Capitolo 34

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Amaryllis è un Incrocio come me e io non ne so molto, perciò ho deciso che le farò alcune domande. Stiamo passeggiando per le vie di questa città. Mi chiedo se sia davvero abitata, dato che non ho mai visto nessuno passeggiarci. <<Vorrei farti delle domande, su noi Incroci>> glielo chiedo con la maggiore calma e gentilezza che riesco, non voglio che pensi che sia un modo per prendermi gioco di lei visto che ieri piangeva ripensando a qualcosa del passato. <<Dimmi>> non sembra turbata. <<Quanti siamo?>> alza la testa dal basso e inizia a guardarsi per la strada <<Quasi tre mila>> non pensavo così tanti. Per un momento avevo anche creduto di essere l'unica. <<Perché siamo metà animali e metà umani?>> e più che altro perché proprio noi? Ci sarà un motivo se il nostro DNA è diverso da quello di qualsiasi altro umano. <<Per discendenza. Gli incroci nati così, lo sono perché anche almeno uno dei loro genitori lo era.>> attorciglio mille dubbi, che grazie ad Amaryllis si stanno sciogliendo. <<Sì, ma all'inizio come ha fatto a nascere il primo incrocio? O come ha fatto a diventarlo?>> Amaryllis è a disagio. Ha la fronte imperlata di sudore e i suoi occhi si muovono furtivamente alla ricerca di qualcosa. Stringe le mani in pugni e deglutisce forte. <<Non ne ho idea. Non so più di quanto tu non sappia.>> aumenta il passo e mi sorpassa. C'è qualcosa che mi nasconde. Una domanda mi colpisce la testa, ma anche il cuore. <<Aspetta.>> le prendo il braccio, fermandola. La guardo negli occhi. Ho bisogno di sapere di più. D'altronde, sono le mie origini. <<Io sono diventata incrocio, ma i miei genitori lo erano, perciò?>> i suoi occhi girano per le case. Il suo piede batte il tempo sull'asfalto e ora gronda di sudore. <<Ho già detto troppo.>> si volta e sta per iniziare a correre, quando la fermo di nuovo. <<Ti prego, era->> mi strattona, spostandomi da davanti al suo passaggio. <<Smettila, Vanessa. Tu non capisci.>> urla e cade in ginocchio. Non sta soffrendo interiormente, sta davvero male. Inizia a piangere e a gridare. Cerco di aiutarla a tirarsi su, per portarla da qualcuno a chiedere aiuto, ma lei si rifiuta. <<Lasciami!>> non capisco cosa le sia successo. Mi guardo attorno in cerca di qualcuno che ci possa aiutare, o di un telefono. Mi viene istintivo chiederle cosa le faccia male. <<Che cos'hai?>> mi chino su di lei, standole comunque a distanza. <<Non posso dirti niente, non vedi? Me lo impediscono. Se dicessi qualcos'altro, finirei per->> la frase viene interrotta da un suo urlo. Ora ha delle ferite sul petto. Il sangue esce, ma non so come abbia fatto a procurarsi queste ferite. <<Devo aiutarti>> non ha più forze, ma riesce lo stesso a spingermi lontana. Non c'è altro da fare. <<Aspettami qua.>> volo in cerca di aiuto.

<<Devi venire, Amaryllis sta male.>> Prendo Darren per mano, senza spiegargli nient'altro e lo porto verso il luogo dove ho lasciato Amaryllis. Nel frattempo si è ripresa. Si è seduta e ha smesso di urlare, ma di piangere no. Il sangue rimane come prova. Darren corre da lei, ma lei caccia anche lui. <<Lasciatemi sola se davvero volete che stia meglio>> le è impedito rivelarmi qualsiasi cosa sugli incroci, ma il punto è chi glielo impedisce. Con dei poteri la fanno evitare di parlare. Sono qua vicino. Ci stanno spiando. Non affronterò più l'argomento, Amaryllis non morirà per colpa mia. <<Ce la fai a camminare?>> come risposta alla mia domanda, Amaryllis si alza in piedi e va verso il lato opposto della strada. <<Lasciamola sola.>> Prendo Darren con me, nel tornare verso la camera. <<Cos'è successo?>> Darren è confuso, non gli ho detto di preciso cosa era successo. Ho paura he qualcuno ci stia ascoltando. <<è una storia lunga...>> controllo in giro per vedere se c'è qualcun altro. <<Le ho chiesto alcune cose sugli incroci e->> deglutisco <<e l'hanno costretta a non parlare facendole del male. Non so di preciso come,>> stringo la mano di Darren per paura che possa succedere anche a me <<ma da lontano con dei poteri, l'hanno ferita.>> Darren si volta per vedere dove sia finita Amaryllis, ma lei è già scomparsa. <<Dobbiamo farla visitare>> scuoto la testa <<Non vuole, non vuole nessuno che l'aiuti. Non-non credo che->> non riesco a concludere la frase <<che sia la prima volta>> Darren la finisce per me. Annuisco. Deve sapere molo bene le conseguenze del parlare e sapeva che le era vietato farlo.

