tutto. Ti immagini se fosse così breve?>> mi sfugge una risata. <<Saresti molto diretta>> <<Fin troppo>> <<E per la domanda di prima?>> già. Devo dargli una risposta. Merita di saperlo. <<Penso che se io morissi tu dovresti continuare comunque finché i Paesi non saranno tuoi e governarli ricordandoti di quello che avremmo voluto che il mondo diventasse e non essere ipnotizzato dal potere e sbagliare come tutti gli altri prima di te.>> guarda il pavimento. Nessuno dei due riesce a guardare in faccia l'altro. <<E se...se morissi io?>> ti prego, non dirlo. Vorrei rassicurarlo che non accadrà. Rivedo nella mente le immagini di quell'incubo che avevo fatto prima di partire. Darren circondato dal sangue. Scaccio questo pensiero. <<Lotterò fino a che non avrò il controllo su tutto e mi ricorderò per sempre di te.>> non volendolo sentire pronunciare nient'altro, ammetto io l'altra ipotesi. <<Se nessuno dei due ce la facesse, incaricherò Greg di combattere lui per noi finché può.>> ricaccio indietro i singhiozzi. <<Sono d'accordo.>> abbiamo entrambi bisogno di distrarci da questo argomento, perciò inizio a parlare d'altro. <<Ti ricordi la prima volta che ti ho incontrato?>> il suo viso ritorna radioso. <<Certo che mi ricordo>> nessuno dei due potrebbe scordarsene. <<Chi l'avrebbe detto che saremmo arrivati fin qua?>> la conversazione finisce qua, così come è iniziata. Io stessa non ho capito se volevo intendere felicità o tristezza.

<<Ci sei?>> mi sto pettinando in bagno. Darren bussa alla porta. Finalmente potremo farci vedere in pubblico. Abbiamo deciso che se qualcuno ci riconoscesse, riusciremmo a fermarlo dal fare qualsiasi cosa. Darren mi porta a mangiare in una cucina del Paese 2. Ci sono stata tre o quattro volte, però mi piace molto quel cibo, quindi sono entusiasta di andarci. Ho passato l'ultima ora in bagno a farmi la doccia e sistemarmi i capelli. Voglio che siano lisci. Quando mi diventano mossi sembro un cagnolino. Con l'ultima pettinata li appiattisco. Indosso la maglietta viola e la gonna verde. Questa maglietta è più aderente di quanto ricordavo. <<Sì, è già ora di andare?>> mi liscio le pieghe della gonna. <<Sono le 8.>> sono già le 8? Ero entrata qua alle 6. Ci ho messo troppo tempo. <<Arrivo>> infilo le scarpe con i tacchi. Non ho idea del perché abbia deciso di portarle, però in effetti mi servono oggi. Usciamo dall'albergo e una folata di vento fresco ci investe. È agosto, però incomincia a fare freddo. Oppure è per il fatto che siamo in mezzo alle montagne. Darren e io camminiamo uno di fianco all'altro e con un braccio mi cinge la vita. <<è molto lontano da qua?>> camminare con questi tacchi su questa strada è impossibile. Ci sono un sacco di buche e ho già preso una storta. <<No, solo 10 minuti.>> la luna illumina il corso di un fiume fra i monti. Scorre impetuoso e poi sparisce in mezzo a delle rocce, per ricomparire poco più in là, con una piccola cascata. Il miagolio di un gatto mi porta a guardare la strada. Darren mi lascia e prende in braccio il micino. È un cucciolo. È una palla di pelo bianco. È troppo carino. I suoi occhioni neri si guardano intorno per capire dove è finito. Agita le zampette e la coda. <<Posso accarezzarlo?>> non so nemmeno perché l'abbia chiesto , visto che anche Darren lo sta accarezzando. Appoggio le mie dita gelide sul suo pelo morbido e caldo. Il gattino si accovaccia fra le braccia di Darren, non più preoccupato di essere finito in mano di qualcuno di cattivo. <<è un amore>> affermo. Il suo dolce musino starnutisce, mentre lo accarezzo. Deve essersi perso. <<Lo possiamo portare con noi?>> non posso permettere che venga lasciato in strada. Può essere investito o morire di ipotermia o essere mangiato da qualche animale più grosso. <<Non sapremmo dove lasciarlo quando andremo a palazzo e intanto si sarebbe affezionato a noi.>> mi spiega Darren. Ha completamente ragione, ma non posso lo stesso lasciarlo qua.<<Sì, ma non possiamo lasciarlo qui.>> il gattino si sta per addormentare <<No>> Darren giocherella con la sua zampina. <<Possiamo tenerlo noi e poi lasciarlo a qualcuno dei nostri e dopo riprenderlo.>> quando mi propone questa ipotesi, faccio un salto di gioia. <<Lo chiameremo...>> studio il suo piccolo corpicino indifeso. <<Angel. Ti piace?>> <<Gli si addice benissimo.>> concorda Darren. <<Posso tenerlo in mano?>> Darren me lo passa. È così tenero. Starà con noi e non gli succederà più nulla di brutto. Il suo cuoricino ha un battito molto più forte del mio e mi stupisco. Ha chiuso gli occhi e non ci sente più. È come avere in mano un batuffolo di cotone.<<Portiamolo in camera, così riposa un po'.>> propongo. Ritorniamo sui nostri passi. <<Aspetta, avrà fame, non sappiamo da quanto tempo sia qui.>> si ricorda Darren. Cosa mangiano i gatti? Credo che gli piaccia il pesce, però non ne sono del tutto sicura. <<Gli portiamo del pesce quando torniamo? Tanto adesso dorme e non riuscirei a svegliarlo. Magari sta sognando.>> sto attenta a non farlo cadere mentre inciampo. <<Ok.>>

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