Capitolo 8

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Per mia fortuna il corridoio è buio, così Darren non può vedermi. Una volta arrivati in salotto, però, si accorge del mio vestito. La mia faccia diventa rossa come una ciliegia. Mi sento come se avessi mangiato 10 peperoncini e 8 fette di salame piccante. Sto letteralmente andando a fuoco. Darren sorride. <<Wow...sei...ehm...una, sì, una principessa. Sei fantastica. No, di più, sei meravigliosa.>> Articolo a stento le parole. <<Gr->> <<Eccoti, ti andavano bene i vestiti?>> La signora Rose è arrivata assieme al marito, il padre di Darren . Non lo immaginavo così. È alto, snello, capelli rossi e occhi dello stesso identico colore del figlio. Ha un aspetto più autoritario di quanto mi aspettassi. <<Sì, grazie mille. È stata davvero gentilissima a comprarmi tutto questo>> accenno un sorriso. La signora Rose mi guarda con invidia, magari voleva anche lei un vestito così, ma era l'ultimo. <<Oh, non l'ho fatto per te, cara, l'ho fatto per non fare figuracce. Se proprio devo avere un ospite, non deve essere una zoticona, ma una ragazza chic e sofisticata.>> Mi ammutolisco di colpo. Si riconosce subito che la signora Rose è una Pregiata. E oggi dovrò esserlo anch'io.

Mi ricordo solo adesso di non essermi ancora presentata al padre di Darren, lui non mi conosce. <<Io sono Vanessa, piacere>> e gli allungo una mano. <<Kevin>> e mi  stringe la mano, sorridendo. Anche io sorrido, più o meno. Darren e il signor Kevin indossano un completo nero con giacca e cravatta. L'adorabile signora Rose, invece, ha un vestito nero a sirena e un maglione blu scuro, in tinta con le ballerine che indossa. <<Voi intanto incominciatevi in macchina, noi arriviamo subito.>> c consiglia la signora Rose. Seguo Darren fuori casa. Ci sediamo in auto sui sedili posteriori. Nessuno dei due apre bocca. Mi vergogno con questo abito indosso. Non sono degna di indossarlo. Si è creata tensione fra di noi, anche se penso di essere solo io a percepirla. Dopo poco arrivano gli altri. La signora Rose guida. Quest'auto è una station blu elettrico con gli interni in pelle nera. È davvero molto bella. Io guardo fuori dal finestrino gli intrecci delle strade.

Impieghiamo circa un quarto d'ora per arrivare al ristorante. Nel parcheggio ci sono auto stupende e molto costose. Entriamo. C'è una sala gigante. Non ci sono muri, bensì vetrate che lasciano vedere il bosco attorno a noi. Riesco a intravedere uno scoiattolo che scorrazza in cerca di noci e ghiande. Un lampadario in cristallo illumina tutto il salone. Chiediamo a un cameriere vestito con un completo nero e rosso di indicarci qual è il nostro tavolo. Lui ci accompagna e ci sediamo. Tutti i tavoli sono occupati. E tutti occupati da persone molto eleganti. Ora capisco il senso della frase della signora Rose. Tutte le persone ci fissano. Il blush non serve a niente, ho le guance già molto rosse. Ho paura di sbagliare qualcosa. Mi butterebbero fuori a calci. Anzi, a calci no, sono persone troppo eleganti. Oltre a forse i camerieri, sono l'unica Intermedia, qui. Non si nota, ma so di non essere come loro.