Busso alla porta di Amaryllis. Non si è più fatta sentire da ieri mattina. Apre lentamente la porta, ma la lascia aperta solo giusto per vedere gli occhi.<<Che vuoi?>> è tornata in sé. <<Per farmi perdonare per quello che ti ho fatto, se ti va potremmo fare un giro da amiche>> mi chiude la porta in faccia. Sto per andarmene, però ci ripensa e la riapre. <<Va bene.>> è dispiaciuta e ha gli occhi fissi sul pavimento. Ha una maglietta che lascia intravedere lividi e cicatrici che si è procurata ieri. Distolgo subito lo sguardo e mi dispiace che è tutta colpa mia. Non avrei dovuto insistere con le domande. <<Dove andiamo?>> cammina ancora impettita e il suo orgoglio non si è ferito. <<Pensavo semplicemente a camminare, oppure se hai qualche idea va bene lo stesso.>> si lega i capelli in una coda. <<Non conosco questa città.>> non so se chiederle qualcosa sul suo passato le causerebbe altri problemi. Adesso ho paura di chiederle qualsiasi cosa. <<Vorrei davvero aiutarti per sapere qualcosa di più sulla tua famiglia ma in questa vita non posso.>> mi guarda quasi con pietà, deve esserci qualcosa di importante dietro alla mia famiglia. Le viene una fitta allo stomaco e si piega su se stessa, ma poi le passa subito così come è venuta. <<Non fa niente. Mi interessa quello che accade adesso e che accadrà. Non più di tanto chi erano i miei antenati o cosa siano di preciso gli incroci.>> annuisce. È diventata comprensiva. L'Amaryllis che si è presentata da noi il giorno in cui ero in ospedale era solo una maschera. Amaryllis è una ragazza buona e non farebbe del male a nessuno. C'è qualcuno che la sta obbligando a mascherarsi e a nascondersi. E anche se vorrei tato sapere chi sia, mi spaventa. Potrebbe uccidermi. Non voglio indagare di più su chi la tenga in queste condizioni, ma di sicuro la aiuterò per non essere più così. Soffre al dover fingere di essere un'altra persona. Non riesco a capirla del tutto, ma posso immaginare la sua situazione. La vera Amaryllis sembra anche simpatica. <<Raccontami un po' di te e Darren. Come vi siete conosciuti?>> mi da una gomitata, ridendo e arrossisco al pensiero di raccontare a qualcuno di me e Darren. Sembriamo già due ottime amiche, sorridenti, che camminano per la strada raccontando di ragazzi e vestiti e trucchi. <<Allora, è complicato...>> riprendiamo a ridere <<Mi ero persa sulla spiaggia e lui mi ha trovata e abbiamo iniziato a parlare. Siccome non avevo un posto in cui andare, sono stata da lui per un po' e siamo diventati sempre più amici.>> Amaryllis non ha smesso di ridere dall'inizio del mio racconto. <<Sembra una storia inventata, finta.>> mi guarda sbalordita <<Vi siete davvero incontrati così?>> con la testa annuisco, ripensando alla prima volta che ci siamo parlati. <<E lui com'è?>> questa domanda mi mette in confusione e decido che la cosa migliore da dire è la verità. <<Non so come descriverlo, non ho mai incontrato nessuno come lui. È stata la prima persona a cui è mai importato qualcosa di me. E poi è->> annuisce e finisce la frase insieme a me <<Perfetto>> non mi preoccupo di Amaryllis. All'inizio mi sembrava un problema, ma ora capisco che non le interessa veramente. <<è la storia più romantica che abbia mai sentito. Vorrei anche io, un giorno, incontrare il mio vero amore.>> chiude gli occhi e inizia a sognare. Sono certa che troverà qualcuno che la amerà così come Darren ama me. È una ragazza speciale e merita qualcuno che riesca a farla essere felice. <<Sono sicura che lo troverai. Il vero amore arriva sempre quando non penseresti mai. Incontrare Darren, ma anche solo qualcuno, quel giorno mi sembrava impossibile.>> ci sorridiamo e continuiamo a chiacchierare.

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