I tavoli, coperti da tovaglie rosse con ricami oro, sono apparecchiati alla perfezione: cucchiaio, coltello da tavola, coltello da pesce, forchetta, forchetta da pesce, forchetta da dolce, sale, pepe, spezie varie, olio extra vergine di oliva, aceto di vino, aceto di mele, menù, bicchiere, bicchiere da vino, bicchiere da spumante e tovagliolo color crema ricamato e piegato a forma di rosa. Le sedie sono in velluto e molto comode. Di fronte a me c'è il signor Kevin, in parte a me c'è Darren. Da questa posizione riesco a vedere la luna. È una luna piena. Adoro la luna, ogni volta che la guardo mi ipnotizza. Magari ci sono altre forme di vita lassù, oppure delle città sotterranee, oppure fate e streghe esistono realmente. Mi piacciono i dubbi. Se a una domanda hai già la risposta, non c'è gusto a pensarci su. Se, invece, non si ha nulla di certo, sei costretto a pensarci e ripensarci.

Sono osservata, e molto anche. Mi sento estranea a tutto ciò, sbagliata. Prendo il menù e cerco di controllare le mie mani, per non tremare. Ci sono tantissimi piatti. Di primo scelgo "spaghetti alle vongole adagiati su un letto di menta", di secondo "roast beef con trito di mango" e come dolce "cheesecake alle more". Dopo 5 minuti arrivano gli antipasti composti da: funghi champignon ripieni di fontina e asparagi, bocconcini di patate, ricotta e bresaola, spiedini di anguria, lattuga e pecorino, macarons salati, crocchette di patate con cuore di origano, zucchine e carote fritte. Assaggio le crocchette, le zucchine e gli spiedini. <<Questo è il ristorante più bello della città, vi piace?>> la signora Rose parla a bassa voce per non farsi sentire dagli altri, osserva prima Darren e poi me. <<Sì, c'è una bella visuale.>> non nomino il cibo, né il resto. Non dico che non mi piace perché sarebbe brutto nei confronti della signora Rose. Non mi piace tutta questa sofisticatezza. <<E tu Darren?>> Darren posa la forchetta nel piatto in cui stava mangiando i bocconcini di patate. <<Sì, è...carino.>> La signora Rose sembra irritata, ma non è il caso di mettersi a litigare proprio qua, dando spettacolo. <<E così, Vanessa, sei qua tutta sola? Non hai dei genitori o nonni o zii?>> il signor Kevin mi guarda negli occhi. Cosa gli posso dire? Riesco a controllare le mie emozioni, per fortuna, e a non mostrare di essere agitata, nonostante mi senta una freccia che trapassa il mio stomaco e mi lascia a morire dissanguata. Non so cosa dire. Di sicuro non la verità. Mi invento qualcosa. Apro bocca e inizio a pronunciare una A, quando Darren mi interrompe. <<I suoi genitori si trovano nel Paese 4 e Vanessa non si ricorda il loro numero di telefono a memoria.>> mi ha salvata. Lo devo assolutamente ringraziare. <<Sì, ma come sei finita qui, così lontano?>> Questa volta ho la scusa pronta e non ho bisogno di essere salvata. <<Ero a fare un campus per conoscere il Paese 1, con la scuola, e poi ci hanno lasciato 1 ora libera per fare quello che volevamo e io mi sono persa.>> Mi giro verso Darren, che è seduto accanto a me. Ci scambiamo un'occhiata per farci capire a vicenda che sta funzionando. <<E dove si trova questo campus?>> Non lo credevo così impertinente. <<Non si trova, in realtà. È continuamente in viaggio su un pullman e le tappe sono a sorpresa.>> Mi viene voglia di sorridere, sembra un test e io sto rispondendo a tutte le domande in modo corretto. <<Allora i tuoi genitori sapranno che non sei con la scuola, avrebbero dovuto avvisarli.>> Quanto manca ancora alla fine di questa conversazione? <<Sì, ma nessuno sa dove sono e non ho modo di contattarli.>> Il signor Kevin annuisce con un cenno del capo. Capisco perché mi fa tutte queste domande, vuole liberarsi di me il prima possibile. <<Ecco i primi.>> Finalmente. Il cameriere interrompe il nostro discorso. I miei spaghetti hanno un aspetto fantastico. Spero siano buoni. Con la forchetta ne assaggio alcuni fili. È buona, però il sapore delle vongole è coperto da quello della menta, che è molto forte.

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